Pioggia; sei tu che gridi sul finir di luglio presa da spasimo e così piena d'orgoglio fai breccia per le strade a digiuno e bagni campi, prati e boccioli di giglio.
…Adesso vedo chiaro e scuro
dentro ai tuoi versi da queste tenebre assolto e libero da queste ronde notturne e odori di gelsi e tortuoso sentiero, illustro effimero.
Incendio dell'anima e nei campi assolati ecco l'olezzo di sabbia e pioggia l'unione di due innamorati che in questo finir di luglio è parola saggia.
Intenerisci di sorrisi e agguati con rumori di tuoni e scrosci improvvisi; tu pioggia in estate, di monti affamati e tutto rinfresca il senso, l'aria per noi indecisi.
Sfrigolano le stelle sul pane fresco delle mie ore mentre in onde il grano m'affoga di cielo e fiorisco nel volo degli uccelli parlando con l'eco gridando vallate frantumandomi il volto nella danza sincopata dei semafori metropolitani.
Un miglio d'oro mi legge la carne misurando in numeri vuoti la corsa del mio respiro la danza stanca del mio sguardo e nella coppa delle mani si versa la notte che bevo come un'acqua d'oblio.
Si schiude la mia bocca in petali al mattino.
Sul duplice urto del giorno e della notte mi scorre nelle vene l'acqua del mare, ed i miei sogni sono ali di corallo correnti d'alghe ed il gracidare delle rane.
Siamo forse noi nei mattini sui monti il sole, luce riflessa di poeti antichi?
Noi, noi che accorriamo nel tempo, noi volteggiando inseguiti insicuri siamo destinati a trovare la morte... morte
Noi che accorriamo nel tempo quieto d'autunno sui campi dove uomo non scoviamo alcuno, volteggiamo inseguiti ma siamo destinati a trovare la morte su questi campi a noi stranieri.
Emozione. Di un momento infinito, luce fra la nebbia, silenzio dopo lo sparo; momento vissuto ma mai capito, amato e mai tradito. E ora su questo tavolo cenere spazzata via dal vento, dissolta nel tempo di un momento. Ciò che ne rimane è qui nell'aria è qui e lo sento. Paura del buio nel sorriso dei tuoi occhi, ma c'è solo vita nella lacrima che dolce scivola via. Il mio tormento.
Vieni con me contempleremo insieme l'alba al mattino c'incanteremo a mirare le stelle alla notte ascolteremo del cuculo il magico richiamo e degli altri uccelli i versi più belli; ti prenderò per mano e correremo bambini ancora estasiati nel vento dietro all'aquilone.
Vieni con me ti racconterò storie fantastiche per farti sorridere starò in silenzio quando lo vorrai ti cullerò allo stormire del bosco cercherò sentieri impervi e fiumi da guadare per prenderti in braccio.
Vieni con me ti premierò con mille baci e carezze infinite quando con me avrai raggiunto dei monti le cime più ardite ammireremo i prati in fiore e non troverò neppure uno che sia bello come te.
Sono contento Non scarabocchio più il tuo nome dove capita Riflesso lontano di un amore offeso Naufragato e affondato senza superstiti. Sono contento Il risentimento cede il passo all'indifferenza Panacea di rimpianti assopiti Sepolti da giovani cicatrici. Sono contento Immagini di un volto nuovo, pulito, sincero Aspettano da qualche parte... Questo maledetto tempo, ora non più Il nemico da sempre temuto e osteggiato. Sono contento Un blues sospirato in dodici battute Dodici i battiti di passione per una diversa stagione Improvvisazione di pause incerte follemente da vivere Note lunghe per arrivare alla fine dell'assolo. Sono contento Liberato dalla tua assenza Finalmente libero dalla tua presenza.
Lacrime che cadono tra i respiri. Pensieri che tornano, che ricordano lontane figure allo specchio ammantate d'orgoglio e di solitudine. Pensieri che muovono, parole che sfociano in immagini, e tra di esse il tuo volto severo si fa beffa delle mie incertezze. Tra le inquietudini delle mie nottate, con il violino che suona, la pioggia che cade e silente taglia i miei vestiti in gelidi brandelli… se solo smettesse. Se solo la pioggia smettesse di scendere così implacabilmente sui nostri destini, sul mio cuore che non conosce più il tiepido tocco del sole, sulle note di quel violino che da lontano suona impazzito di speranza… se solo smettesse. Ma il lamentoso suono si propaga, implacabile come una malattia, e si bagna di pioggia, si bagna di infiniti rimpianti. Le nuvole son là, e non parlano di te, ma tacciono nella loro immutata vanità come fossero parte della stessa sfilata, parte della stessa melodia. Il violino suona, suona, e suona ancora. Se solo smettesse di suonare, se solo smettesse di ricordarmi che non sei mia….