La stupìdità è il continuo sognare ad occhi aperti di saper'in anticipo ciò che non potremo mai né essere né avere. È l'arrogante, presuntuosa supponenza di chi si crede dotato di Scienza Infusa, Palla Di Vetro e Macchina Del Tempo per poter cassare la "dotta ignoranza" coi suoi scenari più inusuali e arditi.
Con un criterio di giudizio così lassist'e impreciso, si saranno percepiti originali e beatament'appagati nel perseguire la propria luminosa visione del mondo pure Hitler, Stalin e chissà quant'altri benefattori del gener'umano. I quali, infatti, "hanno sempre dato fastidio alla società".
"Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better." Si trova in "Worstward Ho", una novella pubblicata da John Calder nel 1983 e poi inclusa nella raccolta "Nohow On" del 1989, assieme a "Company" e "Ill Seen Ill Said". In italiano è stata tradotta, lasciandole il titolo originale, da Roberto Mussapi per Jaca Book nel 1986. Gabriele Frasca, in una nuova traduzione per Einaudi (inclusa nel volume "In nessun modo ancora", 2008) ha preferito darle il titolo di "Peggio tutta". Beckett trasse ispirazione da una battuta del personaggio di Edgar presente nel "Re Lear" di Shakespeare: "Il peggio non è ancora arrivato fin tanto che si può dire questo è il peggio".
"Was mich nicht umbringt, macht mich stärker" ("Götzen-Dämmerung", 1888-9). In italiano: "Il crepuscolo degli idoli" (https://www.google.it/search?tbm=bks&q="ciò+che+non+mi+uccide,+mi+fa+più+forte").
Bah: ciò che non c'uccide, ci prolunga l'agonia.
Semmai cosm'e universo hanno un lor'equilibrio e pur'abbastanz'instabile. Da qui a parlare leibnizianamente d'armonia (prestabilita) piuttosto che d'una disarmonica cacofonia ce ne corre.
Col presupposto che sappiamo distinguere sogni, speranze, aspettative, desideri dagl'incubi. Il che c'è dato sol'e sempre troppo tardi, aposteriori e dunque a eventuale frittata già fatta.
Stupefacente coerenza del pensatore (?) di Danzica, il quale nello stesso libro "Parerga e paralipomena" (1851: "Aforismi sulla saggezza del vivere" ne è un estratto postumo), forse ricordandosi della sua "voluntas cieca e irrazionale che ci spinge, malgrado noi stessi, a vivere e ad agire", scrive pure: "Nella vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare nel gioco degli scacchi l'avversario, nella vita il destino."
Bah: ciò che non c'uccide, ci prolunga l'agonia.