Scritto da: Andrea Manfrè

La marea


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...e bellezza, quell'oceano che adesso sembrava piangere di disperazione.
Nerver rimase qualche minuto ad osservare l'orizzonte, poi ridiscese il sentiero, piano e con il cuore in tumulto. Arrivò sulla spiaggia dopo pochi minuti. Lo spettacolo era orribile: barche sventrate dalla furia delle acque ed adesso aggrappate ai rami di quercia, corpi senza vita avvolti dalla fanghiglia, pezzi di mobilio, fotografie d'antiche esistenze spezzate, pentole: l'umanità era stata ferita a morte, il passato e il presente adesso non avevano più significato, né gioia si palpitava nell'aria, mentre l'oceano d'azzurro brillava, sembrava a volte scuotersi, somigliava ad un guerriero che umiliato, non sapeva se chiedere perdono o invece dissolversi per la vergogna.
Le onde spettri sembravano, spettri in ginocchio sulla spiaggia martoriata, spettri possenti che nella preghiera e nel silenzio cercavano quel perdono che nessuno poteva condividere, quel perdono che solo l'unico sopravvissuto adesso percepiva.
Silenzio, questo s'udiva, impercettibile e lamentoso, sembrava che le anime fossero ritornate dal ventre dell'oceano, ed adesso in attesa sulla spiaggia, cercavano qualcuno che potesse dar loro una degna sepoltura.
Nerver chiuse gli occhi, mentre il vento cominciava a scuotere l'oceano e una pioggia lenta già scendeva lenta dal cielo. Guardò in fondo, oltre la scogliera l'ultimo ... [segue »]

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