Quando codesto dèmone mi assalta, e con mani gravose e con mascelle dense di schiuma tutta mi divora, io mi rivolgo a te con gli occhi pieni di muto assenso e non ti dico basta, so quel che soffri mio signore quando ho le mani contorte e gli occhi muti, so che mi vedi fremere di rabbia contro mille imposture, o canto vero, se potessi tu pure come esperto grave chirurgo giungermi nel cuore e strapparvi il tormento, allora un urlo io darei di beata meraviglia, di contentezza, o Dio adorato e pieno come la notte, se mi capovolgo vedo le stelle e oscuri firmamenti tremano in me, di notte, quando taci.
Padre, se amo e dimentico, perdono, spiga profonda dell'ardore mio, padre non disdegnarmi anche se accendo alle tue antiche e gelide ginocchia questo rogo violento che ti atterra. Vedo dentro nell'anima il tuo volto così profondo di minaccia e altero, sento su me il tuo dialogo scoperto, ho la visione assurda del tuo riso. So che mi hai rilanciata dal tuo grembo priva di tutto, nuda come un ramo che non possa per te rendere fiori so che mi appoggi ad una rupe spenta per saggiare il mio moto. Ebbene, Iddio, io son fatta così, una mendicante, una che geme se tu l'allontani, una che senza te non può volare ma strisciare per terra. Fa che amore mi riporti al tuo seno, io sono tua sino da quando mi posasti in seme dentro grembo di donna, io sono tua sino da quando in me nacque ragione. Ora perché me la riporti via?
La linea oscura del silenzio è grande, passa sopra le cose all'infinito, le deterge le tinge le colora, la linea enorme del silenzio è retta, retta come l'assenza del Signore, e se scende nel cuore vi risolleva l'acqua intorpidita da una lunga tangente di menzogna, la linea curva del silenzio è grande.
A lungo, modulando le discrete erte forme del cuore per attingere a foce inconosciuta mani esangui di donna e mani vigorose e pronte, il solco hanno tracciato in circolo alla terra perché vi si calasse inopinato seme, ristoratore del peccato. Ma poi che avvenne il crollo onde di un moto originario mosse la dolcezza della sua pura essenza, nudi giacciono in sonno gli antenati, anfore chiuse al fremito del parto.
L'aria infiammata che mi invoca a danze di primavera non può nulla ormai sopra il mio corpo sordido dagli anni.
La mia fame è più alata di un uccello ma si ciba di stupida gramigna.
Forme pure mi scuotono la mente perché traduca tutte le mie ire, ma ho le mani inceppate dalle tristi catene d'ozio e grande lo sconforto mi ha diluviata dopo che sparisti.
Se affidassi al buon vento questo viso dove già si accavallano le tracce di un'antica bellezza e mi affissassi alla mano pulita della luce, so che ne tornerei trasfigurata.
Sono cresciuto in una terra strana dopo che hai messo all'ombra la mia luce, quasi non mossi piede dalla soglia della mia meraviglia per il dio nuovo cui tu m'opponevi. In me cresceva il Dio dei miei domini (ero ancora ragazzo) ma tu mi hai rotto l'urlo ai vorticosi margini della bocca, l'urlo della potente giovinezza. Mamma, io ti ringrazio dalla rigida tomba entro cui siede il mio pensiero finalmente puro. Ora vedo che a forza mi hai strappato il verde degli amari desideri, mi hai edificato come l'architetto sapiente che ritoglie chiari miti dalle antiche macerie.
Nacqui umana rovina come tutti, tu mi hai intessuta un'ala senza geli...
Tu mi domandi per sempre, ma io non ho vita continua; ti nutrirei di attimi soltanto. Sono l'apparizione che dilegua, e il tempo che intercorre fra due tappe è una tregua a favore della morte. Io vivo nello spazio di un amplesso: tu stesso mi maturi senza accorgerti sotto il tepore delle tue carezze... Ma ti confesso, e credimi: non c'è forma di donna che continui, dentro di me, il rovescio dell'amante.
Non avete veduto le farfalle con che leggera grazia sfiorano le corolle in primavera? Con pari leggerezza limpido aleggia sulle cose tutte lo sguardo della vergine sorella. Non avete veduto quand'è notte le vergognose stelle avanzare la luce e ritirarla?... Così, timidamente, la parola varca la soglia del suo labbro al silenzio costumato. Non ha forma la veste ch'essa porta, la luce che ne filtra ne disperde i contorni. Il suo bel volto non si sa ove cominci, il suo sorriso ha la potenza di un abbraccio immenso.