Lettera
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...la demenza ti lasci almeno quella. La dignità di voler difendere i propri ricordi anche se lontani, anche se confusi e a volte irreali ma pur sempre parte di te anche se è il passato.
Io, non ci sono più nei tuoi ricordi sebbene tu abbia fatto parte della mia famiglia nei miei ultimi trent'anni perché la demenza te li ha portati via. Ora per te sono: "la signora che abita lì".
Ti ha portato via anche l'importante ruolo di sentirti mamma, e in tuo figlio, ora vedi un fratello.
Ma non ha ancora inaridito il tuo cuore.
Il tuo pensiero era perso chissà dove quando ti ho chiamata e hai alzato lo sguardo, hai sentito la mia voce ma sembrava che non mi vedessi, sembrava guardassi altrove. Ho ripetuto, scandendo il tuo nome e allora sei come rinata e mi hai ascoltato. Non capivi quello che ti dicevo, io sconfortata mi sono messa a piangere, le mie lacrime ti hanno toccato il cuore e ti sei messa a piangere pure tu, ma hai fatto di più, hai cercato di consolarmi nel solo modo che ancora la demenza non ti aveva rubato, dimostrandomi affetto.
Anche così difendevi la tua dignità, la dignità di saper ancora vole bene e saper confortare chi ne ha bisogno. Non so, se un giorno, la demenza ti porterà via anche la capacità di amare.
Io, che credo in questi valori ti aiuterò a tenerli vivi, difendendo così, la tua dignità, ma anche la mia.
Composto sabato 30 maggio 2015
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