Scritta da: Salvatore Larocca
in Poesie (Poesie personali)
La sera
Ombre lunghe
come mesti pensieri
senza tempo senza età
a suscitare tristezza
agli uni e agli altri
ad anticipare
la notte
buia
definitiva.
Composta giovedì 20 novembre 2008
Ombre lunghe
come mesti pensieri
senza tempo senza età
a suscitare tristezza
agli uni e agli altri
ad anticipare
la notte
buia
definitiva.
Ampia nei cieli della sera
la pallida luna dei santi
piange il suo caduto elfo.
Il fumo dell'ultima sigaretta
restituisce la voce di declino
al cuore di poesia.
Impugna la mano la terra del tuo canto
e scivola dentro i tuoi versi.
Come un fiume in piena
il respiro della parola oltrepassa
il suono del tuo canto.
Scorre nella foresta leggendaria
dove hai mostrato ad un popolo di luce le vie
per esplorare il desiderio che alberga nel cuore.
Con ansia leggera un soffio di echi segue
la luce del sole nell'intrigo del bosco
per dar forma a parole d'amore.
Un piede, nell'ombra, mi cerca.
Si poggia piano,
prima le dita, poi la pianta.
Si acquieta.
Le dita si muovono un poco,
quasi a voler dire qualcosa.
Il piede si avvicina
e dolce si posa.
Le sue dita goffe, piccole,
si allungano.
Piacer non v'è più bello
di quel che goder fa e alletta.
Van col sospiro alterno
tra membra aggrovigliate
le agil mosse ed il ritmo
del godere il tripudiàr.
E in bramosìa il trionfo
sempre sua magìa ripete
il segno dell'ardore
di sol lui si tangerà.
Veloce alfin lo sente
eruttando il suo salir
e il rogo ardente esplode
gran pace a presagir.
Se lei poi lo abbisogni
sia cura sua scattar
la fiamma allontanando
da quel suadente mar.
Appresso al verone muto
colgo il gocciolar del tempo
e carabattolar m'è dolce
nel disperato resister,
nel coraggioso e perdente sopire,
nel penoso metter a nanna i sensi,
nel silenzioso e disordinato pensare,
nel mito di sognar volti e moti
ancor distanti.
Dài una manciata ancora
di sabbia dal vetro
il sottostante ad invidiar,
cupo risvolto
di un tempo uguale al tempo
nel giorno che spavaldo
e sprezzante si spegne.
È in gabbia la mia pelle che
Stilla rugiada e miele amaro.
Dietro le sbarre mi arrendo
e il mare è lontano, troppo
Per poterne gustare l'odore
e la terra che di sé mi nutrì
d'un tratto marcisce e sprofonda,
trema, s'agita e sprofonda ancora
schiacciata dal cielo che mai
così malvagio e pesante mi parve.
Ma nei tuoi occhi io posso salvarmi:
Tu, sola solida ancora della vita mia,
Sfuggi alle mani e alle ali del cuore.
Ti sussurro i miei segreti
e tu ascolti in silenzio...
Tu non parli,
ma sento che ti muovi
lo fai lentamente
e in silenzio
e sento il tuo odore
che mai mi abbandona.
Fai parte di me da una vita
e non me ne ero mai accorta...
L'intento
amore penso...
le parole verranno
ma con il tempo
mi nutrirò del tuo profumo
che sa d'erba appena tagliata
amore penso...
le parole verranno...
conosco l'argomento
amore penso...
sei bella...
seguirò i tuoi passi
per non perderti...
stringerò i tuoi fianchi...
per non lasciarti andare via
posa le tue mani su di me
guarda i miei occhi parlano
dicono anche quello che non vorrei
amore penso...
sarà un dolce sussurro...
amore... eccolo
timidamente ti sfiora
ti dico amore...
te lo dico ancora
amore... amore... amore.
È nemico dei pensieri
il sonno
non c'è posto dove nascondersi
di notte,
quando nel buio
la mente parte per l'infinito.
Il gioco è strano,
una figura, una stanza, un paese...
la gente,
si accavallano i gesti,
i colori, il vortice ti stringe
e la mente vaga.
I pensieri di notte,
sono come granelli di sabbia,
che prima ti sfiorano
la mente,
poi con il calare delle tenebre
e dell'umidità,
si uniscono
in una valanga
che ti soffoca l'anima.
Cerchi una via d'uscita,
ma i pensieri
ti inseguono,
e sono più veri
della realtà immaginaria... poi
per fortuna si fa giorno.
Vigile il cielo,
in silenzio veglia,
il bisbiglio delle muse
ispiratrici di pensanti umani.
Le gote vermiglie e stanche,
cercano oblio, ma i dubbi
non lasciano pace e non v'è ristoro.
Languida attesa del giorno lontano
mentre s'adorna d'ombra,
l'infinito intero.
Vite fugaci corrono,
tra fiamme e agonia, di sublime incanto.
Liberi pensieri, balzano in arcione,
senza timor d'inganno
nell'agitato cosmo.
Solcano come comete,
spazi irreali in attesa.
L'aria cheta gatteggia tra i rami,
sorride alla natura fruttrice.
Confonde l'incantesimo
e l'anima si placa pian piano,
intimando l'Eterno,
i reconditi affanni
finalmente si placano nel
rosso tango dei cuori pulsanti.