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Scritto da: Fragolosa67
Cultura, famiglia, cose lasciate indietro da risolvere comportano una rottura prematura di alcuni equilibri. Non tutto è realizzabile. Questo lascia spazio alla riflessione e all'impegno condiviso. Il numero associato è il 33 che possiamo vederlo come anno difficile se lo associamo agli anni di morte di Cristo, sacrificatosi sulla croce, oppure possibilità di riscatto dato dal coraggio e dalla forza di riuscire ad emergere superando i problemi maturati. Due volte replicato il numero sacro attribuito alla creazione. Quest'anno lo dobbiamo dedicare alla creazione di un tempo nuovo, tempo di pace e di buone riuscite.
Composto martedì 18 dicembre 2018
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    Scritto da: Fragolosa67
    Se penso ad una cellula, al suo significato nel mondo, mi rendo conto che sto riflettendo su qualcosa di straordinario capace di raccontare nel suo essere il microcosmo di tutti i macrocosmi. Addirittura racconta a chi sa leggerla nelle sue leggi, come è costituita una galassia e la vita del pianeta.
    La cellula ha dentro di sé le leggi che si replicano per dare vita a forme limitate all'interno di uno spazio infinito ma soprattutto contiene le leggi universali allo stesso modo di come il fuoco contiene ogni fiamma che noi recuperiamo servendoci di stoppini. Da una cellula possiamo recuperare il dna dell'individuo e clonarlo.
    All'interno della cellula ci sono le informazioni necessarie per scoprire l'identità di un corpo e il suo benessere. Non escludo dunque la capacità di ogni cellula di ottenere informazioni dai recettori neurali e di essere capace di immagazzinarli in una sorta di archivio temporale quando queste sono informazioni e ordini che non coincidono con le leggi che sono registrate e quindi fisse nella memoria all'origine della nascita e fanno dunque riferimento alle informazioni date dai cromosomi dell'individuo a cui la cellula appartiene. La cellula dunque possiede un pensiero, un'attività elettrica ed è autonoma all'interno di un sistema complesso qual è un tessuto. La cellula se alimentata, può vivere ed essere allevata creando un tessuto quando estratta dall'organismo vivo è conservata in coltura presso un laboratorio di genetica. Essa, ha secondo il mio punto di vista, delle emozioni che sono ereditate dalle informazioni che gli arrivano dal cervello quindi ogni cellula possiede una sua memoria allo stato minimo infinitesimale rispetto alla memoria centrale che la governa grazie ad impulsi che arrivano tramite i recettori e i gangli nervosi. Queste informazioni emozionali rimangono impresse all'interno della sostanza cellulare caratterizzandola. Queste informazioni la cellula le trasmette alla figlia anche quando non è più unita all'organismo ma è messa in condizioni di vita indotta al'interno di una coltura in situazione di vita autonoma e in allevamento tessutale distinta ormai dal suo corpo d'origine. Ci tengo a sottolineare la presenza della memoria cellulare perché comprendere questa realtà dimostrabile in laboratorio, vuol dire aprire una finestra verso cure più complesse come quella della radicazione di cellule tumorali o degenerative a causa delle informazioni scorrette che ha subito.
    Questa particolarità presuppone che diventa impossibile modificare tramite le consuete terapie, regole e leggi di funzionalità corporea ereditate ma è possibile educare ogni singola cellula alla correzione dei dati immagazzinati dopo la nascita in conseguenza all'esperienza di vita (alimentazione, ambiente, stimolazioni sensorie, emozionali che la madre e l'ambiente comunicano al piccolo che crescendo, forma non una personalità ma evolve la sua trasmessa grazie all'ereditarietà e anche il suo stato di salute dal momento che da una o più cellule nasce la vita completa.
    Un individuo a se stante che come la cellula madre quando crea la cellula figlia, così pure i due individui madre e figlio di origine animale e/o vegetale diventano due cose distinte e autonome nel nutrirsi ed esprimere sentimenti diversi ma influenzabili dal continuo essere vicini e vivere uno l'esperienze e l'emozioni dell'altro. Esistono animali che non conoscono la madre eppure si comportano in natura con le sue stesse abitudini alimentari e di vita. Riescono ad intuire chi è il nemico e a sopportare nello stesso modo del genitore l'ambiente quando ha delle caratteristiche ostili alla vita. Solo gli animali che vivono in cattività a contatto con l'uomo hanno meno possibilità di sopravvivenza ma se sono insetti o animali piccoli semplici, non hanno influenze di nessun tipo dalla vita in cattività a parte apprendere come vivere procacciandosi il cibo. Gli animali parassiti sono un esempio.
    Accertato che la cellula ha una sua memoria dobbiamo considerare che possiede una sua elettricità che conduce informazioni alla cellula che replica alle altre sorelle atte a formare il tessuto.
    Dobbiamo pensare che in natura esistono leggi che si replicano quindi anche l'errore fatto di stop fisiologici sono giustificati all'interno di uno spazio che replica un ambiente più ampio anch'esso attraversato dalla legge dell'errore.
    L'errore in matematica è qualcosa di negativo. In fisica e soprattutto all'interno di un corpo complesso vitale, è un momento positivo e straordinario che ci permette di attivare soluzioni efficaci dove sembra impossibile che si verifichino. Il motivo è dato dal fatto che anche le patologie si verificano durante gli stop fisiologici.
    Il Pranopratico utilizza l'energia sottile che fuoriesce dai mitocondri e dall'esterno condizionati dal fascio di luce che deriva dal sole e cerca di correggere le informazioni scorrette agendo direttamente con la sua energia sull'essere vivente su cui impone le mani. Sono energie sottili similari ma una porta messaggi positivi la passiva del paziente offeso da malore quelli negativi.
    Durante la fase attiva della cellula esistono svariati momenti di stop che sicuramente sono influenzati dalla respirazione cellulare. È una mia ipotesi che deve essere dimostrata. Questi momenti con il vincolo della casualità correggono i sistemi compromessi perché la cellula registra per errore gli impulsi positivi dell'operatore che impone in modo diretto e fermo la sua energia vitale.
    La prima cosa che notiamo in un paziente che ha uno stato degenerativo di tipo mite o più profondo, è la sua incapacità respiratoria ottimale e una depressione della cassa toracica non sempre visibile nell'immediato. Si deve prestare attenzione.
    Solitamente si valuta la schiena ma ormai molti terapisti di branche mediche diverse lavorano sulla respirazione dell'individuo per correggere la colonna e di conseguenza aiutano le singole cellule a rigenerarsi grazie all'apporto di gas e di acqua proprio come ne ha bisogno ogni pianeta che ha una sua vita.
    Il problema assimilazione dell'acqua e giusta respirazione unicellulare tessutale, è dunque compromessa dal cattivo funzionamento dell'apparato respiratorio.
    Il Fisioterapista o altro tecnico lavorano sulla forza e sul respiro, spesso utilizzando leggi della Pranoterapia e della Kinesiterapia. Il Pranopratico agisce direttamente sulla ottimizzazione delle energie sottili che fanno campo all'esterno del corpo e sul respiro oltre che sul pensiero che causa il cattivo modo di respirare. Per farlo usa come mezzo di contrasto agli squilibri elettrici il suo pensiero collegato all'energia che fuoriesce dalle mani alfine di estirpare il male alla sua radice e indurre il processo innato in ognuno di noi, di guarigione spontanea.
    Per comprendere lo stato di squilibrio energetico, l'operatore pratica una sensibilizzazione dopo avere constatato quale calore esce dal sistema nervoso centrale che è un po' il direttore d'Orchestra dei molti musicisti sparsi in tutto il corpo. (Meridiani)
    In seconda fase, il prano pratica la sensibilizzazione su tutto il corpo partendo da un lato per poi finire nell'altro e dove ci sono dei punti anomali, li segna per ottimizzare il tessuto che presenta un problema elettrico che si dimostra con sensazioni di temperatura calda e/o fredda, spilli e altro sentire che è soggettivo da professionista a professionista. Non tutti i Pranopratici sono uguali nella loro capacità e intuizione. Questo dipende da fattori diversi di tipo ereditato, di esperienza sul campo, insegnamento ricevuto, positività, fede.
    L'operatore dopo la sensibilizzazione deve ottimizzare i campi elettromagnetici non corrispondenti allo stato di benessere. Per eseguire l'ottimizzazione dell'energia egli deve pulire i Ciakra e dove occorre, eseguire dei movimenti concentrici circolari di tipo centripeto o centrifugo a seconda se deve mettere o togliere energia in eccesso o in difetto.
    Quando un individuo vive un forte stress di tipo fisiologico o psicologico il punto craniale è più caldo del dovuto e l'individuo oppone delle resistenze alla sottomissione verso il beneficio che sta ricevendo, forse per sfiducia o perché vive un evento nuovo dopo avere subito dei conflitti o dei traumi. La resistenza opposta l'operatore la sente ed insiste ottimizzando qualche minuto in più. Nei giorni successivi la persona dimostra considerazione e comprende l'aiuto ricevuto perché sente il beneficio e il suo spirito rinnovato verso la solidarietà che la partecipazione a due comporta.
    Composto martedì 9 ottobre 2018
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      Scritto da: Fragolosa67
      Esistono due sentimenti importanti per l'organismo. Sono l'amore e l'odio. Questi due stati tipici di ogni essere vivente danno modo all'organismo di creare delle formule di natura chimica capaci di rilasciare nell'aria miscele gassose sotto forma di particelle atomiche che costituiscono le molecole aeree insieme all'ossigeno e agli altri composti di natura gassosa e acqua. Lo facciamo sia respirando e inspirando che attraverso la cute per osmosi. Il pensiero condiziona l'energia quindi è normale che le molecole rilasciate siano condizionate dalla personalità e dalle emozioni degli individui che respirano.
      Lo stato umorale influenza non solo l'ambiente inquinandolo o bonificandolo, ma se ricco di negatività può essere considerato luogo inquinato per negatività che è indistruttibile. La negatività la possiamo spostare, disfare con molecole ioniche positive quindi trasformarla ma non distruggerla. Essa si ricompone allo stato originario immediatamente dopo e rimane stanziale lì anche per secoli. Provate ad entrare in un carcere vuoto o all'interno di un campo di concentramento dismesso. Mantenete il silenzio e respirate. Proverete dolore incondizionato e ferite che non sono vostre. Riuscire a distruggere le negatività comporterebbe dimostrare che noi siamo in grado di distruggere il respiro divino e questo non è possibile. Infatti, la positività e la negatività contengono tracce del nostro respiro che si auto-rigenera ogni giorno. Noi stessi siamo il respiro che espelliamo e rimandiamo nell'aria in forma atomica disciolta. Un po' come le formiche che quando camminano lasciano messaggi alle compagne. Noi rilasciamo ferormoni e attenzione di pericolo sotto forma di sostanza chimica aerea. Anche quando andiamo via, tracce del nostro respiro rimangono perpetue nell'aria e chi rimane le respira.
      Un ambiente inquinato porta malattia, malumori e altre casistiche che il guaritore verifica e agendo con la preghiera e il suo prana può monitorare o bonificare dalle negatività immettendo energia positiva nell'ambiente. Se la negatività è alta non ci riesce e deve trasferirla in un punto neutro lontano dalla vita umana. Oggi, questa pratica la fanno i sacerdoti quando vanno a benedire la casa in prossimità delle feste natalizie. Da sempre è stata una capacità innata dei pranopratici. Essi riescono a dare soffio vitale positivo utilizzando il perdono, la preghiera e la loro energia positiva e benefica. Per fare un esempio, se prendiamo in considerazione un luogo che ha subito un atto violento o una ingiustizia o addirittura un omicidio ci renderemo conto andando a visitarlo che l'aria del luogo è sinistra e negativa. Qualcosa di quell'ambiente non ci convince e sentiamo la necessità di allontanarci dal sito. Anche dopo che delle persone hanno litigato, se si entra nella stanza dove è avvenuta la lite, l'estraneo ai fatti, malgrado non gli sia detto nulla avverte la negatività nell'aria. Essa è inquinata. Questo si avverte in modo spontaneo e inconscio. In verità captiamo anche la negatività addosso ad una persona solita danneggiare gli altri. Dopo che fa danni imbruttisce nell'aspetto e si accorcia. Anche le modifiche dei tratti del viso verificati a lungo termine sono palesi. Il negativo vive delle contratture e respira senza equilibrio. Inoltre, se almeno una delle vittime di quel luogo non perdona le offese ricevute con dolo morale e non restituisce positività all'ambiente per i fatti sopra descritti, ciclicamente avverranno sempre come se un destino tiranno creasse un bardo o un Karma. In questo modo sono caduti grandi imperi e sono sparite delle famiglie per disgrazia di destino. Si sono estinte. Le persone respirano il male e ne sono soggiogate. Influenzati da questi ioni si comporteranno come i predecessori. Il luogo avrà così sempre delle vittime falsamente spontanee.
      Inoltre, la saturazione della negatività comporterà la possibilità di rendere l'ambiente fertile per i microorganismi, le cariche batteriche e virus che come spazzini, produrranno veleni che sono causa di patologie attivate ai respiratori di quel luogo. In ambienti troppo saturi di malvagità, le persone ridendo del male altrui assorbono maggiore quantità di aria quindi di conseguenza più ioni negativi che poi rilasciano tranquillamente a casa, quando sono a contatto con i famigliari e gli amici. Mentre si rilassano compiaciuti per i loro atti vergognosi. Questo crea patologie gravi come la degenerazione di cellule e quindi cancro e danno d'organo non solo alle vittime ma anche ai persecutori della stessa. Il male è sempre fonte di disgrazia e destino infame.
      Il perdono dunque, diventa una necessità chiesta a gran voce da tutti perché capace di neutralizzare gli ioni e restituire un ambiente equilibrato. Questo è il senso del perdono. La soluzione chimica che esce dall'organismo di chi perdona, contrasta e modifica gli ioni negativi restituendo felicità e armonia futura anche per chi arriverà dopo. Il perdono lo deve dare un offeso in quanto le sue molecole sono compatibili con quelle negative disperse e quindi capaci di legarsi. Il perdono si può dare anche a distanza perché l'energia primaria dell'individuo rimane ingabbiata per un raggio all'interno del luogo fino a quando non si crea la bonifica energetica. Il perdono rompe il cerchio del male e ogni calamità che se altrimenti sarebbe continua nel tempo. La popolazione non potendo accedere alle formule chimiche dell'aria intuisce la correlazione tra malvagità e patologie degli aggressori e quando la malattia fa il suo decorso confermato, si pensa ad una giustizia divina. Io oserei dire che si tratta di giustizia che arriva dalla chimica.
      A questo punto c'è da chiedersi: è più cattivo il malvagio o chi alla luce dei fatti verificati essendo vittima non concede il perdono?
      La domanda non ha una risposta e non può averne una. Questa è una delle domande che sono da considerare dogmatiche in quanto chi non perdona rimanda a Dio il giudizio e fa continuare il ciclo del male con ciò che questo comporta per tutti. Il male a prescindere da chi lo fa, crea danno sociale perpetuo e sofferenza allargata.
      Composto martedì 9 ottobre 2018
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        Scritto da: Fragolosa67
        Questa mia lettera prima che a qualcuno di preciso, dovrei inviarla a Dio.
        Conosco quanto mi è accaduto, le trame, le cose false fatte diventare vere al solo scopo di demolirmi per invidia forse. Mia nonna diceva: "la lingua non ha ossa ma spacca le ossa." Questa frase intende bene cosa è accaduto e cosa accade a qualcuno fra noi fra il divertimento e l'aggregazione positiva tra cospiranti e collaboratori che nasce per colpire chi la dirigenza crea debole non perseguitando i comportamenti negativi.
        Se devo essere precisa, so della mia realtà dal 1985 perché a 18 anni, nel giorno del mio compleanno un frate messaggero di Dio mi è apparso in sogno e me lo ha raccontato.
        Oggi la calunnia che mi veste è una realtà che se per un aspetto è negativa da un'altra parte mi conferma l'esistenza di Dio e il suo amore per me. Ha voluto avvisarmi dell'esistenza della malvagità, del male gratuito. Lui stesso alla morte di Gesù durante il venerdì santo lo ha sperimentato.
        Quando ho compreso che tutto stava accadendo sono stata come una madre che attende di partorire. Sapevo ma ero spettatrice.
        Ho pensato che lo sguardo fermo di Dio non mi avrebbe abbandonato in questa prova.
        Vedendo cosa mi è costato questo viaggio fatto di molta vanità e prova di forza da parte dei più furbi di me, non posso che pensare l'esistenza della verità esclusivamente negli inferi. Alberga lì e ci attende.
        Conto di lasciarci un giorno anche la mia corona di spine oltre ad ogni atto e intenzione di tutti. Non voglio perdere nessuna cosa di ciò che è stato. È tutta energia che deve essere raccolta anche se è negativa perché inquina come ogni cosa ed è indistruttibile.
        Ho fatto dei voti vedendo la morte passare nella mia vita, sacrificandomi nella fame e nella sete e ho chiesto a Dio al prezzo di me stessa, chiedendo di essere io stessa preghiera infinita e con tutta la fede che possiedo, di lasciare ad ogni personaggio squallido l'obbligo nella morte.
        Un momento che mi rende grazia e ci restituisce giustizia che a gran voce chiediamo. Io e loro. Conto di renderli ricchi, ricchissimi e farli vivere nella giustizia per sempre.
        Ci tengo perché con la trama, le provocazioni fatte apposta sono finita addirittura in tribunale e mi sono stati presi i soldi della spesa, dei miei orfani per la giustizia e il divertimento dei più furbi di me.
        Anche io però malgrado sono nata senza un nome per la stessa giustizia che porta via al giusto, sono figlia di Dio e perciò domando come ho detto al prezzo della mia richiesta e di quanti gridano e cercano nella mia vita giustizia. Voglio che per un centesimo a me sottratto, per ogni volta che ho dato e non ho ricevuto il mio prezzo, a giudicarmi nel vincolo del giudizio di ogni giudice, sia prima Dio Creatore.
        Ritengo dunque sacramento ogni mio processo, vincolato nel giudizio divino ogni atto e fatto che mi riguarda. Se però risulta che io sono vittima di falso e calunnia e per questo ho perso molte cose nell'inganno, la mia volontà sia accolta per debito sul vincolo della morte.
        Nessuno può morire senza pagarmi e il prezzo è presto detto: Chiedo a Dio e a questa madre terra al costo della mia stessa vita come non ho mai chiesto nulla da quando sono al mondo, con grandissima fede e credo nell'accoglienza da parte sua del mio proposito, sapendo che moriamo e per destino la nostra fine è l'infermo fino al giorno del giudizio, che il dolore che provano i defunti morti ingiustamente nella sofferenza sia sollevato e restituito ai defunti dei miei assalitori. Chiedo il riscatto dei defunti deceduti all'interno di ogni campo di concentramento perché sono destinati alla sofferenza infinita fino al giorno del giudizio. Inoltre voglio ottenere la liberazione dalla maledizione che Dio ha dato al popolo ebreo. Siano i miei nemici e ogni persona che porta uguali credenziali a portare il dolore per l'eternità in quanto esso è vera ricchezza del mondo! Per me questa restituzione è un momento di misericordia di Dio, onestà del persecutore che riscatta l'uomo giusto e mi rende gloria e salvezza rendendo nullo ogni male che ho dovuto sopportare o dovrò subire in futuro ingiustamente.
        Vivrò e morirò con questo proposito fermo, sicura di riscattare fra tutti Gesù concorrendo alla sua perdita della croce.
        La mia richiesta è unita al mio sacrificio costretto e al mio voto che si lega ai miei nomi. Io mi chiamo con alcuni nomi di Dio: Jahvè, Allah, Padre che è respiro della vita, Juppiter Latiariis, Porta della Vita sincera e li porto con gioia e devozione. Considero reato di bestemmia dire il falso su di me.
        Prego e pregherò tutta la vita affinché Dio accolga la mia richiesta. Io sono vedova e Dio mi è obbligato. Creò Eva per fare compagnia ad Adamo ed io ho perso Adamo per le vessazioni subite non per mia volontà.
        Voglio che la mia vita sia un momento di riscatto, di fede e di certezza non solo per il popolo ebreo che perde la maledizione ma anche per ogni uomo ingannato e depredato. Per ora dunque a fronte di quanto da me dichiarato nel pieno delle mie facoltà e in volontà definitiva, accolgo a testa alta il male. Non è per sempre.
        Papa Giovanni Paolo ii diceva che ha sempre una scadenza. Scadrà.
        Composto mercoledì 26 settembre 2018
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          Scritto da: Fragolosa67
          Mi sono avventurata in un percorso olistico quasi per destino. Non posso dire di essere una Pranoterapeuta perché ho conosciuto l'Accademia ma sono nata con questa particolarità molto probabilmente per motivi ereditari.
          Io sono una j Lari è per noi è normale avere questa non dico capacità ma inclinazione verso il mondo e le persone e di conseguenza comprendiamo il male e cerchiamo di porvi rimedio. I miei antenati sono stati non solo i precursori della civiltà Romana insieme ai Penati e ai Di Mani, ma anche i primi giudici e primi sacerdoti guaritori. Essi sicuramente hanno assorbito le esperienze degli egizi e dei greci.
          Per milioni di anni ci siamo occupati di proteggere i defunti e abbiamo raccontato a tutti di essere non solo materia ma anche anima.
          Con un bagaglio storico di questo tipo e il peso di avere antenati prano ed esoterici, la famiglia si è discostata dal praticare le imposizioni perché ormai viviamo un progresso che comunque sostituisce la medicina dei semplici.
          Io credo nei segni e ricevere un invito a partecipare ad un corso di due giorni da parte di un psicoterapeuta per imparare a gestire lo stress e vincere i suoi effetti in un momento difficile per me, non mi ha fatto desistere dal telefonare e iscrivermi all'università per apprendere quei segreti che hanno determinato la mia storia famigliare. Non mi piace che di me si dica che sono sensitiva ma che sono aperta verso l'amore. Eternamente innamorata della vita e di concerto di Dio Creatore. L'amore per Dio è una condizionale sempre della mia famiglia d'origine e per me la fede è come avere addosso la pelle. Quando ottengo dei risultati me ne compiaccio ma nel cuore so che un Dio mi ha guardata ed ha accettato la mia richiesta. Quindi non sono mai sola nei momenti di coraggio ma mi affido alla mia squadra: i miei numi e il padre altissimo.
          Se racconto le mie esperienze di sensibile sicuramente non sarei creduta. Perciò preferisco mantenerle nel mio cuore e considerarle un'affermazione del mio essere raccomandata.
          La mia prima esperienza con l'energia della vita sicuramente è stata a sei anni in un momento esclusivo ho sfidato Dio e lui mi ha permesso di vedere la sfera di luce con all'interno il suo volto. Nella mia vita ho visto l'energia vitale due volte ma so che ci sarà sicuramente una terza possibilità. A volte ho spento io la luce al moribondo pregando l'Altissimo di portalo con sé.
          Forse sono una mistica, quasi certamente.
          L'imposizione delle mani alfine di aiutare gli altri non l'ho appreso al corso ma durante la fase onirica come accade a molti che mi somigliano nell'esperienza di sensibile. Ad insegnarmelo è stata una mia antenata che mio padre dalla descrizione da me fatta ha riconosciuto essere sua madre. L'ho sognata con indosso un abito verde con cui è stata sepolta.
          La nonna meglio chiamarla grande madre, mi ha insegnato la pranoterapia nel lontano 1995 in concomitanza con il mio matrimonio e mi ha avvisato che mio marito quando un suo amico fraterno sarebbe stato trasferito si sarebbe ammalato di cancro. Mi ha spiegato il senso della malattia e del servizio costretto accanto all'infermo e successivamente mi ha insegnato come vincere al lotto. Ho vinto per sei anni di seguito e mi sono presa cura dei figli senza andare al lavoro. Io ho la consapevolezza di essere luce nel mondo, energia che si confonde nell'energia dell'altissimo, un Dio che ci attraversa e ci rende chiesa dell'anima. Ho la fortuna di chiamarmi con i suoi nomi e questo mi rende più stella.
          La prima volta che ho fatto le imposizioni delle mani non sapevo a cosa sarei andata incontro. Sono stata un po' ingenua e quando ho visto andarmi addosso una sfera che è fuoriuscita dal corpo non sono stata pronta nei riflessi e ho subito la sua forza.
          In quel momento ho guardato senza guardare dentro la sfera che mi veniva addosso. Ho compreso così cosa vuol dire terzo occhio. Riuscivo a vedere senza guardare dentro l'energia e sentivo e percepivo dentro di me emozioni e sentimenti e carattere dell'altro. Anche una profonda cattiveria e un profondo odio. Questo per me è un evento esclusivo che mi ha fatto capire che noi siamo in questa vita con una materia che ci blocca l'energia vitale ma un domani quando moriremo tutto non si fermerà con la messa in sicurezza incollando la pietra nel nostro buco che conserva il feretro. Noi siamo luce.
          Composto mercoledì 19 settembre 2018
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            Scritto da: Fragolosa67
            Il mio punto di vista alla luce dei fatti sul paese italia

            Nei capitoli precedenti ho addebitato colpe e ragioni che a mio avviso spiegano la crisi ma per una mia coscienza intellettuale mi sento di tirare una lancia a favore di questi organismi messi all'indice adducendo che ogni causa ha un suo effetto. Il protagonista originale del clientelismo, del malgoverno e del debito pubblico sono da addebitare principalmente al cattivo modo di pensare della società che è sì egoista, ma anche limitata nel pensare ad obbiettivi diversi perché tende ad aspettarsi tutto da un governo che ha la bacchetta magica per ogni soluzione e intanto non collabora per avere un paese migliore partendo da se stessi. Molti pensano a rubare anche lo spillo pur di portare qualcosa di un altro a casa, ma non pensano realmente a tutelarsi dai rischi della vita. Solo ad una certa età ci si rende conto che di sicuro nella vita c'è solo la cassa da morto e a volte solo la morte. Gli italiani devono essere rieducati a non adagiarsi ma a pensare che a cinquant'anni rimanere in disgrazia è una realtà che ci può attraversare. A dimostrazione di quanto dichiaro sono gli innumerevoli suicidi che ogni giorno ci rendono partecipi di un dissesto civile.

            Il pensiero salva cinquantenne disoccupato
            Quando abbiamo venti anni o poco più, a tutti si presenta l'occasione di realizzare dei guadagni. Nei casi fortunati, grazie alle conoscenze, otteniamo un posto in un ambiente pubblico oppure privato.
            Siamo felici per questo. Il datore di lavoro ci da una buona remunerazione e ci garantisce un tempo di lavoro che se siamo fortunati è a tempo indeterminato.
            Se abbiamo problemi economici a casa aiutiamo la famiglia e se, otteniamo più liquidità, la dilapidiamo per avere una vita più comoda all'insegna del benessere e del divertimento. Facciamo viaggi, offriamo cene e soprattutto se non abbiamo problemi economici a casa, spendiamo in modo grossolano e spasmodico i nostri averi.
            Il risparmio non ci interessa perché stiamo bene e nessuno cambierà la nostra condizione fino al momento di dovere mettere su famiglia.
            Iniziano le spese per comprare o affittare una casa e siamo costretti a richiedere prestiti da assolvere nel tempo. A volte, il debito è protratto per 25 anni. Poi, si compra tutto a rate e in questo modo ci si può permettere l'auto del momento.
            Con l'arrivo dei figli iniziano le spese scolastiche e i bisogni che si traducono in ulteriore spesa che deve affrontare la famiglia. Ritorna un po' di benessere quando si è estinto il mutuo ma il tenore di vita in media corrisponde all'intero patrimonio famigliare e non si riesce a risparmiare più. A creare ulteriore spesa ci sono i bisogni dati dallo sviluppo tecnologico. Non abbiamo più un telefono fisso da pagare. Essi diventano tre anche quattro. Le tessere Tv, gli abbonamenti one line, le multe del vigile, le spese di mantenimento di almeno un auto, l'affitto di una casa fuori porta e le tasse.
            Tutto è impostato per spendere l'intero patrimonio famigliare dato dall'esercizio di un'attività. Qualcuno, più fortunato riesce ad ottenere di più dall'affitto di una casa ereditata.
            Il nostro modo di ragionare è: "Io dispongo di una somma e la gestisco per i miei bisogni tenendo conto che sono abituato ad avere un tenore di vita che mi sono costruito nel tempo".
            Nessuno pensa che diventerà vedovo. Avrà una disgrazia che si traduce in dissesto economico. Domani si può trovare improvvisamente senza lavoro e senza solidarietà sociale.
            Oggi bisogna iniziare a pensarlo. Molti cinquantenni, domani possono trovarsi a non riuscire a fare fronte ai bisogni essenziali della vita a causa di un licenziamento improvviso, una calamità naturale, la malattia, la mancanza di contributi previdenziali capaci di sostenere un vitalizio che dia dignità. Il dipendente pubblico che è licenziabile si ritrova a non riuscire a concorrere adeguatamente nel mercato del lavoro per età avanzata e perché gli mancano i requisiti professionali che invece hanno maturato i dipendenti privati quando sono portatori di conoscenze speciali. Oppure, hanno avuto diverse esperienze lavorative.
            Il dipendente pubblico, come l'imprenditore fallito, sono a rischio di suicidio e sono destinati a perdere ogni bene. Il reato che si crea è un crimine e una violazione del diritto universale alla vita se lo Stato non attua i meccanismi di prevenzione e di recupero dell'individuo che ha diritto ad un tetto sicuro e al cibo non per legge del Governo ma per diritto di nascita.
            Lo Stato deve essere aiutato e sostenuto per aiutarci ad avere la nostra dignità atta a far fronte ai nostri bisogni anche in caso di emergenza con la prevenzione. Un po' come dovrebbe avvenire per prevenire le patologie croniche.
            Come?
            A me lo ha insegnato una suora a sette anni.
            Mi ha dato una saponetta spazzolino, dentifricio, l'asciugamano, mi ha detto come gestire i miei indumenti e mi ha ordinato di lavarmi tutti i pomeriggi alle 17.00 spiegandomi come eseguire la mia pulizia. Poi, mentre stavo andando in bagno mi ha chiamato perché si era dimenticata la cosa che più gli premeva dirmi:
            Impara ad allacciarti le scarpe da sola se non sei ancora capace, se no cadi!
            Nel tempo allacciarmi le scarpe ha significato imparare a gestirmi in modo autonomo cercando di pianificare con criterio la mia vita e le mie risorse economiche. Ho cercato sempre di avere un orizzonte più ampio per non trovarmi impreparata di fronte alle difficoltà. A chi me lo ha domandato come ho fatto a costruire in modo positivo ed efficace il mio futuro fino al furto del mio capitale fisso, ho risposto così:
            a sette anni se non mi allacciavo le scarpe io, nessuno lo faceva per me.
            Eppure all'interno del contesto c'era chi vigilava per la mia educazione, si occupava dei miei bisogni e poteva allacciarmi le scarpe.
            Quando ho iniziato la mia attività lavorativa, mi sono pensata un'azienda individuale fatta di un solo padrone e di un solo dipendente e mi sono creata il mio capitale sociale come ogni buona azienda del territorio. Ho avuto la possibilità di effettuare gli straordinari ma non consideravo mai il mio stipendio per quanto percepivo e una parte la accantonavo per costruirmi la mia ragione sociale.
            Vivevo e spendevo costantemente ragionando la mia capacità di spesa e di bisogni sottraendo una minima parte di capitale, senza richiedere un prestito. Quando mi sono sposata ho fatto uguale.
            Pensavo che questi soldi mi avrebbero garantito una serenità in un tempo diverso e se non spesi li avrei lasciati ai figli o per pagarmi eventuali spese mediche e/o di benessere. Questo per garantirgli un conforto fatto di certezza per eventuali cure, godendo della rendita data dal capitale vincolato fisso.
            Il mutuo che ho acceso con la banca era corrispondente ai soldi in giacenza e se li prelevavo comunque li depositavo nuovamente.
            Oggi, davanti alla perdita di molti diritti. Se mi fossi trovata in una situazione di emergenza lavorativa disporre di questa somma mi avrebbe permesso di costruirmi un'altra opportunità. Oppure, prelevando una parte del capitale fondiario, avrei dato un conforto ai miei figli dandogli la possibilità di continuare la propria istruzione e aprire una piccola attività commerciale che si sarebbe aggiunta alle altre che sono attive sul territorio.
            Dove ho sbagliato?
            Ho permesso a mio marito di disporre di questa somma per investirla in prodotti dal cui ricavato raddoppiato, avrei avuto una liquidità per fare fronte all'acquisto di un appartamento più grande senza ricorrere ad un mutuo con la banca. Il subentro della malattia terminale, il ritiro dall'acquisto dopo otto anni di attesa della costruzione bloccata da un consigliere comunale e la non restituzione del guadagno dato dalla vendita della merce, mi hanno causato il dolo.
            Non dovevo fare affidamento sulla mia ragione sociale dandogli un obbiettivo differente a quanto da me prefissato precedentemente così, ho perso la mia ragione sociale e sono fallita.
            Mi sono trovata ad ascoltare molti colleghi e gente che ha perso tutto. Nessuno ha pensato a costruirsi la sua ragione sociale. Chi fallisce oggi si aspetta quindi un aiuto che non arriva perché nessuno è disposto a dare soldi per solidarietà a fondo perduto.
            Se mio marito avesse fatto come me, oggi non pensando al mio errore ma che avevo i miei 70mila euro in mano mi sarei trovata a gestire 140mila euro dati dalla ritenuta costante e volontaria fissa, senza accedere a prestiti e sarei vissuta in modo più sereno.
            Questo comportamento di educazione economica dovrebbe essere un modo di pensare anche del ricco industriale perché tutti potenzialmente siamo soggetti a fallimento e a perdita di ogni avere e centomila euro dimenticate cambiano una realtà grave.
            Lo Stato, da un pensare di questo tipo non soffre il debito pubblico e il commercio e il libero mercato sono potenziati da imput improvvisi e dinamici. L'impresa nazionale è salva debellando l'indice di povertà.
            Pensare sì dunque a costruire il proprio futuro ma investire su se stessi è un'arma vincente.
            Tutti siamo un'azienda individuale ad personam per essere coloro che dispongono sempre del diritto di esserci e di riprovarci di nuovo quando si chiude una porta.
            Questi soldi di riscatto dovrebbero essere esentati dal dover pagare debiti straordinari in essere. Ed essi stessi essere disposti per l'avvio di una nuova attività che paga i debiti insoluti.
            Per salvare il paese dal disastro economico io chiederei ai giovani e a chi può, di Risparmiare quando si ha meno necessità di spendere.
            Un fondo comune regionale di deposito garantirebbe la non ferma del denaro e l'attivazione di piani di sviluppo a gettito diretto ma a causa del nostro comportamento non sempre trasparente e per problemi di corruzione, conviene tenere questa liquidità vincolata in un conto senza interessi oppure conservati. Il problema è che la carta moneta circolante diventa datata e i soldi devono essere per forza portati in banca. Anche gli assegni bancari non vanno bene perché non essendoci questo modo di pensare, l'assegno bancario dopo i termini non è più accreditabile sul conto.
            Il vero problema è come conservare il capitale di riscatto senza avere brutte sorprese e addirittura la perdita totale dello stesso. Il Governo potrebbe pensarci. La banca con il pacchetto che propone di fondo risparmio lo intacca con le spese di conto e interessi vari. Inoltre il fondo del risparmio ha una sua scadenza anche se rinnovabile e il capitale dovrebbe essere ereditabile dagli eredi indicati.
            Molte banche propongono comunque pacchetti risparmio come le assicurazioni i loro prodotti a volte ottimi. Io consiglio di verificare cose propone la banca dove si è soliti andare per trovare almeno un aiuto al risparmio.
            Composto domenica 19 luglio 2015
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              Scritto da: Fragolosa67
              La formazione:
              Scrivere del sistema salute, della medicina, significa anche parlare inevitabilmente di formazione.
              Questa parola se la pronunciamo forse a qualcuno non dice nulla. A me apre un mondo. Anzi ad essere precisi un universo. Formazione è molto di più di un insieme di corsi programmati per gli addetti ai lavori. È progresso, sviluppo, scienza al servizio dell'uomo. Una ricchezza grande che bisogna essere capaci di gestire ed amministrare per poter essere competitivi in quello che oggi è il mercato della salute. Parlare di mercato non vuole essere un dispregiativo della branca medica che vive uno stato di giovinezza rispetto alle altre scienze ed è in via di sviluppo e progresso ogni giorno. Oggi la medicina è mercato perché muove grandi capitali che sono la colonna portante dei colossi farmaceutici e delle ditte sanitarie ad esso correlate. La sanità oltre che dare un servizio e creare conoscenze in tutti i settori coinvolti, ha al suo attivo milioni di professionisti che in esso operano e per essa vivono. La medicina quindi non è solo malattia ma anche conoscenza, tecnologia avanzata, chimica. In una parola Sviluppo.
              Comprendere questa verità vuol dire non dimenticarsi che come per l'illuminismo, al centro della scena non c'è la cura ma l'uomo da curare per restituire con il proprio servizio progressista, la salute a tutti i cittadini e dove non si può avere cure appropriate, riuscire a rendere la qualità della vita il più vivibile possibile secondo gli standard comuni. Oggi un paziente cronico che mantiene un grado di controllo della patologia allo stato stazionario, può essere considerato come l'uomo sano. La medicina ha sviluppato molti percorsi e ha preso autostrade che portano ad abbattere la soglia del dolore e a restituire la vita dove un tempo era insostenibile anche la possibilità di provarci. Dietro di noi ci sono molti fallimenti. È vero. Ma per ogni fallimento ci sono state ulteriori conquiste. La medicina nell'era dei Personal Computer può e deve dimostrare ai nuovi addetti ai lavori che sono tenuti a sostenerla, che ancora c'è un campo da esplorare e da risolvere. La malattia è qualcosa di infinito ma la cura oggi è quasi una certezza.
              La formazione deve essere tutelata per permettere il continuo sviluppo della civiltà e creare così in concerto con le case farmaceutiche che ci sostengono, tipi di terapie sempre più innovativi. I farmaci che oggi abbiamo in un prontuario, sono davvero molti e si aggiungono ai macchinari che riportano benessere a chi ha urgenza di avere un aiuto concreto.
              È importante per ogni singolo individuo che partecipa a questo contesto lavorativo, collaborare in primis e rendersi protagonista delle varie esperienze professionali che lo attraversano, dando in cambio un impegno sincero ed efficace. Non possiamo non partecipare con il nostro genio allo sviluppo di quella che è la creatura di tutti noi. Il sistema salute. Esserci con il cuore e con la mente significa collaborare ad avere un mondo migliore. La formazione è dunque principio comunitario individuale nell'impegno ma, sociale nello sviluppo. Ogni uomo ha bisogno di te mi verrebbe da dire a chi opera da poco all'interno di un contesto medico e l'augurio che potrei fargli è di essere un vincente.
              Questo mio pensare era il pensiero condiviso di chi in questo momento storico si trova ad esercitare con passione e dedizione la sua attività in un ospedale come professionista sanitario impegnato e diligente. Alcuni di loro però, colpiti da vessazione, non hanno più la grinta giusta per credere di esserci per il bene dell'uomo. La routine e i soliti interventi sugli anziani, il non essere mai preso in considerazione, può sfociare in insoddisfazione professionale e a perderci alla fine è la sanità tutta. Il paziente ha l'arma chiamata urp che se sembra restituire inizialmente la soddisfazione di aver colpito un medico, di contro, egli ha minato la carriera dello stesso e il suo entusiasmo.
              L'entusiasmo in ogni professione è fondamentale. Cementa la squadra e rende migliore e curioso l'ambiente. Dove c'è curiosità e impegno oltre al gioco di squadra c'è armonia e formazione.
              Infatti, la vera formazione è direttamente sul campo. La crea l'esperienza. La squadra che partecipa all'innovazione durante un intervento difficile domani sarà lo staff che salva uomini in modo costante e routinario ma dinamico.
              Rompere questo meccanismo per fare emergere i medici politicizzati toglie alla società questa e altre verità. La formazione è come ho dichiarato prima, una dinamicità continua che tende con la conoscenza a sviluppare tutti quei meccanismi che portano l'uomo ad essere al centro di ogni cosa. Protagonista indiscusso del tempo e dello spazio.
              Parlando di professioni sanitarie sarei riduttiva se mi fermassi alla sola medicina fatta di medici ed infermieri. La sanità è fatta di uomini che sono portatori di svariate conoscenze ma solo alcuni sono tutelati e presi in considerazione. Un tempo, se una persona voleva studiare e garantiva con le sue competenze la sua fame di conoscenza per crearne servizio sociale, era presa in considerazione e gli venivano messi a disposizione le agevolazioni necessarie per crescere.
              Dopo gli anni novanta, studiare è diventato monopolio di alcuni perché il concetto di conoscenza, sapere e ricchezza umana si è trasformato in: nascondere la conoscenza significa non permettere ad alcune persone di ostacolare chi ho scelto nella scalata carrieristica perché i posti sono riservati ad una elite di persone. Ci vuole un permesso per aggiornarsi su competenze solo ed esclusivamente per comprendere le dinamicità del proprio ruolo e spesso a torto sono negate.
              Chi ha competenze superiori, spesso non le ha avute grazie agli incentivi interni ma ha speso denari ingenti studiando privatamente. I corsi ci sono e a mio avviso sono mal gestiti.
              Se una persona mostra competenze precise può essere messo a sostegno della persona privilegiata ma ad un certo punto viene spostata o denigrata per non dargli modo di continuare.
              L'apprendimento delle mansioni routinarie, mette la persona che vive di privilegi nella condizione di vivere delle nozioni che ha capito o di effettuare costanti copia ed incolla e beneficiare del lavoro preciso e metodico di chi, è riuscito a fornire strumenti di lavoro anche creandoli dal suo genio e non solo grazie a corsi privati frequentati in periodi diversi al tempo dell'assunzione. Ai veri professionisti di qualunque branca sanitaria si attuano, in contesti di questo tipo che si vengono a creare, forme repressive date dalla diffamazione sul lavoro che essi svolgono. Ad un certo punto, l'obbiettivo del privilegiato e mostrarsi per ottenere meriti che non sono realmente suoi.
              La nuova organizzazione formativa non aiuta a realizzare i comportamenti illuminati che ho citato ed è diventata non motivo di eccellenza ma attività di salumiere come dichiara spesso il direttore di formazione xxx quando si presenta.
              Mi spiace e vorrei che la trasformazione sanitaria partisse da qui. La Formazione deve essere attiva e dare sostegno ed impulso a tutte le professioni in modo incisivo. Non è un luogo per vendere affettati ma di confronto.
              Trovo inutile che ci siano insegnanti che mostrano una ricerca impostata su slide e perché ricoprono ruoli di primo ordine, si sentono in dovere di dimostrare la loro incapacità leggendo direttamente quanto da loro preparato, senza mostrare l'assimilazione vera dei contenuti.
              Come non considero un vero attestato qualcosa che ottengo per presenza avvenuta e in due minuti tutti copiano le risposte dall'unico che ha capito qualcosa.
              Eppure molti hanno collezionato questi pezzi di carta e se ne vantano. Essi sono solo documenti di referenza per vincere concorsi spesso truccati o pilotati.
              Un insegnante che prende 25euro l'ora, non mi può spiegare le cose tentennando nella sua insicurezza. Il maestro è un educatore e non ha paura di educare gli altri al sapere che è la sua dote più grande.
              Non ho trovato giusto che chi ha studiato una certa materia non lavorando presso un dipartimento, non può avere accesso all'aggiornamento di quanto sa, che comunque viene proposto come corso di settore.
              In caso di emergenza si fa richiesta di un dipendente esterno qualificato e non si prevede che all'interno dell'Ente ci sono profili adeguati a ricoprire il ruolo richiesto a concorso.
              Questo comportamento penalizza il dipendente che deve tornare a confrontarsi nel mercato del lavoro e lavorando nel posto pubblico perde molte delle sue competenze acquisite. La formazione è una libertà che permette scelte diverse.
              Se prendiamo un dipendente pubblico da un mucchio qualsiasi di persone e prendiamo un dipendente che ha lavorato nell'ambiente privato ma che si sono istruiti allo stesso modo almeno 20 anni prima; messi entrambi in condizione di precarietà, l'impiegato che ha lavorato nel settore privato ha dei requisiti che l'altro non ha più. Primo fra tutte le competenze varie e la capacità di mettere in campo la sua professionalità nel contesto pubblico e privato.
              Egli si adatta meglio e conosce applicativi e norme perché è rimasto attivo all'interno del suo esercizio. Durante i venti anni maturati nel settore privato, è stato disposto in vari settori ed ha acquisito una professionalità notevole. Ha studiato una seconda lingua che ancora conosce ed è disposto ad ogni attività relativa il suo settore.
              Il dipendente pubblico spesso ha cambiato solo due settori lavorativi. Se osteggiato passa da un settore all'altro ma svolge sempre la stessa cosa. Al massimo perde delle competenze ed esegue lavori più semplici. Molti evitano di riferire incongruità nell'esercizio del loro operato per non essere presi di mira ed eseguono lavori routinari anche per vari livelli. Imparano ad avere momenti di pausa, mantengono i rapporti di interesse con i colleghi e fanno frequenti doni al coordinatore per conservare la propria serenità.
              Se questa persona esce da questo contesto, è penalizzata nel mondo del lavoro perché subisce il confronto con impiegati con gli stessi titoli che hanno maturato esperienze più avvincenti.
              Il dipendente privato conosce normative recenti e le debolezze dei sistemi che hanno usato mentre l'impiegato pubblico non è aggiornato adeguatamente e si è dimenticato la seconda lingua malgrado abbia speso un capitale per apprenderla.
              La formazione dei due individui è differente e il primo se lo richiede partecipa ai corsi aziendali e ha delle agevolazioni se propone innovazione all'interno del contesto. Può richiedere l'immissione di programmi da lui ideati per beneficiare i colleghi. La paga è diversa e alcuni hanno privilegi per andare a lavorare all'estero. Il capo, può prevedere viaggi estivi all'estero per incentivare l'uso della seconda lingua. Il dipendente pubblico non ha tutto questo. Chi rischia di rimanere disoccupato con dolo fra i due in caso di provvedimento di licenziamento improvviso è il dipendente pubblico.
              1 Di fatto, ogni individuo che dopo molti anni di servizio lascia l'ambiente pubblico inevitabilmente se non è stato investito da comportamenti di privilegio e perde il titolo di dipendente pubblico, ha sempre un dolo di immagine e di conoscenza scolastica e professionale spesso pilotata dall'organizzazione in essere. Il sistema non permette ad un individuo che occupa un posto pubblico di crescere nelle sue competenze e non lo mette nella condizione di avere più denari e la possibilità di essere libero di decidere strade diverse a lui più confacenti.
              2 Solo chi ha denaro sufficiente che non è dato dal guadagno e i raccomandati o chi fa i corsi di aggiornamento di reparto finanziato dalle case farmaceutiche, ha l'aggiornamento specifico non sempre ottimale perché si chiede la partecipazione e le risposte a delle domande che non tutti comprendono. L'attestato di presenza comunque viene considerato formazione effettiva potenziale. Nessuno è libero di partecipare a corsi specializzati di aggiornamento che sono attivi all'interno dell'azienda e l'organizzazione non promuove questi corsi liberi a tutti in orari serali o pomeridiani. Il dipendente comune è coperto di un dolo del patrimonio formativo e se messo alla porta, non avendo opportunità di lavoro, se non ha i soldi che gli vengono per giunta ridotti e a rischio di fame e/o suicidio.
              3 l'organizzazione sanitaria in genere, ha l'obbligo morale di investire sugli uomini perché ha la titolarità del loro benessere. Deve salvaguardare la centralità del singolo restituendogli con la dignità, il rispetto e la conservazione e il favoreggiamento delle conoscenze: la libertà individuale che si riflette in ambito sociale.
              La gestione del personale ottimale a mio avviso è garantita da un buon sviluppo delle competenze date dalla formazione in campo, dalla variazione delle opere da svolgere anche in contesti diversi per trasferimento e soprattutto dalla disciplina educativa che perfeziona, crea confronto e permette l'individuazione all'interno del gruppo di lavoro delle eccellenze che non solo devono essere considerate, ma spinte a dare ad altre le informazioni che servono a sviluppare nuove forme di governo della qualità del servizio.
              Proprio come si comporta un chirurgo in sala quando opera con una tecnica nuova e poi la divulga. Questo comportamento vecchio ma sempre innovativo, permette reali avanzamenti di carriera e dimissioni volontarie.
              Perché cercare all'esterno del contesto persone di competenza ed efficienza comprovata quando le stesse si possono costruire all'interno dando possibilità e premio agli aventi diritto?

              La formazione che vorrei è libera ma organizzata. Con tavolo di confronto e corsi mirati a permettere la continua conoscenza ravvivata nel tempo a scelta del dipendente che diventa l'utente che crea informazione ma anche nella sua complicità, rinnovamento e libertà-.
              Composto domenica 19 luglio 2015
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                Scritto da: Fragolosa67
                Se dovessi pensare in grande e per il bene del paese, mi verrebbe logico proporre l'instaurazione di un Fondo Unico Regionale di Garanzia a Riscatto.
                Questo tipo di fondo porterebbe ad avere una capitalizzazione costante di un capitale a pronta disponibilità utilizzabile per muovere affari a lungo termine che garantiscono lo sviluppo della regione interessata.
                Il problema da risolvere e la sicurezza che deve avere il cittadino che collabora al fondo che, deve essere messo nella condizione di non perdere un risparmio sicuro che garantisce comunque un gettito economico rilevante ed utilizzabile non direttamente dai servizi per il sociale ma per migliorare la qualità di vita e garantire la ricchezza costante che permette alle imprese di sostenersi anche in caso di prime avvisaglie di crisi.
                Il guadagno vero della Regione deriverebbe dall'utile derivato dalle somme non riscosse per di causa mortalità sopravvenuta senza eredi e dal prestito a garanzia dato dalla richiesta di un'azienda in attivo che, cerca risorse economiche per progetti innovativi che hanno la garanzia della restituzione del prestito d'onore a prezzi agevolati. Non potrebbero essere corrisposti denari a garanzia agevolata per pagare il debito regionale o per sostenere i partiti politici oppure la stessa amministrazione in caso di crisi. Il fondo dovrebbe essere pensato solo per l'esclusività del mero guadagno garantito dato dal risparmio del singolo che lascia in giacenza il suo ammontare d'emergenza.
                Si comprende che questa fattibilità è per forza di cose complessa e deve essere gestita da una finanziaria seria o da una banca in grado di garantire la trasparenza e la sicurezza oltre a dei prezzi di gestione e degli interessi da restituire, competitivi rispetto ad altre banche o finanziarie.
                In pochi anni, l'Istituto potrebbe vantare un'ottima ragione sociale e un operato non comune per le aziende del nostro paese.
                Per attuare questo piano, la prima cosa che si deve fare è sostenere una politica di fiducia pubblicizzata da uomini credibili stimati dall'opinione pubblica.
                Alla luce di quanto avvenuto nel passato e nei giorni nostri, non possiamo pensare di presentare come contenitore del fondo sociale qualcosa chiamato banca né possiamo fare gestire il programma da uomini con pendenze penali e politicizzati.
                L'istituto deve essere innovativo nella sua ragione sociale e presentarsi con un nome nuovo anche se dietro al distaccamento c'è un marchio conosciuto come Le assicurazioni Generali o l'ubi che partecipano garantendo una stabilità finanziaria indiscutibile.
                Io chiamerei la "fiduciaria": Istituto per il fondo unico di garanzia regionale a riscatto garantito. Siglato per brevità: furg l'Istituto dovrebbe essere pubblicizzato in modo da fare capire che è nato esclusivamente per favorire il cittadino nell'espletamento dei suoi diritti e per abbattere la povertà sul suolo italico. Tali diritti si riassumono con l'art. 36 della Costituzione e a garanzia della mission nazionale: La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro e aggiungo io, tutti sono chiamati a partecipare e a concorrere con il loro operato, al benessere della collettività. Il furg consegue questo fine e nessun altro.
                Chiunque pensa di lucrare o danneggiare il popolo partecipe e socio verrà perseguito per reati contro l'uomo e contro lo Stato e per questo invitato a lasciare l'Italia dopo la detenzione.
                Se questo mio progetto si riuscisse a mettere in pratica, verrebbe meno per molti la paura di dare spazio ad altri e ci sarebbe più dinamismo nel mercato del lavoro e del denaro circolante sempre in continua evoluzione.
                A rimanere influenzato da un sistema di questo tipo allargato a tutte le Regioni sarebbe anche la nostra civiltà che in questo dinamismo vedrebbe un motore propulsore per vivere un periodo di benessere condiviso.
                Diventa più facile governare un paese che a livello regionale riesce ad amministrare ricchezze e lavoro e garantisce comunque nel contesto finale la ricchezza nazionale.
                L'organizzazione regionale di tipo federale in questo caso non è un disegno politico ma meramente economico che ha come fine il benessere e gli equilibri economici garantiti.
                La distribuzione dei servizi mirati dati dalla domanda effettiva sul territorio richiedente, sarebbe il secondo passo avanti. L'Italia in verità è un ponte che attraversa e sta al centro del mondo.
                Dovremmo pensare di più a questa cosa per capire l'univocità dello Stato e quanto siamo più fortunati rispetto ad altri che vivono in altri contesti. Noi apriamo i valichi e i passi romani antichissimi verso l'Europa ma non possiamo immetterci in quei mercati se non ci organizziamo prima a casa nostra. Non possiamo pensare di avere in mano un commercio comunitario senza comprendere fino a che punto possiamo concorrere con le nostre risorse. Neanche possiamo decantare all'infinito chi siamo stati mentre oggi ci apprestiamo a fare i perdenti con un debito pubblico che pagano pure i pazienti oltre che le vedove e gli orfani.
                Si parte sempre per obbiettivi e il primo di questi è l'organizzazione interna e la gestione del territorio garantendo sicurezza costante e nuove entrate legali che rispettano il prossimo.
                Dobbiamo crederci. Sentirci la bandiera tricolore. L'Italia e la sua storia lo pretendono ma anche i giovani che hanno diritto di sperare che per loro domani c'è un sogno da realizzare in democrazia e libertà. Cose concrete. Fatti messi non solo nero su bianco ma attuati e consolidati per tutti. La mia riforma del servizio pubblico a garanzia dei diritti costituzionali
                1) Il fondo unico Regionale Europeo Garantito a riscatto per tutti
                • i ragazzi che prestano la loro prima esperienza.
                • per chi si appresta a dare un servizio e non ha mai partecipato al fondo unico di garanzia
                • inserimento per tutti nel contratto di lavoro all'ingresso di ogni lavoro sia pubblico che privato da restituire senza poter essere intaccati da debiti o procedure con dolo, insieme ai denari dati dai diritti acquisiti per legge. Questi soldi devono essere il riscatto alla vita e devono essere quantificabili ai nostri cinquemila euro anche nel tempo, quota minima da inserire spontaneamente nel fondo per la vita.
                • liquidazione per il mantenimento in attesa di ricevere l'ambita pensione e in caso di patologia terminale o similare con prelievo spontaneo e libero senza dover produrre certificazione del medico. Con diritto alla auto - certificazione sul suo stato di patologia.
                • in caso di morte prematura del beneficiario del fondo, il nucleo famigliare può decidere se ritirare il fondo per aprire un esercizio commerciale o mantenere l'avvio dell'esercizio pre - esistente. Oppure non ritirare il denaro per favorire gli eredi.
                • Il fondo ricevuto in eredità può essere utilizzato in parte oppure completamente dagli eredi per fare fronte alle spese di successione e di mantenimento a causa dei debiti dove questo si rendesse necessario. In presenza di figli almeno 5000 mila euro devono essere disposti per legge per aprire un'attività o partecipare con l'utile all'ingresso in una cooperativa già pre-costituita.
                • In caso di maggiore che non ha più il beneficio della tutela, la Regione di appartenenza può impegnarsi su richiesta del potenziale beneficiario a prestare una somma di denaro che gli permetta di ricollocarsi nell'ambiente lavorativo confermato da documentazione. Questo solo se la persona non ha mai lavorato e non gode del beneficio del fondo pre - costituito. Penso ai mantenuti dal nucleo che perdono questa sicurezza per varie cause. Resta inteso che la restituzione deve avvenire con interessi stabiliti dalla Regione secondo i parametri già concordati ad interesse fisso o variabile
                • in mancanza di capacità di pagare per fallimento non previsto il fruitore del prestito d'onore ha l'obbligo di lavorare nei luoghi pubblici o privati con decurtazione di quanto dovuto.
                • Ho scritto il minimo di cinquemila euro ma penso ad un massimale di centomila perche una somma di questo tipo non solo rivaluta la cassa della Regione per i benefici che può trarne dal ricavo di prestiti o investimenti garantiti, ma permette al cittadino in difficoltà di sostenere un mutuo o un debito in, ragionando con serenità ad un futuro organizzato diversamente e autonomamente. La scuola deve essere in grado di insegnare ai nostri figli che la certezza in questa vita ce la danno le scelte corrette e cambiare percorso vitale non è necessariamente un dramma.
                Con un modo di pensare di questo tipo, la nostra politica economica garantirebbe una circolazione di denaro dato dalle micro imprese e maggiore benessere sociale. Inoltre abbatteremmo i casi di depressione e potenziali suicidi. Daremmo speranza a tutti e si ridurrebbero i reati e l'uso di sostanze psicotrope.
                Come amministrerei i posti pubblici
                2. Una quota di posti fissi a tempo determinato per cinque anni anche part - time (da vincere con concorso) non rinnovabile per chi ha interesse a svolgere attività all'interno dell'ambiente pubblico perché ha scelto di ottenere un'istruzione rivolta a quell'ambito e ha bisogno di crearsi un'esperienza all'interno del settore per garantirsi una maggiore formazione dopo aver ottenuto la qualifica che si è destinato.
                3. Una quota di posti per invalidi civili secondo le disposizioni in materia di occupazione già vigente.
                4. Protezione della donna sola e del fanciullo realmente in stato di bisogno che non dispongono di una persona convivente presso il loro domicilio o hanno altro vincolo famigliare che li sostiene, con un lavoro a tempo indeterminato con rapporto esclusivo e posto garantito al piccolo in età maggiore.
                5. Possibilità esclusiva di lavoro a tempo indeterminato per il figlio della madre realmente in difficoltà e possibilità di studio e di carriera all'interno di ogni ente di stato. Sono favoriti così tutti i figli della patria in modo esclusivo.
                6. Possibilità di un prestito d'onore, borsa di studio ed ogni garanzia che lo stato dispone per lo studio all'estero per i figli della patria che decidono di proseguire il loro percorso di studio per tutelarli e dare loro le stesse garanzie dei figli che dispongono di un nucleo famigliare certo. Resta bene inteso che essi possono avere il beneficio dato dal fondo a riscatto garantito regionale e della possibilità su richiesta di effettuare straordinari per liberarsi del posto fisso e concorrere liberamente alla creazione di un'attività commerciale o indipendente. Lo stato incentiva la formazione di ditte e cooperative e i ragazzi orfani, illegittimi e invalidi se in grado non sono esclusi.
                7. Una quota di posti a tempo determinato a chi è disoccupato e non riesce a trovare un impiego.
                Gli vengono corrisposti gli emolumenti con la sottrazione per legge di 200 euro per la costruzione del fondo di garanzia e arrivati alla soglia massimale pattuita sono dimessi con la restituzione del fondo per l'apertura di una attività commerciale a loro scelta secondo l'esperienza che si sono creati. Essi seguiti dai servizi per il lavoro, possono essere ricollocati a tempo determinato dove necessita allo stato o possono fare parte di cooperative a costituzione diretta e pilotata o si aprono un negozio.
                8. Annullamento di tutte le disposizioni di legge che ledono ogni diritto verso il dipendente.
                9. Causa di licenziamento per colpa grave. Lo stato promuove il rispetto e tutela l'uomo nella sua dignità e nei suoi diritti legittimi. Non hanno diritto al posto pubblico e sono allontanati d'ufficio e nell'immediato con la restituzione del proprio fondo tutti i sostenitori del bullismo e di qualunque atto che lede il rispetto dell'altro.
                10. I dirigenti alle dipendenze dello stato devono partecipare con un loro capitale partecipativo alla ragione sociale dell'Ente come si comporterebbero i dirigenti di qualsiasi altra azienda.
                11. Il loro onorario è di subalterno alle prime tre figure istituzionali in primis del direttore generale a cui devono la partecipazione corretta delle funzioni ad essi destinati. Essi avendo carica superiore rispetto ad un qualsiasi dipendente possono concorrere secondo determinati indici alla sostituzione dei tre direttori principali e dopo loro, alle cariche esistenti all'interno della Regione di appartenenza.
                12. In qualità di subalterni i dirigenti devono avere caratteristiche precise e professionalità acquisita all'interno dell'azienda oppure in azienda similare. Il loro corrispettivo non deve essere simile a quello di un manager che opera in aziende private e deve essere superiore di duecento euro rispetto ad un normale impiegato. Esempio di conto: l'impiegato di 4 livello percepisce 900 euro e l'ultimo 1600 euro con una differenza tra livelli di cento euro. Il conteggio deve essere il doppio del dipendente livello più basso che è equivalente all'ultimo maggiorato di 200 euro. 900+900= 1800; 1600+200= 1800. Più il bonus regionale per gli obbiettivi raggiunti che non devono essere mai volti a danneggiare i dipendenti nell'esercizio dei loro diritti costituzionali e civili.
                13. Se si aumenta l'emolumento ai dirigenti la stessa cosa deve essere fatta a tutti i dipendenti per adeguare agli standard di sicurezza economica il bilancio dello Stato.
                14. È fatto divieto l'aumento azzardato e di favoritismo degli emolumenti dirigenziali. Se ciò accadesse i dirigenti sono invitati a restituire quanto percepito in più.
                Vedendo la realtà del paese oggi peggiorata dopo venti anni, ho pensato ad una nuova economia produttiva dove i manager e non i famigliari sono tutti. La conseguenza dell'azienda è stata per i manager la privatizzazione dei servizi alberghieri e di molte costruzioni patrimonio pubblico.
                Oggi dovremmo fare un passo avanti per aggiustare trent'anni di malgoverno e sistemare innanzi tutto l'economia partendo dal ridimensionamento del valore dell'Euro. Per farlo dobbiamo rivedere gli emolumenti dei governanti, dei magistrati, dei manager e poi con questi denari creare un fondo per il reddito di cittadinanza come sostengono i grillini. Questa entrata sembra uno spreco ma è un modo nuovo di gestire e dare fiducia a persone che hanno un imput per mettersi in gioco e cercare la possibilità di garantirsi e procacciarsi il futuro sperato.
                È cambiato il modo di vedere il posto pubblico che non è più sicuro con la perdita dell'art. 18 e con la possibilità di essere licenziati. Rimane fermo il diritto alla dignità e al rispetto di ogni cittadino che è sostenitore del suo diritto alla vita. Produrre lavoro non deve essere per forza creare occupazione producendo materiali deteriorabili o che creano sprechi di risorse e di beni della terra. Il futuro sono lo scambio dei servizi e questi servizi spesso sono monopolizzati e gestiti dal governo.
                Dobbiamo avere il coraggio e la capacità di investire su un nuovo concetto di servizio alle persone e alla collettività escludendo lo Stato dalla nuova imprenditoria futura. Il servizio privato a questo punto deve essere per forza gestito dal popolo e deve garantire servizi qualitativamente superiori e all'avanguardia. Non credo che riusciremo ad abbattere il clientelismo ma lo stato dovrebbe avere il dovere morale di trattenere come pubblici e perpetui una quota di posti per i meno fortunati che devono avere la garanzia di poter disporre degli stessi diritti di tutti. Le tasse dovrebbero essere date dal pagamento di un corrispettivo che è dato dalle spese di tenuta del suolo che è demaniale e dalle tasse solite che si pagano in caso di attività in essere.
                Togliere i servizi alle persone dalle mani dello Stato vuol dire dare un volto nuovo alla Repubblica e permettere la nascita di nuovi organismi di controllo della tutela del diritto acquisito e della garanzia del rispetto delle professioni. Non credo che la nostra civiltà riesca a diventare qualitativamente così avanzata ma a mio avviso è il futuro certo per uscire fuori da anni di crisi causato dal furto.
                I privati che concorrono a mantenere il bene e il servizio che propongono non hanno la volontà di danneggiare il loro patrimonio saccheggiandosi perché il colpevole verrebbe fuori quasi nell'immediato e colpito.
                Le società che hanno creato cooperative dove i dipendenti sono stati associati e protagonisti della produttività fino al guadagno hanno dimostrato maggiore onestà. Il gruppo che si sente famigliare o lobbie ruba lo stato e coopera a fare rubare il gruppo creando l'omertà.
                Le amministrazioni pubbliche si salvano se tutti i dipendenti si sentono associati e dalla produttività ricevono un guadagno finale e la partecipazione. Il mio è un pensiero quasi comunista forse ma considero che debba essere studiato e modificato in modo più confacente con la nostra realtà per permettere lo sviluppo e il progresso della Nazione.
                Forse non siamo pronti ad essere partecipativi ma se lo facessimo a carico dello stato ci sarebbero meno spese e sicuramente diventeremmo più ricchi tutti e più aperti verso gli altri. La vendita degli immobili di proprietà dello Stato visto da questo punto di vista sembra un errore di gestione e un danno patrimoniale dello Stato e in effetti lo è.
                Creare le ditte d'appalto che garantiscono i servizi alberghieri sono un timido segnale di orientamento verso il mio pensiero. Penso che in economia non ci vuole timidezza ma capacità nell'affrontare le situazioni e per farlo io avrei provato a fare un esperimento in una Regione piccola come il Molise e piano piano avrei allargato i miei orizzonti verso tutte le Regioni. Essere ricchi e indipendenti ci permette un confronto diverso con la vita e pensieri diversi. L'abbattimento dell'indice di povertà è un obbiettivo grande che deve essere al primo posto nei pensieri di chi ci amministra e amministra le nostre ricchezze.
                Sei io divento proprietario amministratore del mio lavoro e delle cose che utilizzo pagando comunque le mie tasse, esse saranno meno ed io posso investire su altro o rimanere e sentendomi socio agire per il bene di tutti.
                La nostra vanità e la nostra individualità sono appagati e rendono tutti più felici. Lo stato si snellisce di competenze ma riceve i denari che occorrono per l'esercizio del governo.
                Potrei fare un esempio di un americano che insegna ai dirigenti di grandi società per azioni:
                se prendiamo un reparto e ci scriviamo un numero per terra, noteremo una cosa. L'indomani tutti i dipendenti si chiederanno cosa è quel numero.
                Il capo dice che è il fatturato del giorno prima. Sembra non avvenire niente invece alcuni di loro si sentiranno in dovere di superare quella cifra altri no. Per istinto e per emulazione alla fine tutti partecipano a migliorare la produttività e la cifra che verrà scritta a terra sarà il massimale possibile che quei dipendenti potranno ottenere. Un altro risultato evidente è che tutti avranno speso tutte le loro risorse fisiche per raggiungere l'obbiettivo e molti di loro crolleranno se il ritmo rimarrà così sostenuto. Diminuirà l'assenteismo ma alla fine avremo le conseguenze date dallo stress e dalla schiavitù protratta ma avremo conseguito l'obbiettivo di essere i primi in quel campo.
                Composto giovedì 21 maggio 2015
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                  Scritto da: Fragolosa67
                  L'animo umano racconta intrighi e bassezze fino a quando chi tiene il branco al cappio lo consente. Mi viene da pensare che in verità la cattiveria e ogni comportamento nefasto, per il quieto vivere sono proprietà legittima della specie umana. Per ovviare ai nostri crimini è stata restituita la morale. Essa imprigiona i buoni per renderli pasto dei carnefici. Ritengo più logico un mondo bestiale fatto di guerre e di cattiverie e di invidie gratuite piuttosto che un mondo di persone distinte. È furbo uccidere ed essere fautori dei crimini, offendere la vita per un soldo che poi restituiamo ai superstiti delle nostre spoglie.
                  Di noi giustamente ad una certa ora nulla rimane fuorché l'innominata polvere secca e asciutta per legittima giustizia. Suppongo, l'incognita della morte un momento grande di debolezza amorosa di un Dio misericordioso. Nel nulla si confonde la bassezza umana. Scema ogni aggressività e restituisce la poesia che un prato distinto raccoglie. Quanta morte in un prato fiorito! Eppure parla di vita nel silenzio di ciò che si perde nell'ombra delle nostre risate e dei nostri canti tra gli uccelli che cinguettano felici dopo un lauto pasto a base di lombrichi. Sono utili eppure non riescono a liberarsi del ciclo continuo di sopraffazione di ogni individuo. Davanti all'ipocrisia, ai falsi perbenisti, mi chiedo cosa è veramente l'umanità che vivo e quanto significa per queste persone tradire il seno del proprio essere che invece è divino.
                  L'amore diventa un bene inaffidabile, irraggiungibile nella condizione dell'essere malvagi. Ci perdiamo davanti ai pregiudizi ma pretendiamo di fare parte di un convivio tra amici.
                  La carità è un punto di incontro tra menti intelligenti che scoprono un altro tipo di mondo fatto di quell'amore creato non da noi ma che cerchiamo invano senza riconoscerlo presente. Lo lasciamo sfuggire a volte per pigrizia, per vanità per interessi materiali e soprattutto per limiti mentali.
                  L'uomo un animale aggressivo e petulante che ama la rabbia e nell'affanno cerca qualcosa di sincero. Ho visto molta tenerezza in uno sguardo pieno di sofferenza. Ci ho trovato gli occhi di un padre che restituisce un segreto di libertà. L'uomo che soffre riconosce il bene e lo cerca e lo chiede. Si confonde nel cuore di Dio pensando di trovarci un riparo. L'unico vero amore.
                  L'uomo manca spesso di sofferenza per questo crede nei crimini.
                  Composto venerdì 27 aprile 2018
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                    Scritto da: Fragolosa67
                    Ho pensato agli squali. Al loro modo di generare la dentizione ogni volta che la perdono. Credo che il segreto della loro fortuna stia nella longevità che di molto superiore a quella umana. Uno squalo può vivere 500 anni e inizia il processo di sviluppo post Natale a centocinquanta anni. Noi viviamo in media cento anni e iniziamo il nuovo processo di sviluppo a sei anni. In scala gli anni corrispondono allo stesso processo di sviluppo anche se quello dello squalo appare più lento e protratto nel tempo. La lentezza data dalla longevità crea il miracolo di rigenerazione continua dei denti. Potremmo anche noi avere la stessa capacità se avessimo la stessa condizione di sviluppo o la possibilità di appropriarci della proteina che sviluppano i batteri degli squali che albergano nel cavo orale dell'animale. Se fossi un ricercatore dotato di laboratorio funzionale raccoglierei questi batteri e li coltiverei cercando di farli interagire con i batteri responsabili della carie umana. Forse riuscirei a creare una proteina resistente capace di combattere questo dramma e restituirei il sorriso a tutti. Lo penso perché i batteri e i virus sono in grado di replicare i dna e si adattano all'ambiente che colonizzano.
                    In futuro avremo un vaccino contro la carie? Chissà forse a volte i miracoli accadono.
                    Composto venerdì 9 marzo 2018
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