Natale di luci e colori nelle strade gelide. Poveri stesi su cartoni e stracci maledetti. Musiche pastorali venute da angoli bui ridestano colombe di pace su muri bianchi.
Splendono gli auguri d'oro e d'argento con figure di pastori senza gregge. Dietro vetri con neve artificiale si nascondono mani senza pane.
Natale di fantasmi in decadenza. Religione in maschera politica. Politici con guanti di prelati romani. Tanta nostalgia scoppia dentro.
Rinasce una stella nel lontano oriente. I re magi sono uomini senza cammello. Giuseppe un operaio senza tetto, Maria una ragazza incinta in fretta.
Natale di un bimbo senza più dolori. Natale della terra senza più padroni. Natale del cielo senza inquinamento. Rinasci o Cristo con mezzaluna a stella.
"Giochiamo per ridere" - disse la bambina. Tu dici: "La casa cammina", io dico: "L'albero piange". Cominci tu - dissi - tu sei la più piccola devi sognare. Chiuse gli occhi con le dita e continuò: "La casa è sulla torre e la luna dorme, i pesci camminano sotto l'ombrello, la balena entra nell'autobus, schiaccia una vespa e si sgonfia. Il semaforo è viola, passano tutti sui fili della luce e nessuno cade, nessuno piange e guardano avanti. I cani portano le cravatte, le scarpe parlano con le foglie insieme a Babbo Natale senza sonno".
Perché non ridi più - disse la bambina. Adesso tocca a te. Chiudi gli occhi.
"Era notte e c'era il sole, gli uccelli erano liberi senza timori, gli uomini volavano senz'ali, le macchine erano giocattoli di pane. Tutti mangiavano, nessuno comprava era il mondo di molti regali. Non c'era bisogno di fare gli esami tutti sapevano senza studiare".
Ho vinto io - disse la bambina e dormì contenta continuando a sognare...
Vennero anche le stelle quella notte sulla fonte dei miei sogni. Inseguivano gazzelle africane sotto la luna piena di fumo. Un macigno silenzioso guardava la montagna parlando dolcemente al cuore. Era una sera africana con batuques, varimba e sudori, danze e grida di donne senza uomo.
Valeva la pena sognare sulla spiaggia vicino a una barca senza pescatore. Scesero le stelle sulle acque, caddero molte in una rete appesa a quei sogni accesi quando il cuore si rintana senza parole.
Vennero anche le stelle quella notte ma l'uomo era solo a meditare, sciogliendo nodi fatti da ragazzo in un mattino aperto al sole.
Un geranio rosso pende dal balcone guardando l'uomo correre nel giorno: lo guarda, gli parla, lo ascolta gettando i suoi petali al vento. Solo un uccello si ferma a giocare con la chiazza rossa nata nella notte.
Oggi i fiori nascono e muoiono feriti da occhi indiscreti. I raggi di sole non sono gli stessi di ieri.
Un geranio rosso pende dal balcone si spezza e cade. Nessuno lo raccoglie, viene calpestato. Un cane lo fiuta gli strappa l'odore. È morto anche oggi un geranio rosso nato per vivere la bellezza poche ore.
Gli spiriti della foresta mi vennero dietro con maschere affumicate ed occhi aperti; mi lessero nell'anima il segreto spingendolo nel tronco pieno di vento.
Camminai tutta la notte sotto le stelle aspettando la luna vestita di rosso; udii l'uccello della notte aprire il becco quando ruppi un ramo con foglie secche.
Gli spiriti della foresta mi vennero dietro quella notte piena di miti e leggende; molti piedi battevano la terra insieme all'ombra che si portano appresso.
Caddero i cocchi su una spiaggia deserta, caddero i tronchi sotto le fiamme tropicali, cadde anche la notte degli spiriti su queste mani aperte al domani.