Santa Maria -
del profeta per l'Islam
Nostra Madre di Dio.
Composta venerdì 15 agosto 2014
Santa Maria -
del profeta per l'Islam
Nostra Madre di Dio.
Nel rumore del mare io ti sento
albeggiare sulla riva ionica,
col tuo canto che patisco dentro,
stordita dal gemito del vento.
Vitale al mio fianco io ti vedo,
il tuo sorriso un bianco di conchiglia,
nella fluida maniglia delle onde
circondato dalla meraviglia.
Mare senza pace, che pace dai
a noi, sconosciuti sulla terra,
solo con te possiamo stare,
bagnandoci di lacrime di sale.
Ogni goccia
patrimonio minerale
l'estate beve.
La natura mi prende e serena mi rende,
il suo profumo,
che spande nell'aria dell'estate matura:
la dolce frutta e la tenera verdura.
Ti guardo, sotto un cielo immobile,
raccogliere i bei mirtilli e farmene dono,
nel tuo modo esuberante che afferra,
e tocca prima il cuore e poi la terra.
Metti sul mio capo la menta piperita,
nelle mie mani un po' della tua vita,
e sento il tuo profumo che sprigiona.
Sulle onde collinari giorni di sole opaco,
sogni intrepidi drenati dal tempo,
sale la brezza dalla valle,
sulle foglie sfinite e il frinir delle cicale.
Il torrentello gorgheggia l'adesso
e sui suoi sassi non torna.
Noialtri della mezzanotte,
incantati dai versi degli uccelli,
adoperati ad arte seppur parsimoniosi,
inconsapevoli autori di fiabe.
Si sta schiudendo il mallo delle noci,
e sul tronco di strade un andirivieni,
di formiche nervose, irrefrenabili,
nel loro trafficar convulso.
Siamo in un paradiso distaccato
scivoliamo e scopriamo segreti
segni scolpiti ci attirano
spigoliamo sembianze
sogniamo e ci arringhiamo
s'incorporano i nostri secreti nella terra
ci allontaniamo dalla collina tumefatta,
tra il penzolar di-vino dei vigneti,
un gatto selvatico dall'albero sgattaiola,
mano nella mano sorridendo scendiamo.
Siete sazi miei passeri lontani,
non avete bisogno della mano amica,
nell'aria si respira il cibo
e il davanzale della mia finestra è vuoto.
Per ogni uomo filano le Moire:
fuligginose e intoccabili,
e il finir del giorno le evoca insieme,
ma Atropo è colei che recide,
con mano ferma,
quel filo più o meno lungo che ci tiene.
Volevo soltanto il dolce e un po' di thè,
ma tu mi cantavi Something stupid
e il tuo sguardo si perdeva,
mentre ti scuotevo con fraterna compassione.
Ogni tanto mi parlavi di un amore infelice,
volevo conoscere quella stupida che ti faceva piangere,
ma tu mi rispondevi ch'era impossibile.
Poi, il silenzio e nel silenzio,
mi piaceva pensare di non pensare affatto.
Di nuovo le note rifocillavano l'aria.
sottraendo alla parete la sua nudità,
nell'armonia che si proponeva sonnecchiando.
Sul fare della sera ti ho visto guardare la luna,
come fosse la prima e unica volta,
davanti a noi nel verde il dondolio dei papaveri,
e la tua voce che sussurrava la poesia.
Una bandiera a fiamma armeggiava da una torretta,
sulla montagna era protetto il sito dell'aquila di Bonelli,
il blu del cielo s'intensificava e all'orecchio ti dicevo:
"dai, vieni, andiamo via".
E tu, hai dapprima seguito la mia voce,
poi, l'hai inseguita,
fintanto che s'è persa nel nembo che maggio attraversa.
Sul fare della sera ti ho visto guardare la luna,
come fosse la prima e unica volta,
davanti a noi nel verde il dondolio dei papaveri,
e la tua voce che sussurrava la poesia.
Una bandiera a fiamma armeggiava da una torretta,
sulla montagna era protetto il sito dell'aquila di Bonelli,
il blu del cielo s'intensificava e all'orecchio ti dicevo:
"dai, vieni, andiamo via".
E tu, hai dapprima seguito la mia voce,
poi, l'hai inseguita,
fintanto che s'è persa nel nembo che maggio attraversa.