Le stelle del pallone sono Pelè e Maradona ma oggi l'astro splendente, vero asso vincente, è Messi del Barcellona. Dall'Olimpo alle nostre vette tra lampi, tuoni e saette ci fu il genio del golden boy, il sinistro di rombo di tuono, anche l'urlo di Tardelli poi vennero i gemelli, perfino un certo Ravanelli, ma adesso c'è Balotelli. Con un tiro al fulmicotone ha impallinato i teutoni, mentre con la cresta di gallo, novello Apollo, impollinerà tante donzelle. Sol dei gol v'è certezza... se non c'è calcioscommesse, oggi la certa paternità reclama la prova del dna e per troppa libertà non c'è patria potestà.
Con la diva di Omero a cantar Achille furon le gesta a far scintille, di poi con le Muse di Esiodo furon gli dei a lanciar faville sicché dal mar di Lesbo emerse d'incanto di una sirena il canto con la passione di Saffo che ancor i versi incanta, finanche Alceo l'amante mentre Anacreonte cantor con il vino brinda all'amor. In volo pindarico siamo ad Eschilo, Sofocle ed Euripide in cui c'è sol tanta tragedia, ma da Erodoto, Tucidite e Senofonte inizia pure la storia con la mitica scrittura di Platone che nell'allievo Aristotele divien perfin scientifica. Dalla filosofia alla natura tra i fiori dei campi spuntan gli idilli di Teocrito ed è poesia bucolica, ma è la cura di Callimaco a sublimare la poesia con la raffinatezza dell'elegia. Qui nasce la poesia latina con l'odi et amo di Catullo, indi dalla Delia di Tibullo alla Cinzia di Properzio, dopo la ratio di Lucrezio, è ars amatoria con Ovidio che gli costa la relegatio mentre con il labor limae la scrittura di Orazio assurge ad ars poetica e a noi comuni mortali rimane Cicerone a tediarci con le versioni. Da Omero a Ennio si passa dal padre della scrittura al pater della letteratura, ma è Virgilio a sintetizzar la classica cultura, dove affonda le sue radici la feconda lingua italica ispirata dall'eccelso Dante, padre nostro terreno. E così dal dolce stil novo spunta l'italica lingua a cantar l'amor per il bello, quell'idea in Platone, che si spiritualizza in Dante, si enfatizza in Petrarca e si materializza in Boccaccio. Nella sintesi letteraria vien adesso il Poliziano, raffinato poeta docente e professor dè Medici poi Bembo, Ariosto e Tasso sono la propaggine letteraria dell'arte rinascimentale e, infin, dal barocco di Marino, si vola all'infinito di Leopardi nei cui versi è dolce naufragar, ma è dei promessi sposi che non v'è più traccia e qui, a mò di don Abbondio, è la morale che si lava le mani. A concluder la carrellata ecco l'irrequieto Foscolo a cui tanto somiglio perché in me rivive quello spirito vitale che anela alla quiete dopo una vita in tempesta tra perigli e battaglie e che in versi enfatizza l'amore fraterno. Lui ebbe Giovanni, giocatore morto a Venezia nel fiore degli anni, io ho avuto Mario, il fior fiore dei giocatori, venezian d'adozione, che da tempo m'ispira per farmi diventar autentico scrittore ma, tra calcio e carte, schedine e casinò, penso che mi resterà fama di enciclopedico giocatore.
Appena nato dal grembo strappato ebbi un vagito urlato ma poi d'incanto in un abbaglio di luce mi acquietò una voce. Eri tu, dolce neonatologa, che mi visitavi ma tanto mi rivoltavi e già tra me pensavo... dammi tempo e per natio desio, appena più grande, ti strapazzerò io con rime baciate, atavica mania di fare poesia, perché la tua dolcezza è un fiore che inebria le menti e intenerisce i cuori, ingelosisce le mamme e invaghisce i papà ma fa tanto ammattire quel brontolone di mio nonno.
In nome della coscienza e alla luce della fede tu anima, intelletto per amare e tu mente, ragione per valutare vi dichiaro marito e moglie ma smettetela di litigare.
Benvenuto nipote, sei appena arrivato e già ti assillo da nonno brontolone. Da un magico impasto di spirito e materia nasce la vita e sin dal primo impatto scintilla il pensiero dapprima sol d'impiccio ma poi un vero impaccio. Nel tuo intimo, infatti, si troverà alla mercé di due terribili sorelle, anima e mente che, tra urla e strilli, se le diranno e di santa ragione se le daranno. Mantieni allor a distanza la mente con la sua buia, egoistica invadenza e fidati dell'anima con la sua confortevole, discreta presenza, perché in questa luce dagli albori della vita troneggia la coscienza che illumina il pensiero per ideazione e, come tu ben testimoni, trasmette amore per generazione.
Nell'umana evoluzione un dì fu sacra unione del gene con il cromosoma e così nacque il genoma. È il codice genetico dell'umana identità che lassù ci porterà con la scala elicoidale a doppio corrimano di uno zucchero pentato e di un composto fosfato su scalini intercalati di basi azotate tra loro ben appaiate ma debolmente legate per sostener la scalata con la materia scrollata. Fu proprio in quel dì di consacrata unione del Gene spirituale con il soma geniale che vide luce la vita sulla terra e, da una magica tripletta, nasceva la nostra casetta di mattoni colorati con arte intercalati. Alla struttura cellulare provvedeva l'entità nucleare che prima si duplicava poi si riproduceva e infin nuova vita generava con il DNA scrittore e l'RNA vettore a trasmettere il messaggio all'organulo traduttore. È questa in sintesi la favola della vita lassù in alto creata e solo per noi scritta con inchiostro indelebile, a noi resta la facoltà, in tutta libertà, di ben educare i figli all'amore per la verità da tramandare ai posteri per il bene dell'umanità.
È sotto la coperta endoteliale del letto vascolare che riposa la nostra vetustà in veste di ateromasia, segnale di circolo precario, a meno che le mirabolanti statine, azzerando il rischio del colesterolo e riducendo l'ispessimento per deposito tra le lenzuola intimali, non ci diano l'immortalità per le vie dell'anima che, velocizzate dalla mitica aspirina, sconfinano nella verità.
Fantastica Musa, mia divina ispirazione e sublime poesia, hai classe affascinante con quel tuo incedere elegante sulle ali di uno spirito soave così illuminante, sei un sogno estasiante e fai volare in paradiso. Se per caso sol ti incrocio alla dolce tua visione mi si attanaglia la bocca, mi si incaglia la lingua, s'ingarbuglia la mente e incacaglio, quasi raglio come un asino per l'abbaglio. Nel profferir poi con l'incanto della tua vocale melodia in tanta armonia allor davver non capisco più niente e da povero incosciente sembro un vero deficiente. Il cuore di scatto mi si accelera, il fuoco divampa, il caldo mi prende, il calore incalza, tutto mi si accende in ogni versante, ma poi per il dolor scoloro con il sudore sulla fronte, un profumo mi pervade e, pregustando l'immortale, rischio seriamente in tua presenza di dipartir all'istante... miseramente. Solo così avrà tregua la mia anima gemente e, sempre tanto deriso per le mie stranezze allucinanti con la cirrosi psicosomatica non più obnubilante, ti avviso, fu Aristotele a darmi conforto: "non c'è grande genio senza una dose di follia". Ingrata gastroenterologa, per scontar giusta pena terrena, nel tempo a venire, mi ricorderai come una pesantezza sullo stomaco, tanto me ne dispiace, e in eterno ti resterò sulla coscienza che sempre così limpida hai.
Magica Musa, doppia M da sogno, che la vita, serena, Ti arrida, sol levante dall'alba ammiccante, pian piano cocente e rigenerante, sin sull'orizzonte seppur pallido, sempre più stanco e calante, ormai pronto, sulla linea di ponente, a immergersi per un salutare bagno rinfrescante dopo una giornata di lavoro stressante e di calore davvero massacrante. La vita, poi, Ti si prostri gioiosa, indi giocosa e, da partner galante, si dimostri finanche generosa e graziosa, diventando, così, perfin gelosa. D'incanto ecco la sua anima fremente con il suo cuor pulsante che già Ti dona, tra toni puri illuminanti, momenti intensi esaltanti, di poi Ti conforta, nelle pause libere ritempranti, con ore liete rilassanti, a frequenza costante e a ritmo inebriante da ogni versante, istante dopo istante in modo emozionante. Dal focolaio domestico in armonia, infin, la musicalità cardiaca e la sinfonia della sua gran batteria Ti allieti, sin d'ora, con melodie e poesie, lungi dalle follie, Ti bastano le mie, pure fantasie e vera mia mania di intensa spiritualità, inneggiante all'amore, il motore della vita, il contenitore dell'anima, il palcoscenico della luce da una fonte infinita.
Nel quotidiano fragore del politico fervore s'ode a destra una squillo vota Silvio, a sinistra rimbomba uno strillo vota Antonio, vota Antonio, è Di Pietro. Al centro c'è la solita lagna, è Casini vota Monti. D'ambo i lati ci son solo brutte facce Ingroia ha la barba, Silvio la cera, Vendola l'orecchino, Bersani non ha la facies, D'Alema aveva almeno la barca e Franceschini la camicia! Alla fin dei conti non ci resta che piangere o puntare su Mario ben visto aldilà dei monti dall'angelica Merkel.