Scritta da: francipizza
in Poesie (Poesie d'amore)
Camminiamo sotto la pioggia
accompagnati dal vento
come un fiore che sboccia
su un prato deserto.
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Camminiamo sotto la pioggia
accompagnati dal vento
come un fiore che sboccia
su un prato deserto.
Fratello Musulmano
che hai armato di pugno la tua mano
e partendo da un paese lontano
hai seguito dei ribelli il richiamo.
Tu che hai visto la gente soffrire,
i tuoi cari fra le bombe fuggire
e nutrito nel silenzio vendetta
pur sapendo che la morte ti aspetta.
Tu che preghi il tuo amato corano,
e lo tieni in un palmo di mano
e sei cresciuto col rispetto nel cuore
di una madre che ti ha insegnato l'amore.
Tu che sogni una vita gloriosa,
e da martire lasciar la tua sposa
che ai tuoi figli t'implora per dono
la virtù del cristiano perdono.
A te fratello che hai Maometto nel cuore
sono giunte queste splendide parole
perché tu le possa ascoltare
e a tua volta insegnarle ad amare.
Siamo fratelli ed entrambi credenti
dell'unico Dio che parlando alle genti,
insegnava con i piedi per terra
che con l'amore si sconfigge la guerra.
Ho costruito la mia casa
e poi mi son seduta.
In riva al mare
accanto alla mia anima l'ho guardata.
Aveva il colore del sole,
le finestre fatte con lo spirito dell'allegria
e le porte con quello dell'accoglienza.
Accanto alla casa,
il cavallo lucente fatto con lo spirito della libertà e l'albero,
con quello dell'amicizia.
Sorpresa, ho osservato le mie mani,
accorgendomi che non portavano i segni di quella fatica.
Cercavo una risposta,
fu in quell'istante che i miei occhi si fermarono nei tuoi.
Senza alcuna riserva e senza mai timore,
mi sorprese il cuore, che impavido e fiero mi rispose.
Non sarà né la prima né ultima
come le volte che ti io pensata di nascosto
le volte che ti io sognato danzando
persone e cose faranno fatica a capire quello che mi hai donato
non saranno mai vere
come il nero velo che mi ponesti di fronte
lo posso ancora toccare
nero
è pesante mi nasconde il tuo nome
non dimenticherò
sopravvaluterò ogni cosa in memoria e ricordo di quel grazie
che non ti ho detto mai
grazie.
Vorresti urlare
urlare e piangere
nel petto aumentano i battiti
indelebili anche se attimi.
Si manifesta lì in quel secondo
cerchi, prendi e pretendi
lo dimostri poi attendi
l'immediata risposta
o quella che non arriverà mai
non corrisposta.
Urlerai e piangerai
nel bene e nel male
il dolce e il salato della vita
vero ed intenso
crudo.
Non vuol sentir ragioni
né razze e religioni
viene da dentro, terremoto dell'anima
il cuore l'epicentro.
Uomini e donne urlerete e piangerete
di gioia o di dolore
crudo è l'amore per esso non vi distinguete.
La luna, qui, non si vede.
Forse perché il sole è troppo
e lei, gelosa, non si concede.
Le colazioni sanno di mattino,
le notti di ritorno al sorriso.
Assonnata, albeggia l'arte alle cinque e diciotto,
abbracciando l'orizzonte alla stessa ora, qualche ora dopo.
Le basse maree sono umori apocopati,
le alte l'apostrofo oscuro della perfezione.
Granelli di sabbia occultano conchiglie orgogliose,
invidiose della ragione per cui vengono raccolte.
Ma sabato, qui, resteranno.
Promessa infranta. Perdonami.
Mentre il passato non s'intromette,
il presente sa applaudirmi sincero.
Tutto è migliore, questa notte.
Tutto ricorda il cielo.
Vorrei guardassi chi sto guardando io.
In questa notte,
dove la luna che non si vede inizia a esistere,
dove alte e basse maree non dipendono dall'umore del futuro, ma dal nostro,
dove le conchiglie regalano orgoglio
e non esistono perdoni né promesse infrante.
Dove solo tu ed io esistiamo,
perché siamo qui, accanto a noi, e nudi ci ascoltiamo.
Il tuo ammaliante sorriso
è succosa fetta rossa d'anguria
e il tuo dolce sguardo
è spicchio d'universo
intriso di affascinante mistero
le tue gentili parole
son doni luminosi che rischiarano
la mia anima.
Noi
sulla verde smeraldo collina
dove il rosso rubino di tramonto
si fonda con l'oro del maestoso astro,
tra note arcobaleno d'un violino
lavorato ad arte dal liutaio amore,
sognerò il fatal incontro.
S'animeranno i nostri corpi
nella magica danza
e allor respiri, sguardi, gemiti, baci, carezze
e intrecci inganneranno il mio cuore.
Si fermerà il battito del mio
per sentire il tuo
e così, saremo l'uno nell'altro
nell'infinito attimo.
Io
persa nei veli della nebbia dell'irreale
che circonda chi è ebbro d'amore
cercherò un varco per tornare alla realtà,
girando infinite volte lo sguardo per ritrovarti
là, dove si mescolarono le nostre essenze.
Mi perdo e brucio
nel suo sangue,
pozzo irrequieto
d'amore.
C'è un'emergenza
qui nel profondo,
scatena libido e lividi,
e più mi guarda
più orgoglio io perdo,
sconfitto e posseduto
la possiedo...
ancora
nell'oscurità della mente
tra i segreti di morte,
lontana ed al sicuro
nascosta.
Viva. Vive.
Resta mia
in ogni allegoria,
le confesso i miei orrori
nell'antro dei piaceri
e resta viva
e non scappa via
ma più la guardo
più speranza lei perde,
sconfitta e posseduta
mi possiede!
Resto al buio
a disegnare il tuo volto
scolpito nel cuore.
Accarezzo la veste nera
la lascio coprirmi
evoco momenti lontani
diffondendo nell'aria il tuo nome.
Mi ritorna abbracciato all'eco, il mio.
Ti amo ogni istante
ogni battito mi parla di te.
Resto al buio
coperto dei sogni, i nostri,
sapendo che ci sarà
ancora amore
ancora quel raggio di sole
disperderà la nebbia.
La quiete avvolgerà il dolore.
Tornerà a fondersi il nostro amore.
Resto al buio...
aspettando te.
Nel mezzo dell'inverno
hai cominciato
la tua più lunga
eterna galoppata
senza di me
che ti ho per sempre amata
e sempre ti amerò
che ti terrò
dentro lo scrigno
delle cose belle
che mai nessuno
mi potrà rubare
araba cavallina,
sauro manto
e cuore grande,
sogno realizzato
nel mezzo della vita,
a quarant'anni
di cavalcare il vento
ed io l'ho fatto
sempre con te,
per sempre mia:
Dolanca.