In rispetto della volontà di Dana di non tornare ulteriormente sull'argomento... di cui sopra, passo a rispondere al commento 51 di Vincenzo.
Ho più volte evidenziato che la fisica, e la scienza in genere, non ha né potrebbe avere la pretesa di giungere ad una parola definitiva sulla natura e le leggi che la regolano, ma si propone solo l'obiettivo di fornire modelli interpretativi idonei a fine di interpretazione dei fenomeni presenti e passati e di previsione della dinamica di quelli futuri; sempre salva però l'ipotesi che in futuro intervenga un fenomeno non comprensibile o non interpretabile alla luce del modello in essere, e si debba provvedere ad architettare un nuovo modello interpretativo.
La teoria relativistica del continuum spazio temporale, perciò, è anch'essa un modello: il quale non ha alcuna attinenza col problema trattato da Parmenide, che è problema ontologico e non problema scientifico.
Nella pratica, potrebbe benissimo darsi che l'Univero dello spazio-tempo sia una sorta di luna park virtuale, inventato da chi sa chi per far divertire, nell'illusione che il tempo passi e le cose mutino, spiriti atemporali e quindi imm*ortali (cioè noi), esistenti, nella realtà, in tutt'altra dimensione.
Personalmente, quindi, io sono al 100% con Parmenide, e attendo con ansia che, in contrasto con la teoria di Einstein, si scopra che esista la possibilità di superare la velocità della luce. Questo limite infatti mi sembra costituire una camicia di forza dell'intero modello, che lo rende filosoficamente debole, e sotto alcuni aspetti addirittura grottesco.
TUTTO DUNQUE RIMANE POSSIBILE. E questa non è una mia affermazione, ma il preciso pensiero della scienza al riguardo. Salvo si voglia tornare a visuali aristoteliche con tanto di ipse dixit: cosa che ritengo peraltro molto probabile, dati i tempi che corrono...
13 anni e 2 mesi fa
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Ho più volte evidenziato che la fisica, e la scienza in genere, non ha né potrebbe avere la pretesa di giungere ad una parola definitiva sulla natura e le leggi che la regolano, ma si propone solo l'obiettivo di fornire modelli interpretativi idonei a fine di interpretazione dei fenomeni presenti e passati e di previsione della dinamica di quelli futuri; sempre salva però l'ipotesi che in futuro intervenga un fenomeno non comprensibile o non interpretabile alla luce del modello in essere, e si debba provvedere ad architettare un nuovo modello interpretativo.
La teoria relativistica del continuum spazio temporale, perciò, è anch'essa un modello: il quale non ha alcuna attinenza col problema trattato da Parmenide, che è problema ontologico e non problema scientifico.
Nella pratica, potrebbe benissimo darsi che l'Univero dello spazio-tempo sia una sorta di luna park virtuale, inventato da chi sa chi per far divertire, nell'illusione che il tempo passi e le cose mutino, spiriti atemporali e quindi imm*ortali (cioè noi), esistenti, nella realtà, in tutt'altra dimensione.
Personalmente, quindi, io sono al 100% con Parmenide, e attendo con ansia che, in contrasto con la teoria di Einstein, si scopra che esista la possibilità di superare la velocità della luce. Questo limite infatti mi sembra costituire una camicia di forza dell'intero modello, che lo rende filosoficamente debole, e sotto alcuni aspetti addirittura grottesco.
TUTTO DUNQUE RIMANE POSSIBILE. E questa non è una mia affermazione, ma il preciso pensiero della scienza al riguardo. Salvo si voglia tornare a visuali aristoteliche con tanto di ipse dixit: cosa che ritengo peraltro molto probabile, dati i tempi che corrono...