Questa considerazione è una pietra miliare, a mio avviso, per la comprensione del concetto di felicità.
Più che di concetto indeterminato, lo definirei relativo.
Esistono cose o situazioni che rendono felici taluni, e ad altri non fanno nè caldo nè freddo, e viceversa.
Secondo me l'errore è nel ritenere che la felicità debba per forza derivare dagli eventi, cioè da circostanze esterne all'individuo.
La felicità, viceversa, mi appare come una condizione del tutto soggettiva: qualcosa che nasce dal nostro intimo, che dipende molto più da noi stessi che dagli eventi esterni. Dipende da ciò che noi percepiamo del mondo e di noi stessi.
Del resto è così per tutte le cose: i sentimenti sono cosa nostra, non cosa che possa essere indotta dall'esterno.
Per questo vado ripetendo che il nostro fine deve essere costruire noi stessi, e non cattedrali di fatti e di cose.
In questo sono un po' induista, lo so.
13 anni e 4 mesi fa
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Più che di concetto indeterminato, lo definirei relativo.
Esistono cose o situazioni che rendono felici taluni, e ad altri non fanno nè caldo nè freddo, e viceversa.
Secondo me l'errore è nel ritenere che la felicità debba per forza derivare dagli eventi, cioè da circostanze esterne all'individuo.
La felicità, viceversa, mi appare come una condizione del tutto soggettiva: qualcosa che nasce dal nostro intimo, che dipende molto più da noi stessi che dagli eventi esterni. Dipende da ciò che noi percepiamo del mondo e di noi stessi.
Del resto è così per tutte le cose: i sentimenti sono cosa nostra, non cosa che possa essere indotta dall'esterno.
Per questo vado ripetendo che il nostro fine deve essere costruire noi stessi, e non cattedrali di fatti e di cose.
In questo sono un po' induista, lo so.
Le lacrime sono dolore, di poesia ne fanno poca.