Poesie di Giuseppe Bartolomeo

Pensionato, nato venerdì 27 agosto 1943 a Cirigliano (MT) (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione, in Proverbi, in Diario e in Preghiere.

Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Abbiamo vissuto solamente la prima giornata come uomini,
non abbiamo ancora scoperto assolutamente quasi niente
anche se dall'alba al primo tramonto ci sono cose belle.

Il sole nasce e muore ogni giorno anche quando piove,
la luna si diverte mostrandoci a tappe la sua bella faccia,
tutti gli animali ci guardano dal basso in alto o viceversa
eccetto noi uomini e donne che ci guardiamo in cagnesco.

Nel primo giorno non abbiamo ancora scoperto quasi niente:
dall'alba al tramonto non viviamo come veri fratelli e sorelle.
C'è molta gente che oggi muore attraversando il mare nostrum
sapendo che frontiere, lingue e bandiere hanno solo un giorno.

Non sentite il nuovo profumo che aleggia nel cielo pieno di luce?
Svegliamoci nel secondo giorno della nostra avventura umana
con occhi aperti al futuro arricchendo il fagotto del primo giorno.
Il futuro è chiuso nei nostri occhi aperti e nelle nostre due mani.
Giuseppe Bartolomeo
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Sugli abitanti di queste antiche e nuove città
    sta cadendo la pioggia rivoluzionaria di domani.
    I nuovi politici che nascono senza basi umane
    stanno lasciando ferite aperte in occhi strani.

    I nuovi arringatori mitificano idoli senza speranza,
    i giovani baciano le ferite sognando il loro futuro,
    le bandiere di molti colori sventolano senza pudore,
    il mondo aspetta un cristo senza nessun dolore.

    Sulle strade del nostro piccolo e strano mondo
    si sono abbattuti cicloni, tifoni, lampi e forti tuoni,
    ma la violenza distruttrice della madre natura
    è molto più umana di quella che produce l'uomo.

    Le primavere nate da politiche senza cuore e ideali
    sono spazzate da venti che vogliono pane e libertà.
    Le falci e i martelli sono ormai strumenti arrugginiti
    in una società rifatta nuova con sogni in spazi infiniti.
    Giuseppe Bartolomeo
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Sfogliamo ogni giorno il nostro calendario della vita
      appeso al muro di casa e negli occhi dei nostri amici.
      Le ombre della notte si rintanano nel nostro buco nero
      nascosto nel puro silenzio dei nostri occhi azzurri o neri.

      Ogni giorno nasce un nuovo stupore guardando il sole
      che illumina un bambimo giocando con un bianco fiore.
      Allunga le sue manine nel charore del giorno che avanza
      in attesa della mattutina carezza che le darà la mamma.

      Noi intanto allunghiamo le mani sulla luce del nuovo giorno
      cercando parole nuove che un domani avranno un senso.
      Passano le ore, maturano i giorni, i capelli diventano grigi
      i calendari segnano il passo del tempo sempre lo stesso.

      Sfogliamo da vecchi un altro piccolo e vecchio calendario
      dove gli anni nuovi sono le rughe che portiamo appresso.
      Ricordando le nuvole nere passate nel cielo della vita
      sappiamo che il sole ha asciugato ombre, dolori e ferite.
      Giuseppe Bartolomeo
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO

        I tempi della droga dura

        Era difficile decifrare il silenzio dell'uomo
        seduto solo sulla panchina di un giardino
        perduto dietro colombe bianche in volo.

        Erano gli anni della droga sporca e dura
        su marciapiedi con siringhe di giovani rotti
        penzolando su altalene di falsi e neri sogni.

        Erano i funamboli moderni su fili di vetro,
        su palcoscenico di ferro spinato arrugginito
        tra bambole umane e bottiglie piene di fumo.

        Erano mani che stringevano notti senza stelle,
        lune vagabonde in un cielo di colori senza meta,
        gatte che inseguivano odori di cibo senza carne.

        Erano gli spettri scheletriti della droga maledetta
        comprata con soldi rubati o strappati da borsette
        puntando false pistole o siringhe appena usate.

        Sono finite le tristezze di madri piangendo i figli,
        restano le amarezze di nuove erbe, fiori e veleni
        coltivati da assassini umani in cerca di piaceri.
        Giuseppe Bartolomeo
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Un nastro azzurro all'occhiello
          un messaggio di speranza negli occhi
          una lacrima di dolore nelle mani
          un grido umano pieno di tristezza.

          Fra le nuvole bianche del cielo rossastro
          un palloncino azzurro gioca col vento
          porta un verde messaggio di libertà
          per chi soffre in un "zulo" da spavento.

          Passano i giorni, ti cresce la barba,
          il silenzio è pieno di fantasmi,
          gli occhi leggono nel buio
          i giorni trascorsi in libertà.

          La morte è dolce sotto il sole,
          la vita è inferno sotto terra.
          Le ferite fatte dagli uomini
          sono croci che sanguinano dentro.

          Non ti sei arreso a uomini violenti
          non ti sei fatto avvolgere dalla demenza:
          la vita è un sogno che si vive svegli,
          mentre la libertà è una conquista lenta.

          Un nastro azzurro all'occhiello
          molte mani bianche sul muro
          tuo figlio gioca nella memoria
          aspettando l'aurora del futuro.
          Giuseppe Bartolomeo
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Abbiamo un'età di pietra
            nascosta nel cuore e nelle mani.
            Giochiamo in caverne oscure
            per avere un pezzo di pane
            in compagnia di un cane.

            Abbiamo camminato sulla luna
            senza svelare i suoi segreti.
            Lei di giorno dorme nascosta
            dai nostri occhi indiscreti.

            Nel nostro intimo museo
            portato negli occhi
            continuiamo a dipingere
            i sogni che ci confortano.
            Giuseppe Bartolomeo
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Non siamo più nel tempo delle grandi cattedrali
              quando l'uomo del campo umile s'inginocchiava
              sotto archi romanici di pietra viva tagliata a mano.

              Il monaco colto sognava, pregava e custodiva l'arte
              su alti monti e boschi pieni di misterioso incanto
              mentre il popolo forgiava le sue pesanti spade
              per preparare il duro apocalisse del suo domani.

              I dipinti interni delle chiese erano i libri del popolo
              dove trovavano le radici della fede e la propria storia.
              Il suo pane quotidiano sapeva a sudore del giorno
              scacciando il timore della peste a galoppo sul tramonto.

              Era il tempo quando l'uomo costruiva le sue cattedrali
              sognando che i suoi figli avrebbero pregato con fervore
              difronte a un crocifisso di legno vivendo di fede e speranza
              mentre da anziani sognavano di morire tranquilli nella stanza.

              I loro sogni in pietra li troviamo oggi davanti ai nostri occhi
              con i pinnacoli di pietra e mostri sconosciuti in alto nel cielo.
              Le loro anime sono ancora vive all'ombra delle loro cattedrali
              mentre a noi semplici profani ci dicono cristiani e non lo siamo.

              Oggi si dissacralizzano molte belle chiese frutto della vera fede
              di quei nostri padri che credevano in un Dio fatto carne come noi
              mentre noi con la nostra arroganza ci crediamo dio e Lui solo uomo!
              Giuseppe Bartolomeo
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                Il freddo uccide nel muto silenzio l'ultima allegria
                sgorgata da bicchieri di vino e varie bottiglie di birra.
                In quel gasthouse di un paesino di verde montagna
                l'emigrante si giocava a carte il poco salario di ieri
                sperando di riempire con il gioco le tasche di domani.

                A mezzanotte in mezzo al grigio fumo delle sigarette
                trasformava, con il gioco, le speranze in pura illusione,
                i sogni vissuti durante il lavoro del giorno troppo duro
                svanivano di notte con bottiglie vuote e donne nude.
                È stata terribilmente crudele emigrare da analfabeti!

                Le mani callose e gli occhi spenti carezzavano il paese
                lasciato alle spalle con ferite di guerra e cuori a terra.
                La sigaretta si consumava lentamente nella bocca chiusa,
                le mani incrociate sotto il peso ardente della sua testa
                mentre il cuore batteva forte per dirgli che non era morto.

                In terra straniera piena di freddo, neve, pioggia e silenzi
                trascorrevano i mesi, gli anni e le amarezze di un tempo.
                Molti si perdettero, ma molti altri realizzarono il loro sogno
                ritornando al paese del sole per costruire la sua casetta
                dove risuscitarono i sogni, l'amore e le umane carezze.
                Giuseppe Bartolomeo
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  Un pagliaccio nella strada
                  saluta tutti i bambini.
                  Agli adulti ricorda
                  la loro infanzia
                  e quache vigliaccheria.

                  Passa anche Arlecchino
                  con il suo vestito allegro
                  ricordando le pezze a colori
                  che ognuno porta dentro.

                  Una ragazza si ferma
                  curiosa dei suoi anni.
                  Quanti occhi la divorano
                  in questa città di malanni.

                  Viviamo tutti insieme
                  sui marciapiedi del mondo
                  pagliacci, maschere e donne
                  con tanti tanti ricordi.

                  Molti pagliacci nella strada
                  solo in cerca di elemosina.
                  Non mancano le maschere
                  per coprirsi la faccia.
                  Giuseppe Bartolomeo
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