Scritta da: Monica Cannatella
Reggimi il cuore, ho paura che cada e si faccia male un'altra volta... Una volta di troppo.
Composta domenica 10 novembre 2019
Reggimi il cuore, ho paura che cada e si faccia male un'altra volta... Una volta di troppo.
Non ricordo più il mio nome. Troppe volte la gente mi ha chiamata "credevo", "speravo", "pensavo". Invece il tuo lo ricordo bene. Ti chiamavo "fiducia", ma un giorno ti ho perso. Da allora, non sono più la stessa.
Vi capita mai di smarrirvi, di perdere voi stessi? A me capita spesso! Di solito mi tiro fuori da questo casino da sola, ma stavolta no, stavolta ho davvero bisogno di qualcuno che mi venga a salvare. Niente principi e spade, niente elmetti e guerrieri. Mi serve semplicemente qualcuno che mi tenda la mano e che mi dica: tranquilla, se caschi ti reggo io.
Ed ho contato i giorni nell'attesa di te. Un'attesa inutile, ci siamo persi i respiri affannosi, le dolci carezze, i baci appassionati. E credimi, quel "ci siamo persi", fa più male di ogni altra cosa al mondo.
Lei riusciva a cogliere cose belle anche dove la gente non ne aveva mai seminate.
Non fare mai del male a nessuno. Ma non permettere mai a nessuno di farne a te.
Devi essere davvero sordo per non sentire il rumore dello squarcio che mi hai fatto al cuore. Oppure hai deciso volontariamente di tapparti le orecchie.
Non c'eri mai tu. Mancavi quando fissavo il cielo in attesa che quell'azzurro mi facesse capire il perché. Quando felice come non mai ridevo di cuore sperando che la mia fragorosa risata arrivasse lì da te, ovunque tu fossi. Chissà dov'eri poi. E quando ho cercato un appiglio per salvarmi, per non annegare nella solitudine e nel vuoto dei miei giorni? No, non c'eri nemmeno allora. Ti sei perso tante cose di me. Ti sei perso me!
Le nostre mani non si sfioreranno, la mia bocca non conoscerà mai né il sapore dei tuoi baci né il profumo della tua pelle. Non abiterai mai nella mia vita e, quando avrò bisogno di guardarti negli occhi per trovare un appiglio, tu non sarai qui. Niente colazione insieme, niente chiacchierate davanti a un caffè troppo lungo e due toast troppo bruciacchiati. Niente risate perché ho indosso la tua camicia, più grande di tre misure. Niente "noi". Niente di niente. Mi spaventa a morte tutto questo niente, più che altro il dovermelo anche fare bastare. Perché l'unica cosa che alla fine mi rimane di te, è la mia immaginazione e la certezza che ci apparterremo sempre.
Ti aspetterò, e se vorrai farlo anche tu, non importa il tempo che ci sarà da aspettare. Un giorno, un mese, un anno, per sempre, per l'eternità.