Scritta da: Nicole Stocchi
A ripensarci adesso si sentiva stupido, come ci si sente stupidi a pensare a tutto il tempo che sprechiamo desiderando essere altrove.
dal libro "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano
A ripensarci adesso si sentiva stupido, come ci si sente stupidi a pensare a tutto il tempo che sprechiamo desiderando essere altrove.
Perché aveva paura ad ammetterlo, ma quando era con lei sembrava che valesse la pena di fare tutte le cose normali che le persone normali fanno.
Non importa quanto aspetti, ma chi aspetti.
Iniziò a perdere sensibilità alle dita. Si tolse un guanto, ci soffiò dentro e poi ci rimise lil pungo chiuso per scaldarsi. Lo fece anche con l'altra mano. Ripeté quel gesto ridicolo due o tre volte.
Sono le estremità che ti fregano, diceva sempre suo padre. Dita dei piedi e delle mani, naso, orecchie. Il cuore fa di tutto per tenersi il sangue per sé e lascia congelare il resto.
È la persona con la quale hai deciso di condividere la vita che deve essere la più importante, la persona con la quale ti addormenti la sera e ti risvegli al mattino. Perché è di notte, quando la mente tace, che i corpi si sfiorano e le anime comunicano.
Starai dormendo magari, ma sappi che ancora adesso ho l'odore di te addosso, buona giornata amore mio. Sempre più innamorato
di te...
È la spassosissima storia d'amore tra Kevin e Sara. Lui affascinante attaccante lanciato verso il successo; lei dolce e bella ventitreenne irrimediabilmente innamorata, sempre in bilico tra illusione e realtà. Si conoscono, si amano, si perdono, si ritrovano: un'altalena dai toni leggeri e gentilmente malinconici, un romanzo esilarante e commovente al tempo stesso. I personaggi sono reali, ti emozionano e ti coinvolgono! I dialoghi sono frizzanti e mai noiosi. C'è un condensato di ironia, dolcezza, e tenerezze. La viva traccia di un sentimento che si perde tra mini vertiginose, maglie strizza-tette, colpi di vernice e comparsate a Uomini e donne... un amore unico... Ma chissà se, davvero, si chiamava amore.
Fuori si è alzato il vento. Il temporale fa tremare i vetri e un battente si spalanca di colpo, urtando un vaso di terracotta che cade sul pavimento, rompendosi. In lontananza un cane abbaia e qualcuno grida qualcosa.
Loro due, però, se ne fregano dei cani, della gente e di ciò che accade fuori.
Più niente importa, se non l'ebbrezza di perdersi l'uno nell'altra, la vertigine di scivolare in un baratro e il timore che quel legame si spezzi.
Adesso Ilena si aggrappa a tutto quello cui può aggrapparsi: i suoi capelli, l'odore della sua pelle, il gusto delle sue labbra. Benché il cuore le batta così forte da farle quasi male, vorrebbe che quel momento non finisse mai.
Poi prova una sorta di vertigine, un senso di vuoto allo stomaco e qualcosa erompe in lei.
D'un tratto le pare di essere fuori del tempo, di non tocare più terra, di essere eterna.
Di essere proiettata molto lontano.
Chissà dove.
Altrove.
Parlarono poco: ciascuno era già felice di sentire l'altro accanto a sé. Più niente importava, se non il fatto di essere insieme.
Una storia non è fatta solo di un inizio e di una fine.
C'è sempre qualcosa che la precede e qualcuno che la seguirà, oltre l'ultima parola.
Una storia è un viaggio. E, quando non puoi partire davvero, quando mancano le mappe, ecco la fantasia.
Fantasia. Possibilità. Il senso finale di mille altre storie, vere o presunte, vissute o solo raccontate e riviste poi con la fantasia.
Una storia non è mai solo tua.
È come un sasso gettato nell'acqua. Non sai dove arriveranno i cerhi e forse nemmno quanto ci metterà a toccare il fondo. Sai solo che un fondo c'è, dqa qualche parte laggiù e, quando il sasso lo raggiungerà, forse i cerchi non avranno ancora terminato la loro corsa, non avranno smesso di cercare mete. Per questo poi tutti ci sentiamo toccati da quei cerchi, abbracciati. Ci sentiamo parte di qualcuno he in realtà abbiamo solo sfiorato.