Le migliori poesie di Nello Maruca

Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Nello Maruca

La morte

S'è crudeltade la Morte o s'e pietade
nessuno fino a ora l'ha mai saputo.
Sol si conosce che con sforzo alcuno
il forte leone abbatte e l'agnellino
e non si cura del ricco uomo potente
e nemmanco del misero e meschino
e tutti stende senza alcun rimpianto
e da sulla terra elimina ognuno.

Là, dove giunge, non fa differenza
né di regnanti o poveri accattoni;
per essa tutti quanti sono uguali
e in egual maniera ghermisce ognuno.
Dinnanzi ad essa cede l'attacchino
come s'inchina pure il re supremo.
La secolare quercia strugge e ingoia
e il sacro fusto dell'odoroso alloro.

Non vale per fermarla oro o argento,
ignora sia il signore che il poverello:
Non guarda in faccia ne s'è brutto o bello
e il debole risucchia senza sforzo
come il forte atterra con un soffio.
Alfine altro non è che affilata falce
che stende l'erba tutta sulla propria
ombra e inerte la ridona alla madre

Terra forse perché rinasca in vigoria
o allontanarla dal terreno tormento...
Nessuno, invero, sa perché ghermisce
s'è per crudeltade o per pietade.
Un solo Libro tratta l'argomento
ma il contenuto arduo è interpretare.
Solo chi tiene fede e spera in Dio
capisce ciò che non conosco io.
Nello Maruca
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Nello Maruca

    L'Angelo

    In quel prato verdeggiante dall'odore
    di bianco giglio, all'ombra di due tigli
    son gioiosi quattro teneri germogli
    che bellezza e candore tengono
    più dei miglior fiori. Non son rose, nemmanco
    gigli, sono gioie, amorevoli son figli.
    Ma in un dì assai funesto tutto tosto
    divien mesto per volere della dea
    matta che al focolare dei giusti buoni
    pene dona, dolori e guasti.
    Là, nel mezzo di una siepe di quel lieto
    orto virente si spalanca all'improvviso
    una gola nera e fonda che una Gioia
    ingoia e scaglia nelle viscere profonde.
    Lestamente si richiude e la Gioia
    nella melma con vigore affonda
    e schiaccia e la stritola e affoga.
    Lento, sotterra, scorre fiume silente
    e l'inerte Spoglia in se, in un abbraccio,
    accoglie. Senza sbalzi, quietamente,
    la trasporta dolcemente e la dondola
    e trastulla come mamma bimbo in culla.
    Soavemente la quiet'onda l'accarezza
    e con amore fuor da terra, indi, la pone
    sulla spiaggia in faccia al sole
    che al contatto del calore divien Stella
    e in Cielo si trova. Dalla veste lunga
    e bianca un Arcangelo l'affianca
    e per la lustra Via al cospetto la conduce
    di Colui ch'è pace e luce. Un sol bacio,
    un sorriso ed è Angelo in Paradiso.
    Dalla Reggia dei Beati spande luce
    agli assetati e invita con ardore
    a ber l'acqua del Signore. A quei Tigli
    tanto cari stanchi e privi di vigoria
    li incoraggia e sorregge carezzando
    i cuor dolenti col sorriso dell'angelico
    suo viso, lo splendore dei begl'occhi,
    la dolcezza e il candore dell'immenso
    gentil cuore ch'elargisce gioia e amore.

    O, tu mamma triste e pia sii più forte,
    sii qual Maria. Pensa solo che sto in pace
    e che assieme alle altre Stelle sono
    luce al firmamento. Se tu guardi il Cielo
    a sera una Stella più lucente
    si riflette nei tuoi stanch'occhi. Quella Stella,
    mamma, son io che per te prego il buon Dio.

    A te, padre mio adorato, sofferente
    e addolorato, non star triste: Vivo
    in Casa dei Beati ch'è accosta
    ai Santificati. Tutto è pace,
    tutto è quiete, tutto splende, tutto tace.

    Tu che in terra fosti pria la lucerna
    di mia via perché hai perso il luccichio?
    Non sai tu, o sposa mia, che sto in Cielo
    per le vie? Non sai tu che il Loco Sacro
    ho raggiunto del Gran Padre? Il tuo uomo
    più non sono, son di più, molto di più:
    Sono l'Angelo custode che ti guido,
    ti consolo e son teco in ogni dove.
    Nello Maruca
    Composta giovedì 30 novembre 2006
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Nello Maruca

      L'affetto

      Bisogno quanto l'aria per la vita,
      quanto d'acqua bisognevole n'è corpo,
      non meno del sangue circolante in vena,
      non meno di vena trasportare sangue,
      non meno di lingua a proferir parola,
      non meno d'anca per deambulare,
      non meno d'intelletto per capire
      e quanto occhi necessitano al vedere,
      non meno di narici per l'olfatto,
      non meno di palato per sapore
      e non meno della bocca per respiro.
      Quanto di queste cose vogl'affetto.
      Nello Maruca
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Nello Maruca

        La fiammella

        Con lo sguardo del pensiero
        il remoto ho visitato
        del tuo cuore innamorato.
        In un angolo sta scritto
        quel ch'è noto nel di fuori:
        Il bel sogno ho coronato
        con l'amico e con l'amato.
        Son felice, son contenta,
        sono piena di speranza.
        È profonda del mio amore
        la radice nel mio cuore
        e mai alcuna circostanza
        tal'affetto incrinerà.
        Solo l'ultimo respiro
        la fiammella spegnerà.
        Nello Maruca
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Nello Maruca

          La sfortuna

          Se di palazzi, case e appartamenti,
          se di ville e terreni ubertosi
          e di estesi, proliferi prati erbosi,
          di greggi e mugghianti armenti
          avessi di tal possidenza poca contezza
          e se di seno fossi d'altra razza
          or non potrei qui dire di mia stanchezza
          ché alcuno dire mai avrebbe osato
          cosa che male avrei poi sopportato
          e avrebbe al mio cospetto ebbrezza
          non certamente per sua contentezza
          ma per lo stato della mia altezza.
          Di ciò la dea bendata non mi fè dono
          indi sul dorso m'ho fulmine e tuono.
          Nello Maruca
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Nello Maruca

            Eredità

            Di un padre moribondo
            scriveva Passeroni
            che al letto chiamò al bordo
            per mai aver tenzoni
            i dieci figlioletti
            che tutti tiene in petto.
            Dà un mazzo di bacchette
            legate strette strette.

            Chi rompe, dice, il fascio
            e mi mostra possanza
            ogni ricchezza lascio
            e gli altri restan senza.
            Dall'uno all'altro
            così, il fascio passa
            ma niun pur forte e scaltro
            lo sfascia di sua possa.

            Ad ogni figlio, allora,
            solo una verga dona,
            spezzatela, qui, ora
            e avrete il vostro dono.
            E tutte in un istante,
            l'ha scritto Passeroni
            le verghe furo infrante.
            Ecco or qui il dono:

            Se lontan da voi le risse,
            cagion di debolezza
            le avrete regola fissa
            vi avrete una corazza.
            Se lontano le contese
            invece vi terranno
            per niun nemico è impresa
            donarvi pena e affanno.

            Pure i debolissimi
            che pensavanvi pria forti
            saran per voi fortissimi
            se voi sarete smorti.
            L'ha scritto Passeroni,
            pur'altri prima ancora,
            io ne confermo il vero
            che ne son prigioniero

            Non sono, pertanto, alcuno
            perché mi persi ognuno.
            Perciò tenete cura,
            Per evitare sciagura,
            Di rimanere tutt'uno.
            Nello Maruca
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Nello Maruca

              Il compleanno

              Questa sera un po' depresso
              Resto al bordo del mio letto,
              sono incerto sul da fare:
              Dormire o qualcosa ideare?
              Ora il pendolo s'è desto
              E rintocca mezzanotte.
              La mia sposa è già dormiente,
              io mi stendo lentamente.
              Poi mi alzo, pian pianino,
              per lasciar tranquillo il nido,
              al mio tavolo m'accosto
              e comincio con far lesto
              la stesura di quest'inno
              pel vegliardo novantenne.

              Zio Gustavo uomo retto
              Dal suo fare quasi perfetto
              Ha saputo col suo stile
              Superare il tempo ostile.
              Nel decorso di sua vita
              Ha sofferto e ha patito
              Ma ha saputo degnamente
              frenare cuore e mente.
              Tempo, oggi, dell'avvento
              Captato ha l'evento
              Radunando al suo cospetto
              Tutti quelli ch'à nel petto.

              E con stima e con amore
              Dal profondo d'ogni cuore
              Noi porgiamo l'augurio
              In questo giorno di tripudio.
              Nello Maruca
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Nello Maruca

                L'ultimo viaggio

                Quand'io, alla soglia della quarantina,
                lesto partisti, Padre, una mattina
                per la lustra via, verso il Ciel turchino
                perché ultimato avevi il tuo cammino.

                Precoce il viaggio fu, senza ritorno
                ed io d'allora mi riguardo intorno
                nella vacua speme di vederti un giorno
                seduto, nell'ampio e grigio soggiorno.

                Ma non udranno più mie orecchie il suono
                dei regali passi toccare il suolo
                che non più in terra, ma pel Cielo sono
                leggeri, al pari degl'uccelli volo.

                Nell'alto Loco, tutto dorme e tace,
                e solo è serenità, amore e pace.
                Qui cattiveria è d'uccello rapace;
                e mai la terra ha conosciuto pace.

                Resta, perciò, o Pà, in Casa del Signore
                donde lo puoi onorare a tutte l'ore.
                Nello Maruca
                Vota la poesia: Commenta