La melodia di sogni fabbrica fili d'oro ed occhi verdi vissuti nelle immagini senza ascoltare il tempo che declama la realtà effimera di rughe lascia alla gioia spazi di volare dove preso per mano dal tuo nome abbraccio forte fiori di parole nude sul cuscino con la gioia dell'anima giocando scioglie il pudore un vento di pensieri ingrossa l'onda rompe sulla riva e dolcemente copre la battigia, campi di sogni come un firmamento vedo sbocciare stelle dappertutto.
Un segnale arreda il palcoscenico, coordina equilibri, indice premi, e pone ostacoli per rendere più idonea la vittoria dei concorrenti, toglie persiane alle finestre perché entri luce nella stanza, e tocca gli inquilini nonostante il vestito che genitori indossano al bambino proponga la vista dietro un velo che copre notizie riposte nella valigia vecchia deformata dagli urti contro il tempo. O Signore nell’officina dove ci hai impiantato rendici il colore di tuoi intenti perché possiamo porre ciascuno un sassolino accanto ai tuoi per la ristrutturazione del tempio.
Quale artista eloquente ha convogliato immenso panorama giocando coi colori sulla pelle di petali di fiori dappertutto sfiorando con le dita le corde dell'ugola d'oro coi pennelli di miele toccando gli spazi segreti del cuore facendo sentire conteso ciascuno dall'altro costellando il cielo di luci e poi svegliando tutta la tavolozza col soffio dell'amore.
Siamo a Palermo, nei sotterranei del convento dei cappuccini vegliano passeggieri imprigionati dentro nicchie di vetro, il tempo incatenato dall'inganno dell'arte umana scopre a visitatori ammutoliti le grida imbalsamate. Il silenzio potente di labbra senza voce strappa lacrime mute agli occhi accesi. Gli occhi spenti guardano profondamente forte, fanno sentire brividi di ghiaccio, accendono pensieri più profondi del buio dei misteri. Poveri morti corpi inginocchiati davanti alle lusinghe della vita con le mani sospese ad implorare una goccia di luce... Poveri morti corpi imprigionati dentro le vertigini del tempo rimasto fermo nei sotterranei bui, rotto a tratti dal calpestio di vacanzieri erranti e qualche guizzo di digitali accesi ad ogni passo. Una bambina sospesa dietro il vetro della nicchia si specchia nello specchio di visitatori e conta gli anni come cifre cresciute a dismisura, scopre dentro i palpiti del tempo i pensieri atterriti degli sguardi, in questo mare estremo che traspare come uno specchio icastico implora un qualche senso che trapela dagli occhi fino al cuore e fa sentire un brivido che passa come un avviso a non sprecare invano la brevità di luce del cammino.
Alba sul mare timida si sveglia balbetta sul cuscino una poesia con i primi sussurri, indora l'onde di melodia pacata, ed accarezza i sogni della notte abbozzando un sorriso, all'orizzonte il sole lascia guardarsi i lineamenti nudi prima che indossi gli abiti regali e allaghi il cielo, ma le sentinelle dei nemici appostate sull'orlo di pensieri come nuvole grigie assaltano le foglie dell'autunno che perdono il colore ed ascoltano brividi di vento.
Le parole non colgono il messaggio si agitano alla ricerca di un suono più dolce, non toccano la tenerezza, i palpiti, il delirio confusi dentro un brivido... gli occhi si colmano di luce, si fondono le labbra, volano accenti sulla tastiera soffice di toni, le mani messaggere nei reconditi spazi sfiorano le altitudini... il pudore si spoglia dei cancelli e mi lascia entrare nella stanza dove risiede il dono di te stessa.
A lungo andare il campo di sentieri diventa impervio, ora sono cambiate le stagioni, vago ancora nel mare di pensieri tratteggiati di foglie secche e spine, il cuore fa la parte di nocchiero con la ruota a caviglie in mezzo al vento e le vele spiegate tra gli scogli traccia la rotta sulle illusioni dove tende la barra del timone. Un qualche fiore bello mi conduce sbocciato nel giardino di parole, passa attraverso isole di baci per sogni che si accendono la notte.
Non scriverò più poesie d'amore, le immagini di miele sono un veleno dolce che annebbia la ragione, i versi che si addensano nel cuore di pensieri sono fiori di carta sono soltanto bolle di sapone ed io bambino che le rincorre per poterle toccare con le mani. Non lascerò mai più le tue parole giocare col mio cuore come riflessi giocano col vento... ma una bolla più grande colorata dal soffio di pensieri presa dal vento tenero venne a posarsi proprio sul mio cuore.
Diceva bello è, non era bello. Varcò la valle con il capo chino per quattro peli, cose da pazzi fece, il deserto angoscioso ed il cammino superò, la tempesta l'oceano il maroso attraversò. Diceva dolce è ma era amaro, diceva luce è, non era luce... fruscio irreperibile.
Vorrei trovare perle di parole più profonde di fiori, chiudo gli occhi prendo la tua mano dietro il velo che copre le incertezze, trovo ancora nuvole di tempo, sostano arrampicate alle pendici che salgono sugli anni dove il cielo si tocca con le mani, come un tramonto magico mi assale la fantasia degli ultimi colori, e con le mani piene di carezze da coprire il tuo volto mi lascio trasportare sulla riva delle notti serene dove sogni si possono cullare. L'amore silenzioso cresce nel silenzio delle notti e si nutre di sogni dove nessuno gli può fare male.