Piccola strada
che non porta a nulla,
col mio piede zoppo
che certo non mi aiuta.
Potesse la voglia
far camminare le gambe
sarei già là da tanto tempo,
ma ci si è messo in mezzo il mondo
per lasciarmi indietro,
per farmi vivere due vite in una
senza arrivare in fondo.
Eccetto che il sogno non resta niente,
ed anche il niente
è da contrattare giorno giorno.
Questo mio fratello ombra
che mi segue sempre,
solo io lo so che esiste,
ma ormai mi serve solo a sfogarmi
e dare a lui le colpe,
muto secchio
per la mia spazzatura.
Ho aperto il frigo,
era pieno di parole,
qualcuna ormai marcia,
le ho messe dentro un mixer fatto a bocca,
ne ho fatto frasi.
Di quelle rimaste,
troppe e confuse,
ho fatto polpette,
le ho condite con i miei pensieri avanzati
e le ho rimesse in frigo,
per la prossima voglia.
Oggi è primavera,
la vedo con gli occhi
ma non la sento col cuore.
E adesso si è calmato
il vento,
non sferza più,
ma il cuore no,
lui urla,
come se fosse fuori da me
in corsa,
in fuga,
e batte forte,
lo sento,
come una bomba.
E la rabbia,
la consigliera di sempre,
mai ascoltata,
temuta,
ma saggia con me,
lei che mi guarda con sdegno,
io che l'ho tradita,
delegando le mie ragioni a terzi,
io che non gli ho permesso di farsi spada.
Si allontana in cerca di un corpo nuovo,
di nuovo lavoro.
Respiro forte,
fermo al muro,
inutile.
Aizzi alla caccia alle streghe,
coinvolgi tutti,
quando sei tu la strega.
Ti hanno vista di notte dare la caccia a te stessa,
rincorrerti in cerchio,
urlare e sfuggirti.
E poi di giorno,
ripetere il gioco,
il chiamare alla caccia,
per chi ancora ti crede.
Cappotto e cappello,
non prendo le chiavi,
non farò più ritorno.
Non importa il nulla che ho davanti,
è importante il troppo che mi lascio dietro,
quel troppo che ormai ha riempito la casa,
non c'è più posto per me.
Foto di ieri con me giovane,
carta di seppia.
Foto di oggi con me vecchio
foto ricordo,
per chi vorrà ricordare.
Io non mi guardo neppure più allo specchio.
Lo chiedo a chi incontro
di dirmi come sono,
di farmi da specchio
solo per un momento.
Se sento l'odore di uno specchio intorno
schivo la strada
per non rischiare
di dovermi vedere,
di sentirmi osservare.
Prima prendevi fuoco per un sorriso,
uno sguardo,
un paio di gambe,
prendevi fuoco con qualche bicchiere in più.
Certe volte bastava una parola di troppo.
Adesso invece daresti fuoco a tutto,
e nel tutto ci sono tutti.
in questa sera,
pesante come tutte,
seduto.
Con te davanti,
a raccontarti a me,
che avrei molto di più di te da dire.
Tu che interrompi
solo un attimo
giusto per dare ancora fondo
al tuo bicchiere,
io che ti verso
ciò che trovo in giro,
faccio da cameriere.
Sento il tuo parlare,
ed evito commenti,
per non darti modo
di ricominciare ancora
o farmi scomode domande...
Ma se dovessi aprire la porta alle mie parole
ed iniziare a raccontare tutto il mio,
sommergerei la stanza,
ed anche il fuori,
ed una volta vuotato il mio immenso sacco,
forse troverei la forza per fare finalmente ciò che dovrei.
Giustizia,
per me e per gli altri,
per tutti quelli ridotti a nulla
quelli senza la tessera
e senza protettori,
quelli incapaci di adeguarsi
a barattare il poco
oppure il troppo,
per consenso,
quelli senza bombe o mitra,
forse senza coraggio,
ridotti dalla vita solo ad ascoltare
senza più avere ne la voglia
ne il coraggio per parlare.