La Bella e la Notte
Capitolo: 5 - Casi della vitaScegli la pagina:
...delle impronte digitali; ma sbarre di cella non mi sono state sprangate, alle spalle. Scatti fotografici non mi hanno immortalato, per l’archivio delle Forze dell’Ordine, ed i polpastrelli delle mie cinque dita per mano non sono anneriti da aloni d’inchiostro, denso al punto che non lo lavano via ripetuti getti di solvente, accompagnati da vigorosi strofinii con la spugna. Me li controllo, i polpastrelli, ruotando il palmo delle mani, appoggiate al volante, verso il volto; posso così adocchiarli senza interrompere la guida: sono intatti, rosei, candidi. Ignoro se abbia fortuna, o meno, in generale; e se, nello specifico, ne avessi avuta o no la notte scorsa, quando l’allarme di non sò quale auto mi aveva fatto sbattere il muso contro la mano di pietra di un agente un po’ frettoloso. Di fare carriera. A conti tirati, posso ritenermi soddisfatto; imbocco la via di casa, guidando piano il mio macinino, raccogliendo gli ultimi scampoli di leggerezza che la notte morente mi regala. Mi ripeto simili considerazioni, così come vengono, ma -in tutta sincerità- non mi risulto troppo convincente. Il dubbio di fondo serpeggia, lo percepisco strisciare, sotto le foglie dell’apparenza; l’immediatezza senza strascichi teorici, nell’approccio con la realtà nuda e cruda,... [segue »]
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