Solo aprendomi, sgusciandomi come un'ostrica. Solo gustandomi, molle, internamente. E mangiandomi, liscia, ed assaporandomi, dolce, dove serve, piena, dove vuoi entrare. E sinuosa, m'incastro. E ritrarti e sfondare, infondendoti, sprofondando tra gli umori liquidi, l'unica perla, la mia pelle, stretta tra le tue dita, graffiata dalle tue unghia, trattenuta dal tuo fiato. - A sfregare le tue costole sulle mie vertebre -.
Riflessi di mani, percezioni di pelle, retrogusto di sensazioni vissute deja-vu Reminiscenza obnubilata, come nella nebbia fitta composta di frizzante umidità. Antico sapore che mi era riparo, ora sono nomade.
Tirata, trattenuta, una torsione dinamica, mostri alle mie spalle. In ogni alba mi battezzo. Lavo impuri segni del peccato originale espiazione di colpe risorgo nel mio nuovo giorno.
Mi ruba l'anima un corvo nero predatore ed il mio cuore marcisce lontano dal mio caldo petto verso il temuto demone Sconsacrato amore sono isola solitaria sfrattata di sé e di te chiesa senza il suo altare triste processione dei cuori.
Sfilate di funesti funerali. E loro sono lì, scuoiati al macello. Sagome di cartone con il mirino sul petto, colpiti uno ad uno da pallottole sparate da un killer seriale che sta sempre su un tetto troppo alto per poter essere avvistato in tempo. Paura di perdervi e di assistere, impotente, alla perdita. E mi manca l'occhio destro, il braccio sinistro, pezzi di cuore sparsi, come briciole, sul sentiero dove voi marciate. Il mio demone è la perdita, la paura della perdita, la solitudine che lascia la perdita. E perdere mi porta a chiedere e chiedere mi porta ad elemosinare, ma c'è un dio che pretende l'anima, ché non solo il diavolo la mercanteggia. Ed ho paura di rimanere, ché se avessi potuto seguirvi in quel luogo freddo di terra brulla e spoglia, a diventar cenere con voi ed a farmi sgretolare le ossa, avrei avuto più pace, invece, addosso, m'è rimasta solo pece. Mi sarebbero ancora cresciuti i capelli e ne avrei fatto funi per aggrapparci ancora alla (non)vita; le unghia si sarebbero ancora allungate e ne avrei fatto artigli per lottare e riportarvi indietro. E già molti mi sono volati via e mi rimane davvero poco e questo poco lo vedo tremare. E se è un tetro sortilegio che coloro che amo li vedo finire, divenir eterei fantasmi fatti di nulla, ché di nulla siamo fatti, questo me lo chiedo con quel profondo senso d'ingiustizia che mi sento montare dentro, quello che fa venire quel nodo stretto alla gola come se ci fossero corde che tirano la testa indietro e gli occhi diventano molli e liquidi come lo è questa nostra esistenza, liquida. E sono questi i miei demoni, le campane, i vermi ed i tamburi. E sono io il demone di questo dolore che ho dentro, demone dentro al demone, bambina partoriente lacrime.
Cadono foglie dal cuore Ornando Le siepi emotive che Odorano di Ricordi Inquietanti Donando Amara Uggia. Tuona Una profonda eco Nella Nebbia Ottobrina.
Guerriera senza armi. Tormento nella tormenta. - Solenne arcano - Dissacrante, a tratti misti - Mistici - Pallore tremulo, patologico. Foglie di alloro ad ornarmi di false vittorie. Ho il profilo fatto di corteccia. Nessuna sorgente che mi abbeveri. Solo sconcerto. Solista al concerto di voci primitive. Continuo incessantemente a parlarmi, ma ho i rami spezzati, dentro.
Con pezzi di Antartide nel cuore. - Quando non ci sei - Scheggiarsi a scaglie, scucire le impunture lasche, imbastire punti per rattoppare _appena per non disgiungere la sottile membrana, stoffa morbida. Da questo glaciale cuore, a sinistra del tuo desiderio, giusto ad est delle tue voglie, ad inventarmi tragitti di carne sotto ai tuoi respiri che mi soffiano _addosso come il vento di settentrione e rabbrividisco sotto la neve di Norvegia che poi si squaglia come i tuoi umori liquidi sul mio corpo. Sei la mia parte di cielo a nord sciolto nel mio caldo dove t'insinui, attraverso il Pacifico per giungermi e fluirmi dentro. Disperdo i singhiozzi lungo le stagioni, durante le tue assenze, ciascun equinozio, qualche solstizio stolto. - Non ci sei - E ritorna il freddo. - Cuore artico -.