Scritto da: Giovanni Battista Quinto
in Diario (Delusioni)
Sono stanco, amico mio; stanco di proseguire il cammin dell'esistenza lungo il sentiero solitario e silenzioso, come cane senza forze ormai stremato dalla sorte; stanco di non poter avere un amico che sappia indicarmi la strada della verità; stanco ancor più del male che l'uomo causa a se stesso con la poca umiltà e con la onnipresente presunzione. Stanco del dolore subito proveniente da quel mondo vestito d'abiti firmati e di ingordigia, obnubilato dalla sete di denaro e dalla ferma volontà di emergere ad ogni costo per affamare il prossimo; forse è troppo per me, caro amico. È come avere un chiodo appuntito conficcato nella carne perennemente.
Composto martedì 28 novembre 2017