Il letargo
L'aquila reale
proprietaria di nidi
su vari piani.
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L'aquila reale
proprietaria di nidi
su vari piani.
I muri parlavano si dicevano tutto!
Le fessure, le fessure erano le loro bocche
i pori respiravano anche il veleno, tutti
quanti gl'istanti s'amalgamavano: nella
stanza una luce nasceva e spirava.
Alberto, era fra quei muri il più silenzioso
le sue mani aprivano mondi d'argilla
compagna, arrivava a misurare
la scheggia solare.
Non combacia il puzzle, hai provato e lasciato
andare voglioso d'ogni cosa: dalla rosa
senza profumo che porta in sé una
bellezza nuova e al buio sfuma.
Alla pinta di birra scura che abbassa il tuo sguardo
preda della ragnatela; suggestionata
la tela si vela di fumo.
Compaiono così i tuoi amici e
tutte le cose che si fecero piccole
per essere, da te, dimenticate.
Il conto a ritroso il tuo viso mi sfiora,
sobbalzano i secondi, s'annullano:
il tempo spavaldo l'anno deflora.
Un perlage salta nei capelli e fra
le dita il calice collassa; calpesto
ridendo la melagrana.
La testa aleggia con lo spirito,
il freddo esalta il respiro, che va e
viene-va e viene, per capriolare nella fumana.
La volta arde, sono sparite le stelle, la
musica si fa pittura cangiante: un pane
ha in serbo per noi una monetina augurale.
Fra le sfere di bosso, un portone
antico e ospitale, dischiuso al sole,
sognante, che ha il potere di apparire alla
gente, come una visione.
Più o meno pensoso, tocca le vene
d'un Trumeau, e c'è nel suo stile uno
sprazzo d'aprile, per niente maldestro,
ma con fare modesto, leggermente
piegato, scema verso il bronzo d'un leone ruggente, dentro un cristallo raffermo, o su
un cavallo imponente: lui, l'antiquario.
Un quadro circonfuso par catturare il
suo gesticolare con perizia, e quel
batter prezioso sul comò, addentrato
dal tarlo rabbioso.
Mirabile natura
che scolori e t'abbandoni
e di tramontana tremi
ogni cielo in te si fonda
nel sottostar che ti feconda.
Svelta m'inclino-
un fascio d'acqua scende
apro e chiudo
mi tuffo nell'attimo
approdo nell'acciaio.
Svelta m'inclino-
un fascio d'acqua scende
apro e chiudo
mi tuffo nell'attimo
approdo nell'acciaio.
Quella durezza-
che dona la pienezza
di sbrisolona
ingoiata di gusto
bagnata di lambrusco.
Il piatto prende-
riso alla pilota
chicco-salciccia
forchetta operaia
dentro circonferenza.