Varanase
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...ha fatto, porgendoti mani prive di dita, arti amputati o fasciati per quella piaga che affligge ancora quel paese. La lebbra. Tu turista con occhio critico e a volte anche saccente, ti chiedi che senso ha mostrare al mondo la tua menomazione, il tuo essere imperfetto, malato, senza capire che sei tu che sbagli. Tu che nel tuo mondo ti nascondi, non dici, non fai sapere, perché altrimenti sei additato, sei malato, sei difettato. Loro invece hanno capito, loro sono nel giusto, facendosi vedere così, così come sono, chiedendo aiuto, senza vergogna di mostrare il loro corpo, perché quel corpo è il loro se. Sono solo fotogrammi, solo visioni passeggere, perché il gruppo ti chiama, ti spinge verso la barca, verso il programma da rispettare, la visita da fare, i tempi che devono combaciare. Abbandoni così quelle mani prive di dita, quegli sguardi rivolti verso altri turisti, lasci per sempre quelle storie che mai conoscerai, quelle persone che sai mai rincontrerai. Arrivi su una barca che velocemente ti porta in grembo a lui, il grande fiume e nella notte vedi la sponda che si allontana, illuminata a festa e rimbombante di suoni e canti in onore di lui. Il Gange.... [segue »]
Composto domenica 24 gennaio 2010
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