Buio
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...non volevamo vivere senza la certezza di poter tornare a casa ad abbracciarlo la sera. Saremmo dovuti partire venerdì prossimo: io, lui e Maria. Francesco aveva trovato lavoro a Londra. Chissà se occuperà mai quel posto, o se resterà lì per sempre ad aspettarlo.
Un'infermiera mi porge un piatto di minestra. Lo prendo. Non ho voglia di discutere. Mi siedo. Inizio a mangiare, lentamente.
Il tempo passa. Maria guarda l'ora. Lo faccio anch'io. Sono appena le undici. È solo un paio d'ore che siamo qui, due ore lunghe una vita.
Era quasi l'ora di cena quando il telefono di casa ha squillato. Sono andata a rispondere sicura che fosse Francesco: era uscito per comprare le ultime cose necessarie per il trasferimento, ma non era ancora rientrato.
-" Pronto? ".
La voce dall'altra parte della cornetta aveva smentito le mie certezze:
-" Giulia, sono Maria. Raggiungimi subito al "Gemelli", per favore. Ti chiamo da lì. ".
Aveva la voce rotta dal pianto, ho avuto un brutto presentimento.
-" Perché all'ospedale? Cos'è successo? ".
-" è per Francesco... gli hanno sparato... c'era uno scontro... lui... è finito... in mezzo... ".
No. No, non è possibile. È tutto quello che sono riuscita a pensare.... [segue »]
Composto giovedì 10 gennaio 2008
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