A mio avviso, la frase non può avere un significato pratico: è evidente che se io voglio diventare l'emiro del Kuwait, non lo potrò mai.
Il significato è dunque tutto interiore: perché l'interiorità, quella sì che è in nostro esclusivo potere.
Ma è anche vero che nessuno, in senso interiore, può mai ritenere di essere divenuto nulla.
Anche i santi peccano 10 volte al giorno.
L'uomo diviene, e muta come tutte le cose soggette al trascorrere del tempo.
Anche volendo considerare la frase in una visuale cristiana, la "conversione" è necessaria giorno per giorno.
Bisognerebbe aggiungere "momento per momento".
No, è cerebrina.
Ognuno è quello che è. Sforzarsi di essere non significa essere.
Ognuno varrà questo sforzo: l'essere è un valore aggiunto che non dipende dall'uomo, e comunque incostante nel tempo.
13 anni e 6 mesi fa
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Beh, certo, non me la prendo mica con te, ci mancherebbe altro.
Però dico che fondarla sul lavoro poteva anche starci in epoca di ricostruzione, quando lavoro ce n'era a iosa per tutti; ma adesso, che lavoro ce n'è poco e frequentemente sottopagato e poco dignitoso, quelle parole suonano come una beffa.
Inoltre non ritengo che il lavoro sia, di per sè, un valore; è anzi una maledizione biblica: "tu uomo lavorerai con gran sudore..." Ed è finita addirittura che oggi lavorano anche le donne, con uno stress atroce, perché le donne hanno sulle spalle ben due maledizioni (lavoro e parto); mentre, inoltre, uomo e donna lavorano al prezzo di un ignobile "prendi due e paghi uno"...
De iure condendo, se davvero si ha questa smania di riforma per amor di patria e non per altri più tapini obiettivi (separatismi, interessati "riequilibri" di poteri eccetera), una nuova Repubblica bisognerebbe secondo me fondarla sullo sforzo tenace di liberazione dal bisogno per tutti, sì che ciascuno possa dedicarsi a ciò che desidera fare, e non a ciò cui lo obbliga l'infame "mercato del lavoro".
Scusami l'evidente fuori tema; ma per rientrarvi, dirò che se ne avessi il potere inventerei macchine che fossero in grado di lavorare al posto dell'uomo; e poi non solo il 2 Giugno, ma per tutto l'anno, tutti a fare quello per cui si sentono portati: anche festa, se vogliono. Allora sì i medici sarebbero medici, gli avvocati avvocati, i carpentieri carpentieri, eccetera: tutti veri, reali, senza l' orrenda mediazione del "mercato del lavoro".
Se esistono società extraterrestri evolute, sicuramente ci saranno arrivate.
E se non esistono, beh, ci arriveremo noi.
Ma non senza dolore, perché per ora l'evoluzione è in senso inverso: pochi privilegiati, e gli altri sempre più nuovi poveri, e schiavi. E certi andazzi non finiscono da soli: possono solo finire male...
Scusami, ma su certi punti sono un arrabbiato, e non mi fermo più...
Un caro saluto, e buona festa del lavoro... : )))))
13 anni e 7 mesi fa
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Aforisma conciso, profondo nel contenuto, ma soprattutto umile e pacato nell'uso del modo indicativo anziché imperativo.
In epoca in cui vanno di moda false verità, ammannite ex cathedra da ogni genere di pseudo sapienti e falsi profeti, queste poche splendide parole, che di per sé meriterebbero più di tante altre l'uso dell'imperativo, comunicano un'esperienza viva, e in quanto tali vanno diritte non solo alla fonte, ma anche al cuore.
Veramente notevole. 10 e lode.
Ringrazio Dario (che ho seguito) per avermi condotto in questa frescura.
13 anni e 6 mesi fa
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E invece no. 10. Mi ha fatto ridere, senza preconcetti. (Certo, Gaetà, avevi già una media rovinata... secondo me, dovrai riparare a Settembre...Fossi in te, pescherei di più nella cosmologia...)
13 anni e 6 mesi fa
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Il significato è dunque tutto interiore: perché l'interiorità, quella sì che è in nostro esclusivo potere.
Ma è anche vero che nessuno, in senso interiore, può mai ritenere di essere divenuto nulla.
Anche i santi peccano 10 volte al giorno.
L'uomo diviene, e muta come tutte le cose soggette al trascorrere del tempo.
Anche volendo considerare la frase in una visuale cristiana, la "conversione" è necessaria giorno per giorno.
Bisognerebbe aggiungere "momento per momento".
No, è cerebrina.
Ognuno è quello che è. Sforzarsi di essere non significa essere.
Ognuno varrà questo sforzo: l'essere è un valore aggiunto che non dipende dall'uomo, e comunque incostante nel tempo.
Però dico che fondarla sul lavoro poteva anche starci in epoca di ricostruzione, quando lavoro ce n'era a iosa per tutti; ma adesso, che lavoro ce n'è poco e frequentemente sottopagato e poco dignitoso, quelle parole suonano come una beffa.
Inoltre non ritengo che il lavoro sia, di per sè, un valore; è anzi una maledizione biblica: "tu uomo lavorerai con gran sudore..." Ed è finita addirittura che oggi lavorano anche le donne, con uno stress atroce, perché le donne hanno sulle spalle ben due maledizioni (lavoro e parto); mentre, inoltre, uomo e donna lavorano al prezzo di un ignobile "prendi due e paghi uno"...
De iure condendo, se davvero si ha questa smania di riforma per amor di patria e non per altri più tapini obiettivi (separatismi, interessati "riequilibri" di poteri eccetera), una nuova Repubblica bisognerebbe secondo me fondarla sullo sforzo tenace di liberazione dal bisogno per tutti, sì che ciascuno possa dedicarsi a ciò che desidera fare, e non a ciò cui lo obbliga l'infame "mercato del lavoro".
Scusami l'evidente fuori tema; ma per rientrarvi, dirò che se ne avessi il potere inventerei macchine che fossero in grado di lavorare al posto dell'uomo; e poi non solo il 2 Giugno, ma per tutto l'anno, tutti a fare quello per cui si sentono portati: anche festa, se vogliono. Allora sì i medici sarebbero medici, gli avvocati avvocati, i carpentieri carpentieri, eccetera: tutti veri, reali, senza l' orrenda mediazione del "mercato del lavoro".
Se esistono società extraterrestri evolute, sicuramente ci saranno arrivate.
E se non esistono, beh, ci arriveremo noi.
Ma non senza dolore, perché per ora l'evoluzione è in senso inverso: pochi privilegiati, e gli altri sempre più nuovi poveri, e schiavi. E certi andazzi non finiscono da soli: possono solo finire male...
Scusami, ma su certi punti sono un arrabbiato, e non mi fermo più...
Un caro saluto, e buona festa del lavoro... : )))))
In epoca in cui vanno di moda false verità, ammannite ex cathedra da ogni genere di pseudo sapienti e falsi profeti, queste poche splendide parole, che di per sé meriterebbero più di tante altre l'uso dell'imperativo, comunicano un'esperienza viva, e in quanto tali vanno diritte non solo alla fonte, ma anche al cuore.
Veramente notevole. 10 e lode.
Ringrazio Dario (che ho seguito) per avermi condotto in questa frescura.