in Poesie (Filastrocche)
Il mio vecchio diario era così
un po' di giallo qui
e un po' di rosso lì
aveva le pagine arancioni ove c'erano disegnati cagnoloni
ogni pagina era un dì
il mio vecchio diario era così.
Composta giovedì 22 aprile 2010
Il mio vecchio diario era così
un po' di giallo qui
e un po' di rosso lì
aveva le pagine arancioni ove c'erano disegnati cagnoloni
ogni pagina era un dì
il mio vecchio diario era così.
Filastrocca degli animali
Che sono tutti un poco speciali
Filastrocca un poco bambina
Che parla della loro pancina.
La mangusta quel che mangia se lo gusta
l'iguana quel che mangia se lo sbrana
La bertuccia il suo bere se lo ciuccia.
Il macaco trinca come un ubriaco
Il cardellino dopo pranzo fa il ruttino
Al fringuello scappa spesso un venticello
La gallina fa con calma una merdina
La lumaca corre a farsi una cacata
e la formica che si succhia anche le dita
Il culetto non se lo pulisce mica.
Ho iniziato a disegnare.
Ho iniziato a creare,
dando vita ad un ranocchio.
Lui, saltellava
su e giù per il foglio
e accidentalmente,
si è infilato nel mio
portafoglio.
Ho guardato in tutti
i taschini,
tra le banconote
ed i soldini,
il furbacchione
l'ho trovato tra le foto
mie appiccicato.
Uhaoo!
È cambiato un
bel uomo è diventato.
Però, il cuore che scherzo
gli ha giocato,
con un pennello l'ho cancellato,
ma il suo profumo ho indossato.
Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà.
Il fieno è falciato
il cacciatore ha sparato,
l'autunno è inaugurato:
Il grillo si è murato
nella tomba in mezzo al prato.
Scorre leggiadro il vino rosso
mentre Marisa salta il fosso
e nel ristorante suo preferito
prepara leccornie a scottadito
intanto Daniele col grembiulone
prepara il tavolo alle persone
che sono in fila bicchiere in mano
presto versato dal buon Gaetano
venghino gente alla nostra osteria
si mangia si beve sia fa poesia.
Una canzone per Margherita
Sogni di miei sogni,
un desiderio di desideri
sei così bella, provocante,
che susciti in me passioni vere,
con il tuo intenso profumo travolgi i miei sensi,
e mi cresce la voglia di possederti.
Il tuo calore brucia il mio viso,
scalda le mie mani fredde,
e la immensa fame di te mi fa esplodere,
e finalmente sei mia!
O quanto sei divina,
amata, adorata,
pizza mia
margherita.
...
Ancor non ho visto margherite sul campo,
solo il mio cane a corazzare allegro
uscendo da lungo tunnel dell'inverno,
e tanta luce, tanta gioia,
entra nella casa
mentre in cucina Margherita
sforna canticchiando
una profumata passione bollente,
una deliziosa pizza margherita
della nuova primavera.
La bottega era in fondo alla via,
tutti quanti sapevano dove.
Fa Giuseppe: "Adorata Maria,
molto presto sarà il diciannove;
vola il tempo, a gran passi s'appresta.
Invitiamo qui a casa gli amici.
È il mio nome, lo sai; la mia festa.
Che ti pare, Marì? Che ne dici?"
Alza gli occhi Maria dal ricamo,
risplendenti di grazia divina.
"Peppe mio, tu lo sai quanto t'amo,
però sono un disastro, in cucina.
Ti ricordi dell'ultima volta?
Mi ci sono davvero impegnata,
ma mi venne uno schifo, la torta,
e alla fine l'abbiamo buttata.
Ma stavolta andrà meglio, lo sento,
lo vedrai: non ti dico di più.
Voglio farti davvero contento,
con il nostro figliolo Gesù!"
E così ci provò. Poveretta,
ben tre giorni passò a cucinare,
ma non era una cuoca provetta
(era molto più brava a pregare).
Questa volta riuscì! Nella stanza
in cui stava la Sacra Famiglia
si diffuse una dolce fragranza.
Che languore! Che gran meraviglia!
Su un vassoio fan mostra di sé
(beh, Maria, certe volte sei in vena!)
Zeppoloni di pasta bignè
ben guarniti di crema e amarena.
San Giuseppe però storce il naso.
"Moglie mia, chi può averti aiutato?
Non mi dire che è frutto del caso;
tu lo sai, la menzogna è peccato.
E non fare quel viso contrito!
Dai, sorridi, mia cara Maria:
l'aiutante, l'ho bell'e capito,
si nasconde costì, in casa mia.
Vieni qua, figlio mio, fatti avanti.
I miracoli son limitati,
vanno usati per cose importanti;
se li impieghi così, son sprecati!"
Ma Gesù, ch'era ancora un bambino
lo guardò con grandissimo amore,
e gli disse: "Mio caro papino,
stai facendo – perdona – un errore:
questa zeppola dolce, squisita
da gustare in un giorno di festa
rende un poco migliore la vita:
la magia quotidiana è anche questa.
È un miracolo lieve, leggero;
una semplice, morbida cosa,
che anche al giorno più cupo e nero
dà una piccola mano di rosa".
Il papà sentì in gola un magone.
"Caro figlio, non critico più.
Su'sti zeppole hai proprio ragione:
io sò Santo, ma tu sì Gesù!"
Domani è festa
la gente si desta
al fuoco è la minestra
mi gira la testa
apro la finestra
saluto la maestra
richiudo la finestra
con la mano destra.
Il pensiero della stella che si innalza
il volare nei capelli che ti soffia
il cantare e il gioire
ma dicendo che si parla
ma che faccio!
Sto parlando
la poesia sto cantando
dicendo non risolvo
parlando capisco
io secondo
parlando di me
vincerò e cancellerò il passato.