Mio... poco gentile amico punto interrogativo, l'avv*ocato di cui sto parlando era (ed è tutt'oggi) un vero principe del fo*ro, del quale naturalmente non faccio il nome. Notoriamente conosciuto come il miglior avvo*cato di quella Provincia.
Mettersi nelle sue mani significava praticamente, e tutt'oggi significa, aver causa vinta, salvo to*rto palese.
Certo, non aveva grande stima dell'igno*ranza. E oggi, alla luce di una maturata esperienza, non mi sentirei di dargli to*rto.
E le spiego. Vede, gli igno*ranti si trovano ai primi gradini di una scala molto alta, perché la cultura, da cui personalmente sono ben lontano, ma non tanto quanto lei, ha vertici molto elevati. Ora, per una questione di mio*pia, gli igno*ranti stessi non riescono a cogliere la prospettiva della scala. Non hanno cioè una visione stereoscopica, non vedono la profondità. Quindi una persona o un concetto che si trovano appena due o tre gradini più su li mettono allo stesso livello di una persona o di un concetto che stanno al decimo, o anche al centesimo gradino. E' questo, ad esempio, il motivo per cui, per un igno*rante, tutti i "laureati" sono uguali.
Se dunque si spiega qualcosa ad un igno*rante, egli si fa idee tutte sue, ritiene di aver capito, si ritiene divenuto un professore, e con ciò rischia di fare il suo ma*le, ponendo semmai in essere azioni contrarie ai suoi stessi interessi...
E poi, sicuramente, fa perdere tempo.
Ma questo è secondario: io, come vede, il mio tempo glielo sto dedicando serenamente.
Anche perché mi rendo conto che il suo scritto deriva da (sia pur immotivata) soffe*renza, e la soffe*renza la rispetto sempre.
Le parlo al maschile perché mi rendo conto che Eleonora Saias non esiste, e dietro di lei si nasconde persona che posso ben intuire chi sia.
Persona che con il suo stesso commento, purtroppo, si connota da sola per le seguenti caratteristiche: class*ismo (quello che proviene dal basso, pari se non peggiore rispetto a quello che proviene dall'alto), as*tio contro la cultura vera e non appicicaticcia (perché la cultura vera non chiama i professionisti "professionisti del ca°volo"), punti*gliosità ma*lata, e tante altre belle cose che qui non sto ad elencare per carità di patria.
Anziché coltivare in*sani sentimenti di ran*core verso l'umanità intera, se ha una fede, tenti di farvi appello, e di vedere se in essa non sussista per caso una prospettiva di umiltà e di amor di pace. Sempre che anche la sua fede non sia una impal*catura di comodo.
Ove a ciò non riesca, continui pure a divertirsi.
Troverà pazienza, sopportazione, e, se vorrà coglierlo, anche qualche benefico ammaestramento, non senza qualche sorriso.
Sotto altro aspetto, mio intento non era naturalmente far ridere gente co*me lei.
So bene che certe facce... pietrificate non ridono mai, salvo autentici miracoli.
Certamente poi non riderebbero (DEVO per one*stà dirglielo) di fronte a una den*unzia per reiterate mol*estie sporta alla po*lizia postale, contro ignoti sì, ma con ottima probabilità che una certa ipotesi colga nel segno.
Mi auguro non si debba arrivare a tanto.
Ma la rassicuro: ad un tale rimedio giungerei solo in ipotesi est*reme.
Per ora, sinceramente, non ne ho la benché minima intenzione, non solo perché sono di mia natura incline alla tolleranza, ma anche perché a ben pensare il suo commento (sia pur amaramente) fa rid*ere, e non posso che ringraziarla per avermi coadiuvato nelle mie intenzioni umoristiche.
Breve nota per chi legge: il convitato di pietra (cfr. Mozart, Don Giovanni) ha spiegato ampiamente quanto il collega, di cui parlavo nel post, potesse avere ragione.
13 anni e 5 mesi fa
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Perbacco, però: ci hai pensato su 2 mesi, prima di emettere il verdetto di risposta esatta... Questo sì che significa aver effettuato una "approfondita riflessione"....!!
13 anni e 5 mesi fa
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Mettersi nelle sue mani significava praticamente, e tutt'oggi significa, aver causa vinta, salvo to*rto palese.
Certo, non aveva grande stima dell'igno*ranza. E oggi, alla luce di una maturata esperienza, non mi sentirei di dargli to*rto.
E le spiego. Vede, gli igno*ranti si trovano ai primi gradini di una scala molto alta, perché la cultura, da cui personalmente sono ben lontano, ma non tanto quanto lei, ha vertici molto elevati. Ora, per una questione di mio*pia, gli igno*ranti stessi non riescono a cogliere la prospettiva della scala. Non hanno cioè una visione stereoscopica, non vedono la profondità. Quindi una persona o un concetto che si trovano appena due o tre gradini più su li mettono allo stesso livello di una persona o di un concetto che stanno al decimo, o anche al centesimo gradino. E' questo, ad esempio, il motivo per cui, per un igno*rante, tutti i "laureati" sono uguali.
Se dunque si spiega qualcosa ad un igno*rante, egli si fa idee tutte sue, ritiene di aver capito, si ritiene divenuto un professore, e con ciò rischia di fare il suo ma*le, ponendo semmai in essere azioni contrarie ai suoi stessi interessi...
E poi, sicuramente, fa perdere tempo.
Ma questo è secondario: io, come vede, il mio tempo glielo sto dedicando serenamente.
Anche perché mi rendo conto che il suo scritto deriva da (sia pur immotivata) soffe*renza, e la soffe*renza la rispetto sempre.
Le parlo al maschile perché mi rendo conto che Eleonora Saias non esiste, e dietro di lei si nasconde persona che posso ben intuire chi sia.
Persona che con il suo stesso commento, purtroppo, si connota da sola per le seguenti caratteristiche: class*ismo (quello che proviene dal basso, pari se non peggiore rispetto a quello che proviene dall'alto), as*tio contro la cultura vera e non appicicaticcia (perché la cultura vera non chiama i professionisti "professionisti del ca°volo"), punti*gliosità ma*lata, e tante altre belle cose che qui non sto ad elencare per carità di patria.
Anziché coltivare in*sani sentimenti di ran*core verso l'umanità intera, se ha una fede, tenti di farvi appello, e di vedere se in essa non sussista per caso una prospettiva di umiltà e di amor di pace. Sempre che anche la sua fede non sia una impal*catura di comodo.
Ove a ciò non riesca, continui pure a divertirsi.
Troverà pazienza, sopportazione, e, se vorrà coglierlo, anche qualche benefico ammaestramento, non senza qualche sorriso.
Sotto altro aspetto, mio intento non era naturalmente far ridere gente co*me lei.
So bene che certe facce... pietrificate non ridono mai, salvo autentici miracoli.
Certamente poi non riderebbero (DEVO per one*stà dirglielo) di fronte a una den*unzia per reiterate mol*estie sporta alla po*lizia postale, contro ignoti sì, ma con ottima probabilità che una certa ipotesi colga nel segno.
Mi auguro non si debba arrivare a tanto.
Ma la rassicuro: ad un tale rimedio giungerei solo in ipotesi est*reme.
Per ora, sinceramente, non ne ho la benché minima intenzione, non solo perché sono di mia natura incline alla tolleranza, ma anche perché a ben pensare il suo commento (sia pur amaramente) fa rid*ere, e non posso che ringraziarla per avermi coadiuvato nelle mie intenzioni umoristiche.
Breve nota per chi legge: il convitato di pietra (cfr. Mozart, Don Giovanni) ha spiegato ampiamente quanto il collega, di cui parlavo nel post, potesse avere ragione.