Venere salva sazia la mia ira con la visione vasta del tuo nome io, prosternata a tacite derive d'aspettazione ho sguardi di future cadute ed incline ad ogni forma pregna di spazio, alzata al lievitato equilibrio dei venti, sprezzo la forza mobile del dotto pensiero e mi concentro nell'aperta chiave della divinazione.
Dio mi chiama, virgulto mentre porto le vene giù nel mondo fino a che si corrompano di terra. Dio mi chiama a che canti altrove un grido ed un sibilo ardente di vendette. Dio che vuole i miei gemiti e la furia mi raggela se tento mille mani mettere la mia polvere di zelo.
Mai vidi uomo così irsuto e bruno portatore di dura adolescenza, dolce all'impatto con le cose pure ché tu sei sempre casto e benedetto dentro l'ansito grande dei tuoi occhi ché somigli a tua madre nell'andare nell'incedere puro nella scienza e non ardisci di chiamare uomo colui che non si getta la colata di questa verità nella figura Io ti ammiro e ti sento, una cascata di forsennate e ripide parole e il tuo silenzio pieno di coraggio.
Accarezzami, amore, ma come il sole che tocca la dolce fronte della luna. Non venirmi a molestare anche tu con quelle sciocche ricerche sulle tracce del divino. Dio arriverà all'alba se io sarò tra le tue braccia.
Coi ginocchi piegati sul primo dei tre gradini dell'Altare, Dio dell'innocenza io Ti chiedo al mio amplesso. Non tarderanno a sorprendermi braccia d'incensi mistici ondeggianti al sommo delle mie chiaroveggenze. Né mancheranno i grappoli nevosi delle Tue leggiadrissime abbondanze al mio secco palato. Ti vedo, Estasi ripida dell'oro, flusso di gemma alzata all'agonia: Il Tuo Unico Senso occhieggia misterioso e ineluttabile dietro cieca persiana. E Ti canto in segreto spiccando gigli e spade dalla gola ch'esita a rivelarsi in tutta la sua ampiezza prodigiosa. Ah, Dio dei miei miracoli segreti: vengo a nutrire della mia presenza il seme di Misura che m'appartiene e indugia nel Tuo palmo. Quando germoglierà la mia Figura?
Io su te non ho un nome ma rammento di dirti prima, anzi che ti giunga nuova voce dall'alto questa follia che non dà destino. Come quieta fontana o soleggiato pesce scherzoso avvolto ad una spina come il prisma del grano che profonda la sua attesa nel sole prima di denudarla dentro il pane così sei, religioso per tua sorte dacché cali i tuoi spiriti pensosi sopra le immonde piazze dei poeti. So per me stessa tutta la visione del tuo canto patito come neve che ti preme d'amore alle ginocchia. Con te unita, soffrente di una voce di verissimo stacco, ho vigilato presso l'albero alto che rammemora Dio, gli Angeli, i foschi demoni della nostra poesia.
Per decreto del sangue trasse dall'orcio azzurro della fuga il ben scolpito ed affilato brando e lo vibrò più alto dei confini vitali: su cervici immaginose, cui la sua miseria umana contrastava in agonia di serafiche forze. E non lo volle vittorioso la Furia che s'accampa ora pietosa al lato del suo scudo.
Sorridi donna sorridi sempre alla vita anche se lei non ti sorride. Sorridi agli amori finiti sorridi ai tuoi dolori. Il tuo sorriso sarà luce per il tuo cammino faro per naviganti sperduti. Il tuo sorriso sarà un bacio di mamma, un battito d'ali, un raggio di sole per tutti.