Scritto da: Ilaria Sansò
in Diario (Quotidianità)
È che le storie degli altri le sento pure un po' mie. Ed ascoltare è uno dei verbi che tanto amo sin da piccola, oltre "vedere" e "amare".
Composto venerdì 21 dicembre 2018
È che le storie degli altri le sento pure un po' mie. Ed ascoltare è uno dei verbi che tanto amo sin da piccola, oltre "vedere" e "amare".
Diciamo che se dovessi pensare ad una scelta alla fine farei sempre quella sbagliata.
Sigarette, birretta in mano, vicoli di una città in piena notte ed urlare a squarciagola la felicità. Ridere poi così tanto da aver male allo stomaco.
Non ci sentiamo per niente una debolezza. Per nessuno.
Io che me la cavo con la mia vita.
Perché me l'hanno detto.
A volte stravolgo, distruggo, prendendo tutto.
Scombussolamento delle vite altrui.
E mi hanno detto ancora che è un bene:
so portare caos per chi non apprezza la normalità.
Scompiglio la vita così come faccio con i miei capelli. Come con le facce buffe - smorfie davanti lo specchio, è così che frego un po' la vita.
Sospirare in attesa di qualcosa di inaspettato.
Urge escogitare un obbiettivo per realizzare i propri sogni, se vuoi dare uno scopo alla tua vita.
Per tutte le cose che mi stanno capitando, mi sembra che il cuore abbia voglia di uscire dall'euforia e dalla non - resistenza di troppe cose da tenere custodite. Ed ogni tanto mi fa male, ma non parlo metaforicamente. Avevo ragione: è l'anno delle mie verità. Ma chissà. Tutto in subbuglio. Tutto.
Ogni piccola cosa ha sempre tanto, troppo da raccontare. Le amo, le piccole cose. Il loro buffo modo di apparire al mondo. Così unico, raro. Perché in fondo dipendiamo da loro, deriviamo da loro. E un giorno torneremo a bussare alla loro porta. A nostra insaputa, nella maniera più inaspettata. Il mondo ha un impellente bisogno delle piccole cose, per poter tornare nuovamente grande, come un tempo.