Sapete cosa si prova ad essere picchiate? Si impara a subire in silenzio, senza urlare. Denuncialo mi ripetevo, denuncialo; ma poi mi chiedeva scusa e tutto finiva. Solo per qualche ora, poi ricominciava. Che male quei calci in faccia, sembrava un pugile inferocito. Ero diventata il suo tira pugni personale, la sua valvola di sfogo. Mi ricordo di una mattina in particolare, la mia ultima mattina. Non stavo bene, la sera precedente, ne avevo prese tante, di botte. Mi alzai dal letto, ero tutta in livido e le ossa, scricchiolavano ad ogni mio piccolo movimento. Andai in cucina, senza fare rumore, presi una medicina, un antidolorifico e lui immediatamente si palesò dinanzi a me, ero certa che sarebbe successo, era giunta la mia fine e iniziai ad avere paura. Una coltellata dritta al cuore, caddi a terra. Sentivo la vita scorrere, andare via come un naufrago giunto alla deriva.
Che cosa fantastica la normalità. Ce ne stiamo accorgendo proprio adesso che non c'è e chissà per quanto tempo ancora. E solo oggi ci rendiamo conto di quanta bellezza c'è, in ogni singolo giorno.
Oggi è una di quelle giornate che mi ricordano, con nostalgia, un Natale felice e pieno di emozioni. È un anno difficile per tutti, soprattutto per chi non crede più a nulla; perché si può nascondere tutto, ma non la paura. Stiamo vivendo un periodo di insicurezza, di smarrimento, ma per istinto di conservazione, subentra anche il coraggio; e dunque non lasciamoci prendere dallo sconforto. Mai. Lasciamo accesa, dentro ognuno di noi, la fiammella della speranza e che si possa, con piacere, ritrovare l'unione, la gioia dei rapporti umani. Che questo Natale, possa regalarci la serenità perduta.
Ciò che causa invidia non è il denaro, la macchina o i beni materiali che possiedi. A volte, l'invidioso ha tutto questo e anche di più. Ciò che provoca il suo malessere è il tuo essere, la tua luce. Chi nutre invidia, prova rabbia e fastidio. Per questi individui la vita è estenuante; una continua sfida in cui essere i migliori.
È stata un'aggressione: alla dignità, ai sentimenti, alla giustizia. Mi ha spezzata, un po' alla volta, con calci, pugni e morsi. Sfinita, gettata a terra, ha camminato sul mio corpo, rompendomi ogni singolo mi osso. Fegato, milza, spappolati sotto le sue scarpe pesanti, ma il cuore mio no! Lui, il mio cuore, non ce l'ha avrà mai più. Mi sono salvata; sono scappata da quella bestia feroce, che mordeva forte. Mi sono ricomposta. Adesso, ogni organo è al suo posto, al sicuro lontana da lui.
Se avessi concesso spazio a molti, non ci sarebbe stato più posto libero per quei pochi ma veri. Perché sono persone che danno colore ad ogni mia sfumatura e non vanno via nemmeno quando la rabbia prende il sopravvento e mi fa urlare contro: andate via. A quei pochi amici, che ti guardano dritta in faccia senza abbassare lo sguardo devo chiedere scusa, perché accettano con amore la mia parte peggiore.
La cosa più difficile dell'essere figlio, in questo momento così difficile, è non poter vedere, toccare e abbracciare i propri genitori. L'assenza è un eco, dove ogni emozione muore; e per quanto incomprensibile possa essere la nostalgia, è cattiva consigliera se lo stare insieme vengono tolti.
Probabilmente ti capiterà di sentirti nostalgica e, a malincuore, sentire il desiderio di ritornare in equilibrio sui tuoi passi. Fallo se è quello che senti dentro di te; ma con consapevolezza e senza attaccamento.