Contamina spargi la tua ignobile fluidità diluisciti nel corpo spoglio di un giovane ulivo indica mestamente gli orizzonti fonti di sogno scapicollandoti nelle giornaliere scale gesticolando manipoli impropriamente il bene a tua immagine plasmandoti di continuo sei nel regno delle pagine voragine.
I sogni sono calamità sono manna dal cielo, fortuna e distruzione. Raccapriccianti espressioni dell'insensatezza umana, inutile collagene sedimentato alle basi del pensiero. Mistico segno divino, gelo nel buio, fuoco nell'ombra. Amante fidato tradisci con la tua mancanza, in tua presenza si teme l'oscuro si brama il lieto fine si nascondono e nascono le turbe. Banali dimenticanze a sottolinearle? Possedendoli vorresti rimpiazzarli, perdendoli vorresti sedurli, conquistandoli... sei nel mondo dei sogni.
A te che mi hai tenuto compagnia anche in quei momenti dove movimento non esisteva... io a te ringrazio e estendo a tutti quelli come te sofisticati o no, che senza nulla chiedere se non quello di digitarvi sopra, portate a noi ciò che scegliamo con un clic.
Quando sentii il suo pianto, lacrime di gioia scivolarono lente dai miei occhi bagnati. Quando la vidi, essere minuscolo, così indifeso, appoggiare il capo sul seno di mia moglie, si schiusero le porte dell'infinito. Mia figlia. Un corpicino inerme, nient'altro che un gracile folletto colmo di desiderio. Era Amore infuso in me. Quel giorno, provai l'ebbrezza dell'eternità.
State lì fermi ad aspettare che il traguardo passi da quelle parti, senza alzarsi e correre: accontentatevi della pioggia, perché nessuna vita tira coriandoli a chi non la sorpassa.
I piccoli tram si inerpicano nervosi lungo le salite. Dal mare si sale in collina poi si ridiscende verso il centro. Tutto è molto familiare ma non rientra nel già visto. La varietà stilistica crea armonie e dissonanze. Il linguaggio è caldo e immediato. Lisbona mi avvolge.
Lo jogging si pratica fino a tarda ora intorno a quattro laghetti paralleli dove trovano dimora le anatre e i cigni. Questi ultmi sono lucenti macchie bianche lungo la superfice dell'acqua. A lato deliziose casette non sembrano temere l'umidità e godono dei riflessi dei lampioni. Uno scorcio fiabesco di Copenhagen.
Mi è sempre piaciuto vedere una persona con un vizio: trovo non sia un difetto, ma un modo elegante per continuare a fare quella cosa con tenace costanza.
I fiori di montagna sono i più ammirevoli: tenaci fino allo sfinimento di fronte alle intemperie, sanno che altri della stessa specie sono pronti a prenderne il posto, sbocciando anche negli stessi punti. Quando cedono al gelo il loro spirito pulsa ancora qualche istante sotto la coltre.