Era una voce quella canzone nel cuore. Tutto nel silenzio continuava a vivere: la foglia accarezzava la terra rigata dal vento. Il vento riempiva una mano sotto il cielo.
Era una sera d'agosto sui monti lucani: la pace scendeva sul mio fianco: i grilli allungavano le note per incontrare la notte. Gli armenti erano vivi nel caldo odore dei rifugi.
Era quella voce di sempre, quella carezza nata dal dolore, quel sorriso senza volto a bisbigliare il tuo nome.
Cornice senza quadro la vita dei giorni. L'alba recitava il sillabario uscendo dal pozzo. Il gallo aveva nel becco l'aurora. Le ruote dei carri tritavano le stelle su strada di pietre di fiume.
L'ombra spariva ai latrati dei cani. Il giorno cresceva su ringhiera del tempo.
Solo l'uomo sostava sul marciapiede guardando le stelle.
Il mattino presentava il suo fianco insieme al grano che si falciava all'alba. Le dita chiuse nelle canne non udivano il canto dei mietitori.
Le ore passavano sul campo di grano, gli uomini rilucevano insieme alle spighe. Nel giorno non aveva sogni il sole, l'azzurro lavava le spighe sporche di notte.
Gli alberi posati nell'ombra radunavano il cielo sui rami, non s'udiva più il canto. La terra era sterile per il molto sudore.
Una vecchia abbrustoliva la vergine spiga, contava i chicchi verdi caduti nella mano.
Poi l'ombra s'allungava nel giorno troppo maturo. Vicino alle spighe già pronte ritornava la vita.