Sin dalla sera, la neve cadeva fitta e leggera; ed al mattino, una spessa coltre, soffice e bianca, ammantava tutto con la sua gelida faccia stanca.
Giù nella via, un giovincel gioioso giocava ha pallate col suo can festoso, e la gente, con passo lento camminava, con un fruscio al piede, che la neve calpestava.
I passeri, infreddoliti ed affamati, volavano sconcerti, cercando di trovare qualche cosa da beccare. Cosi i miei pensieri Intrecciavano voli
Con le falde leggere, che s'adagiavan sulle coltre diaccia della neve.
Allor sentii l'invito a riposar la vita Nella culla del verno, come il frutto di una bacca, d'un bacello, e risvegliarla poi, fiorita al dolce tepor della primavera, che il sole timido riscalda, e l'uom fa sognare nella sua sfera.
Sogno una notte rossa, aria arancione e i tuoi capelli biondi
Sfuma il cielo e io sogno una notte rossa, aria arancione e i tuoi capelli biondi in un miraggio che non ho trovato finora
il fioraio ha già chiuso con le sue ordinazioni non posso neanche prenderti qualcosa di carino; e nei miei passi leggeri sento il cuore pesante seguo l'orizzonte voglio solo ascoltare per sempre il tramonto; lo seguo tra i campi, guado un fiumicello nella strada complice di tante sere, e tocco finalmente la sabbia della spiaggia che luccica della debole luce serale. Tra il suono delle onde il tuo pensiero mi confonde, non riesco neanche a pensare, cercare di fare qualcos'altro
Sulle maree della mia vita guardo le onde, il mare questo amore è troppo grande ormai pensare vuol dire amare
e lo guardo lì che scappa nell'orizzonte nell'infinito a fuggire da chissà cosa un amore che ha paura gridano i gabbiani
Non riesco ad affrontare questo mare questo amore che mi lascia sulla spiaggia solo a sognare sentire gabbiani setacciare rupi e sabbia in un'eterna serata di maggio schiarita dal tramonto che ovatta l'atmosfera in questo fotoromanzo che sa di vecchi ritornelli
Vorrei attraversarlo ma non riesco; vorrei amarti ma non so amarti;
Voglio solo sussurrarti, nel vento, che rimarrò sempre qui, sulla spiaggia, a guardarti ad ascoltarti ad aspettarti, vivendo del sognarti.
Sto aspettando un momento di pace infinita come quando distesi in un campo di grano si sentono solo gli aerei passare e ogni nuvola è un gioco sempre da trasformare... come quando nell'alba di un dolce mattino si ode soltanto il rumore del mare e la sabbia che scivola fra le mie dita ha il fruscio della seta e il silenzio è un incanto rotto solo dal pianto di un cuore che soffre... non ha voce il dolore non ha pace quel cuore... tristemente galleggia come un fiocco di neve su un lago ghiacciato e non c'è primavera che possa far sciogliere il gelo e le ali spezzate non spiccano il volo vorrei essere il cielo... dove un angelo non è mai solo.
La madre era l'attesa imprescindibile, la gola fiorita di ginestre, l'insenatura calda; era l'approdo certo. La speranza scintillava inavvertita tra le sue braccia. La madre era musica alta, era la culla che nutriva il sogno. Improvvisa, la madre, si frantumò contro pareti altissime lasciò dietro di sé pozzi di solitudine attese senza attesa, noia, musica che, come in un disco di vinile che s'inceppa, ripete ancora e ancora la stessa nota, all'infinito.
La casa dove vivesti ha fenditure ove nidificano le formiche della memoria (camminano dentro la testa, portano via, a mucchi, lentamente, i grani di passate stagioni e accumulano, per un inverno che è già qui). Nelle stanze più interne, quelle costruite nei tuoi recessi più profondi, ci sono crepe che si allargano, erosioni che saranno voragini, fino a che non ci sarà che il vuoto, un buco nero, come per la morte di una stella. E chi passerà dopo di te vedrà ancora l'indifferenza delle formiche che non ricordano, la piccola anfora del tuo corpo le sue minuscole incisioni indecifrabili.
Il mio gran amico di cui molto mi fido è una persona come tutte le altre una persona qualunque è bello poter rinunciare uscire dal campo e anche lui far giocare dandogli il cambio noi risolviamo ogni difficoltà parlando certe volte anche giocando infine posso dire che un amico, "secchione" o "fico" brutto o bello serio o monello è una persona speciale che certe volte ti fà un po male perché se ti tradisce tu rimani male e triste.
Donna fiore del mio piccolo cielo donna piccola stella del mio Universo fatto di sogni e di speranze.
Donna pensiero e desiderio d'un tempo che deve ancora arrivare o d'un momento che se ne andò in punta di piedi per non fare rumore per non svegliare un piccolo cuore che ancora sognava un'interminabile gioia o un'infinita felicità.
Donna mondo fragile come il gambo d'un fiore un petalo che appassì accanto a un fiore che aveva già consumato il suo tempo i suoi desideri d'infinite parole ormai racchiuso in un abbraccio e nel tuo interminabile amare.
Ho il bavero alzato... le mani strette tra le gambe... rannicchiato e infreddolito ... in posizione fetale... in un angolo. Scorgo appena con lo sguardo ... la ballerina di Degas che posa immobile con grazia... ... le fa da cornice una grande vetrata di una parigi gelida e irreale... Fermi aspettiamo entrambi ... il clic di un fotografo senza tempo... senza spazio. Insieme ci allontaniamo e ritroviamo... rette parallele anomale... io... nei tuoi giochi di legno di fine 800... tu... carillon da mercatino ... comprata di domenica... in novembre.