Scritto da: Gianluca Frangella

(A)mare


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...Phil e la sua tavola iniziarono a salire e a salire. Ormai si vedeva a mala pena, da dove eravamo noi.
- Sono pronto! - gridò.
Buttò a terra la tavola, la fermò con un piede. Attese un brevisso lasso di tempo e, poi, con tutta la forza che aveva, di colpo, si diede una spinta e iniziò a scendere veloce lungo la schiena erbosa della montagna. Raggiunse una velocità che fino a quella volta non aveva mai neanche sfiorato. Scendeva come un missile e altrettanto veloce si avvicinava a lui il grande salto.
Era quasi giunto, mancava poco. Aurora sospirò quasi impercettibilmente e accompagnò il sospiro con un sussurro:
- Speriamo che non faccia sul serio.
Una sua amica la guardò e le chiese:
- Gli darai davvero il bacio?
- Ma sei matta? Certo che no! - risero, ma si leggeva chiaro negli occhi di Aurora, la preoccupazione per Phil.
Pochi metri ancora. Forse sei e ora, forse, cinque. Forse quattro, ora ne erano tre, forse. E ancora due. Uno. Phil era vicino il dirupo. Chiudemmo gli occhi. Non so se lo fecero tutti, io li chiusi: ebbi paura di guardare.
Si sentì un urlo. Riaprii gli occhi e Phil era ... [segue »]

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