I poveri viaggiano scalzi e non temono le pietre taglienti macigni pesanti sono i passi sopra la sabbia e tra i gialli dei soli infuocati muoiono senza lamenti.
Non bastano i monumenti alti come montagne di ossa e di carni torturate che rivendicano il loro diritto a sentire il silenzio infinito e solo quello.
Non bastano i corpi trucidati e spogliati violentati e mutilati che i megafoni della storia in un lamento di paura senza fine trasportano oltre la periferia del cielo.
Non bastano Le rose né le rugiade se gli sciacalli preferiscono sprofondare le bocche dentro le carni aperte per non sentire nemmeno i più sottili lamenti intrappolati
Non bastano Wounded Knee - Dachau - Hiroshima Sabra - Shatila - Al-Ameriya - Saraievo monumenti alla tristezza sacrosanti e unici costruiti da viscere di vergogna e da milioni di voci strozzate dai carnefici.
Non bastano gli scellerati tabernacoli del razzismo se le cimici invadono il mondo scandendo i tremori della carne nelle infinite malinconie di occhi inzuppati di pianto.
Non bastano gli stadi enormi della repressione ridotti a carnai le città bombardate e quelle bruciate i forzieri delle banche che ingoiano le ricchezze rubate all'umanità.
Non bastano Le insaziabili voracità delle ambizioni che progettano spudorati monumenti e vendono miserabili feticci di m-e-r-d-a sugli altari sacrificali della dolcezza umana.
Non bastano gli ocra e i rosa della sera né i bianchi e gli azzurri del mattino e nemmeno i blu profondi della notte a fermare per un attimo la danza della morte.
Non bastano che la pace e la vita siano ancora i sani tormenti dell'eternità senza bisogno di obelischi ma fogne giganti come celle per l'orda impetuosa di furbi.
Non hanno pietà gli uomini con le facce di pietra cavalcano la morte e dileggiano la vita strafottenti rivoltano nel brago anche l'amore.
Non sono stelle filanti non sono stelle cadenti ma sono bombe che cadono.
Amico Baldi non fiorisce più la bianca betulla a Sarajevo tu sei cieco, non puoi vedere le atrocità di questo mondo, ma puoi ascoltare, sentire le persecuzioni, il genocidio di popoli.
Non sono stelle cadenti ma bombe che cadono su Belgrado, Pancevo, Pristina, Skopje. Non sono stelle filanti ma bombe Per distruggere un'altra torre di Babele.
È l'amore che vive in me é l'amore che io provo per te, é l'amore che é intorno a noi ma il tuo amore non c'é
È nell'aria che respiri tu c'é una parte di te e di me, un sentimento di tutti noi in questo mondo che amare vuoi.
E non c'é tutto quello che sogni tu e perché questo sempre lo chiedi a me, vivi la vita, pensando agli altri e non a te, questo é l'amore, l'amore dei tuoi perché.
Liberi le tue idee, anche i tuoi pensieri, se puoi quelli veri per cercare l'amore, frughi tra le stelle, rubi la più bella, fai una magia, una magia d'amore.
È l'amore l'amore, é l'amore l'amore una magia d'amore.
Camminare, passeggiare sotto le fiaccole della luna, una strada brecciata girovagante alle colline. Alberi, rami protesi, plaghe d'ombra, oscure caverne, smerlettate, maculate, occhieggia la luna fra le foglie vibranti nella brezza. Baciare le dolci labbra, sotto l'ombre maculate, dell'innamorata mentre gli occhi sfavillano ai raggi lunari. Bisbigliare parole d'amore nell'incanto della notte: mille archetti sonanti le note di cristallo di un usignolo. Sfiorare il caro volto, seguire la curva del bianco collo. Sentire la passione ardere gli innamorati sospirosi, come verdi rami al fuoco, e fondere nel crogiolo la più preziosa lega: l'Amore. Una mano sfiora, zeffiro, il volto tuo. Un nembo nero mangia la luna, un'oscurità abissale assale la terra. Sfiorati voglio ma non ti trovo, ti cerco ma non ti trovo, svanita come la luce lunare. Sono rimasto solo nel vento, che sibila sinistro nella foresta. Una lacrima spaurita scende tremula sulla guancia.
Giunchiglie, sulla riva, ridono con riso dorato Sull'acqua trema lievemente, tra ombre del salice, biondo riflesso di narcisi. I fiori narrano fole nell'ombra. Le ninfe spiano dai margini del bosco, lanciano sguardi melanconici, si ritraggono come pallidi fiori, si rifugiano nell'ombra cupa. Nella macchia un garrulo cinguettare . Impertinente un pettirosso, sul sentiero, interroga pipilando. Il ruscello gorgheggia con impetuosa letizia . Tra cielo e terra un sbocciare gaio d'anemoni , un fremere di uccelli. Il giovane vento, agguantato dai rami degli alberi, si lamenta della prigionia. Le felci giaciono appassite, spezzate, scarmigliate dall'inverno. Le foglie cadute dalla quercia, calpestate emettono un gemito, risospinte nell'oblio. L'angoscia delle felci prostrate, il volo spensierato, la trepida gioia delle gemme , il singhiozzo del vento frenato percepivo vagando solitario.
Metallica croce mi sovrasta. Vuoto mi circonda e confonde. L'infinito segue un picco dopo l'altro, dal pertugio una valle spinge l'occhio al mare. Sfoca l'immagine cielo e mare, mare e terra, città concrezioni calcaree. L'aquila imperturbabile segue la rotta della brezza. Il sudore ghiaccia al pensiero d'abbandonare l'infinito silente. Meglio lanciare in volo la massa grigia e smolecolare nell'azzurro spazio.
Non stanca, ravviva. Da musica alla vita, energia. Tonifica il paesaggio essenziale per il respiro da senso ad un miraggio. Cascata regolare, di freschezza. Solare, la sua presenza. Senza colore nessuna esistenza.
Luce chiara ad illuminare gentilmente ciò che non vediamo mai con occhi puri. Polvere bianca posata per rendere preziosi i profili marcati delle nostre vite. Silenziosa rete calata nei fondali a setacciare magici momenti vissuti con morbidi sguardi. C'è un po' di Luna in ogni frase d'amore.
È ora. Togliamo insieme questo sigillo d'argento allo scrigno della notte. Facciamo fuggire via tutte le anime inquiete che hanno agitatoi nostri sogni. È giusto che vadano via a riposarsi insieme alle stelle. E se ne vanno grate, mentre il giorno già appare all'orizzonte, pronto a dilaniarci come sempre Il cuore.
La mente sogna inquieta e si graffia a sangue sulle stalagmiti dell'anima. Poi dai torbidi volti svelati nell'ultima notte porta alla luce infernali echi, orride grida di odio e di finto amore, mentre siderali spettri alla deriva corrono veloci verso un amaro ignoto.