Pubblicata il 4 dicembre 2006 Spiaggia di Zalala Sento l'odore della spiaggia di Zalala battuta dall'onda venuta da lontano. Porta rumori sepolti da millenni sotto radici di uomini e di belve. Rivedo tronchi di palme abbattute giocare con l'acqua e l'arena sotto un cielo bruciato da ardori e la luna che ascolta i misteri. Mi rannicchio sotto una mano gigante contemplando la notte umida di sudori. La Zambesia dorme con le sue pene mentre io elimino i miei veleni. Sento l'odore della spiaggia di Zalala, tasto l'ombra fresca del suo bosco. Un uccello canta nella notte e una stella cade senza salutare. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 4 dicembre 2006 Queimadas Fuoco nella savana, crepitio di canne, fumo negli alberi ed occhi di dolore sono i colori di questa sera africana stesa sull'orizzonte in calore. Cadono anche i rami senza rumore su cenere bianca a forma d'uomo. Le gazelle su pinnacoli di termiti invocano la pioggia che s'avvicina. Fuoco nella savana, tamburi nella notte, fiamme sulle costole e corna nelle reti: sono i fantasmi di questa sera africana avvolti come figli in capulana nera. Fuggono le forme nell'ombra del fuoco le grida degli animali si confondono. Donne e bambini afferrano la notte dipinta di luna, danza e tamburi. Vota la poesia: Commenta
Pubblicata il 4 dicembre 2006 L'Africa coloniale L'Africa tiene aperta una ferita nel grande orizzonte tinto di rosso. Ogno mattina la espone al sole per eliminare i malumori della notte. La luna dorme insieme all'ipopotamo per mordere il sole del giorno mentre sul fiume scivola la canoa piena di grida a mezzanotte. L'Africa ascola sonnolenta una ferita che brucia dentro. La palmatoria ha un dolore antico e la tortura il volto di Caino. Ho ascoltato sotto il cielo d'Africa gli echi umani del tempo passato. Hanno tutti un volto e un nome sono nella lista dei traditori. L'Africa tiene aperta una ferita nel suo orizzonte tinto di rosso. Ogni sera la espone alla memoria vicino al fuoco di vecchi sepolcri. La luna guarda e aspetta il nuovo uomo di un'Africa morente. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 28 novembre 2006 Ho scoperto un poco d'Africa Ho scoperto un poco d'Africa parlando intorno al fuoco con volti pieni di silenzio ed occhi aperti al mistero. Passavano come in uno specchio le rise allegre del Namarrokolo, la saggezza della tartaruga e i riti dell'iniziazione. Quante paure si bruciavano quanti tabù anneriti dalle fiamme. Le certezze cadevano veloci per poi scoppiettare nella cenere. Ho scoperto un poco d'Africa camminando sotto la foresta dietro piedi nudi e occhi attenti di uomini educati dal tempo. Pascolavano gazzelle altere e contente insieme a facoceri con maschere antiche, i fenicotteri immobili nell'acqua recitavano le preghiere del mattino. Noi camminavamo insieme alle leggende per scoprire il sospiro tropicale appeso a una lunga stella caduta nel fiume dei desideri. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 28 novembre 2006 Caccia grossa Andammo a caccia su sentieri storti guidati da piedi e fiuto primitivo. I sogni letti dall'indovino sbocciavano come fiori sul cammino. Sentimmo l'odore del bufalo morente leccare le ultime gocce di rugiada; gli occhi raccoglievano la notte per dare l'addio al bufalo morto. Andammo a caccia nella notte buia ascoltando gli amori delle gazzelle, schivando lo sguardo d'uccelli notturni e trappole aperte nella memoria. Ci perdemmo in labirinto di nebbia scesa d'improvviso a fecondare l'erba. Una palma faceva capolino e una stella ci prendeva in giro. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 28 novembre 2006 Un cantastorie Corde di chitarra africana sostengono il peso dei ricordi di un cantastorie senza nome e una filastrocca da sogno. Scende lungo il fiume con la canoa al vento. La voce l'ascoltano coccodrilli e ippopotami sonnolenti. È un uomo nato nella notte. È un canto di millenni. È un libro senza pagine con molte cose dentro. Scende insieme al fiume lungo la sua storia, con la chitarra al collo e lo sguardo sul tramonto. Chitarra africana a due corde, una zucca piena di echi, una nenia in lontananza, un dolore fatto canto. Addio uomo della chitarra con le tese due corde: una con radici nel cuore l'altra nella mia memoria. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 19 novembre 2006 Le favole si portano nel cuore le rose sbocciano nella mano l'amore si chiude negli occhi: il giorno si dipinge di rosso. Il passato ritorna di moda il presente uccide la memoria il futuro si fa bambino: la notte si tinge di bianco. L'uomo vuol essere razionale la donna tesse la sua storia il vecchio muore con la memoria: la sera si tinge di nero. Sono i tre colori africani sono i tre colori del mondo siamo delle maschere viventi: l'umanità si tinge di verde. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 19 novembre 2006 Croci del sud La luna sonnecchia nell'Africa australe appesa a un tronco bruciacchiato e storto odora ancora di fuoco e vento mentre la cenere cade lentamente. Il cielo traccia calvari con le croci depositandole sugli uomini del sud: nuovi ercoli con supplizio celeste con ozi, gesti e discorsi non detti. La luna non è la stessa del nord appesa a vecchie gru di cantiere spiando veloce in ciminiere morte. In Europa la luna ha mari e valli nomi, cognomi e vari proprietari. In Africa è tutta da scoprire: dea madre del passato ed avvenire. Meglio che sonnecchi luna tropicale appesa ad umane leggende ancestrali, potrai giocare con bufali e gazzelle e farti baciare da giraffe allegre. L'uomo del sud è tuo amante non teme le croci o la tua ombra. Aspetta solo di vederti nella notte sulla soglia della vita e della morte. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 19 novembre 2006 Maschere africane Ritornano a danzare sotto la luna maschere africane scavate nella notte. Il silenzio è chiuso negli occhi il rumore del giorno alle caviglie le ombre non conoscono il sudore, i taburi hanno l'eco delle caverne, mentre le donne calpestano la terra, coi bimbi sognando sotto le stelle. La danza matura il calore del giorno, lo dimentica dietro la capanna dove la donna partorisce il figlio e l'uomo conserva la sua barca. Ritornano a danzare sotto la luna le maschere di ieri e di oggi. I movimenti sono sempre gli stessi e il cuore è vuoto di tristezza. Non si odono le voci della foresta, non rispondono i tamburi dei vicini. La nebbia cade sul fuoco, i corpi dormono sulla nuda terra. L'ultimo tamburo spegne anche il volo d'una farfalla notturna senza calore. Le maschere dormono con l'aurora spiando l'Africa e i suoi dolori. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 13 novembre 2006 Scultura africana Abbracciati a un tronco ancestrale dormivano i sogni della tribù insieme agli spiriti del tempo racchiusi in maschere senza gioventù. Vennero i miei amici africani gettando sguardi con interroganti. Le mie mani erano vuote nella savana ardente di giganti. Mi perseguitano sculture Makonde durante la sera oscura di desideri. Non ballano, non dicono niente sfilano davanti insieme al vento. Abbracciati a un tronco ancestrale dormono il sonno dell'Africa morente, aspettando un eclissi di sole per danzare sotto conosciute stelle. Vota la poesia: Commenta Ultimi argomenti inseriti