Furore e torpore. Sintetizzazione e overdose. Mi bolle dentro questa chimica che segna, ogni volta, la disfatta. Mi disfo. In mille pezzi. Non si capirebbe la mia forma iniziale (meglio) Quando sto così, non sto, non ci sono, non esisto, mi frantumo, mi piango, mi nauseo, mi castigo, mi evito, mi fustigo, mi inginocchio, mi ammalo (di più). Mi elimino, mi tradisco, mi lacero, mi strappo, mi dilanio, non mi perdono, non mi assolvo, mi danno.
Ho un plotone d'esecuzione. In me. A subire fucilazioni di petto, di schiena. Pena comminata dall'infamia del "reale" che mi legge la sentenza come fosse parabola. Un drappello misericordioso scende sempre a commutarmi la pena in agonia perenne. Mi dico, ogni volta, che concludere sarebbe preferibile al perpetuare.
Apparirti così, smisurata, opulenta, sconfinata, vasta, a tratti, non umana, appena al di sotto d'un filo di coscienza, tramortita e con mezzo fiato, ché t'appartengo e mi son persa, risiedendoti sottopelle, scheggiata dal tuo scheletro, come custodia e la tua pelle a farmi da guaina.
Chè il cielo lo guardano anche ad occhi chiusi. Le Donne, il cielo lo hanno dentro, con l'elevazione dell'anima feconda, spiga tra i capelli, a suggellare abbondanza. Con il cuore che forma un arco a sesto acuto, i sentimenti barocchi, lo sguardo naif. La memoria vintage, strette nel cappottino piedipulle, gli occhiali neri a coprire le occhiate furtive o una lacrima di troppo. Pronte a contenere e straripare. Pronte a sorridere nel pianto ed a ridere fino alle lacrime, un ossimoro bizzarro fino alle ossa. Chè basse, son sempre all'altezza. E non si piacciono mai per via di quel riverbero distorto fatto di aspettative e di non sentirsi mai abbastanza, solo per il fatto di essere sature. Non addomesticabili. È ora di ricordarsene. Fiere, dritte, a suffragio di nulla e men che meno quote, ché non sono numeri, ma dignità piena! Chè la pelle è fatta per essere carezzata, non scuoiata, ché qui, non siamo al macello!
Alla fine della via, rotta, come la non-vita, spezzata, anche l'ombra mi è infedele, mi anticipa il pensiero, mi stride sul respiro, porgendomi il cappio, come fiocco fiacco, fiotto di sangue, rosso su nero pece, si squaglia, squarcia, sconquassa, in lento disfacimento, decompongo carne - tremula e mortale - per ritrovare ossa, nero dentro al nero con tutto il buio che posso, ché la penombra inorridisce, sbilanciata sul precipizio, traghettata all'Ade - Caronte e boia - Espio sul mio Golgota e branchi d'anime pascenti sfilare in marcia, coppia di nibbi ad unirsi in volo, balenare in burrasca per sprofondare nel cavo della mano di nera terra, al di sotto d'ogni sepoltura, gl'occhi di civetta chiusi a catenaccio. - Sudario - Recito l'ultima preghiera tra chiodi e spine, corona di regina ammazzata viva, prodiga ma-donna a far ritorno, bella, malinconica, notturna, trasalire in vampe, ebbrietudine dannata in quintessenza. Nuda. Nera. Piena. Vasta. Le cose mute. Requiem.
Chè tu sei la lama, tagliente e conficcato. Chè io sono la pelle, tra i seni, offrirsi alla lama, cercarne la punta, ruotarsi e spingersi, lenta, a farsi trafiggere penetrare come in un suicidio consapevole amplesso per sgravare la colpa alla tua mano, ché io m'uccido in sacrificio per mio volere e tu, la fine e nuovo battesimo.
Agghindati di morte, ché è oltre la vita che voglio averti. A sconfinare i limiti e le percezioni delle umane cose, effimere, passeggere, inconcludenti. A sfiorarti con l'eleganza delle ossa in vista, ché il Cuore si renda visibile ad occhio nudo, tra i liquidi che ci attraversano e gli umori che si creano ad opera di orgasmi reciproci. Sposi uranici, difronte al plenilunio, cori di ululi. Cerea candela come fiaccola. Celebrazione di nera eternità.
A farci beffa dell'inesorabile, esonda il nostro darci che scorre come il tempo, come fiume in piena che incontra la china. Così, tra cielo e terra, a croce, in croce, al rintocco di ogni attimo, scandito da ciascun momento, tra l'incavo del collo e la sua vena che pulsa, scandendo, mi baci.
Anarchici versi Nenie e rime Arrendevoli al proprio sentire Richiamano echi e memorie Canti ed odi che Hanno echi lontani sugli Irti sentieri della mente Caustica e schernitrice Osservandosi tra dentro e fuori.