Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie anonime)
Con il succo d'erba
mi diverto a dipingere
il ventaglio piatto.
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Con il succo d'erba
mi diverto a dipingere
il ventaglio piatto.
Hai colorato i miei pensieri e i miei sogni,
con gli ultimi riflessi della tua gloria,
amore,
trasfigurando la mia vita,
per una prossima bellezza
Come il sole,
al tramonto,
ci lascia intravvedere un angolo di cielo,
hai mutato il mio dolore in gioia immensa
per incanto,
amore e vita sono diventate per me la stessa meraviglia!
Sognando di scoprire universi sconosciuti... abbandono i miei sensi alla follia della passione... ossessionata dalla tua magnetica sensualità... arde il desiderio di possedere la tua mente... giocando con i tuoi sogni proibiti... alimenta la mia fiamma e scalda i tuoi sensi... libera i tuoi pensieri e abbandona il tuo corpo... vivi con me...
È un lago fondo e chiaro
d'impeccabile innocenza,
nobile e azzurra vi scorre
pupilla senza più ragione
diritta scorge e solca
remoti labirinti d'animo
e ignudi vermi che siamo
ci voltiamo ignorandolo.
Qui, tra il silenzio degli ulivi,
l'azzurro del cielo abbraccia la valle
e un campanaccio da chissà dove
spezza la monotonia del ritmo
uguale all'incedere di quel pastore
e a un cane che da rituale abbaia
per dire che c'è e che ci siamo
anche noi nel descrivere
la saggezza della natura
così bonaria nell'umore
di una giornata serena
in attesa di quel lampo
di buio pronto a deturpare
il paesaggio nel nuovo
ordine delle cose.
Padre Nostro che sei nei cieli
Restaci
E noi resteremo sulla terra
Che qualche volta è così attraente
Con i suoi misteri di New York
E i suoi misteri di Parigi
Che ben valgono i misteri della Trinità
Con il suo minuscolo canale dell'Ourcq
La sua grande Muraglia Cinese
Il suo fiume di Morlaix
Le sue caramelle alla Menta
Con il suo Oceano Pacifico
E le sue due vasche alle Tuileries
Con i suoi bravi bambini e i suoi mascalzoni
Con tutte le meraviglie del mondo
Che sono là
Con semplicità sulla terra
A tutti offerte
Sparse
Esse stesse meravigliate d'esser tali meraviglie
E che non osano confessarselo
Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa
Con le spaventose sventure del mondo
Che sono legioni
Con i loro legionari
Con i loro carnefici
Con i padroni di questo mondo
I padroni con i loro pretoni gli spioni e marmittoni
Con le stagioni
Con le annate
Con le belle figliole e i vecchi coglioni
Con la paglia della miseria che imputridisce nell'acciaio dei cannoni.
Che gioia sarebbe,
se qualcosa si rovesciasse.
Se la lingua inaridisse
E gli occhi parlassero;
l'ipocrisia seppellita
senza onore delle armi.
Occhi puri,
incorrotti dalla bocca.
Palpebre immuni
Da ogni infezione.
Messaggi captati
In religioso silenzio.
Lunghi ed interminabili
Discorsi
Si alzerebbero trionfanti
Sul ciarliero mormorìo.
Occhi fissi,
sganciati dall'imperio facciale,
saprebbero ridere,
senza arrestarsi.
Essere buono è dimenticare se stessi
per pensare agli altri.
Essere buono è perdonare
pensando che la miseria umana
è più grande della cattiveria.
Essere buono è avere pietà
della debolezza altrui
pensando che noi non siamo
diversi dagli altri e nelle loro condizioni
forse saremmo peggiori.
Essere buono è chiudere gli occhi
davanti all'ingratitudine.
Essere buono è dare
anche quando non si riceve,
sorridendo a chi non comprende
o non apprezza la nostra generosità.
Essere buono è sacrificarsi
aggiungendo al peso
delle nostre pene di ogni giorno
quello delle pene altrui.
Essere buono è tenere
ben stretto il proprio cuore
per riuscire a soffocare le sofferenze
e sorridere costantemente.
Essere buono è accettare
il fatto poco simpatico che più doneremo
più ci sarà domandato.
Essere buono è acconsentire
a non avere più nulla riservato a se stessi
tranne la gioia della coscienza pura.
Essere buono è riconoscere con semplicità
che davvero buono è solo Iddio.
Il mare è grande. Se vuoi scandagliarlo, verrai travolto dall'impeto delle sue onde. Un'onda sola può strapparti via e sbatterti contro uno scoglio. Ti basti, o debole uomo, poter dedicarti ai tuoi commerci su una piccola nave. Ma la fede è meglio, per te, che una nave sul mare. Questa infatti è retta dai remi, tuttavia i flutti la possono far affondare; ma la tua fede non affonda mai, se la tua volontà non lo vuole. Come sarebbe desiderabile per il marinaio regolar il mare a proprio volere! Ma in un modo egli la pensa, e in altro modo agisce l'onda. Solo nostro Signore dominò il mare, tanto che quello tacque e si placò. Ma egli ha dato anche a te il potere di dominare, come lui, un mare, e di rabbonirlo. L'investigare è più amaro del mare, e il questionare è più tempestoso delle onde. Se si abbatte sul tuo spirito il vento della cavillosità, dominala, e appiana le sue onde! Come la burrasca mette sossopra il mare, così i cavilli conturbano il tuo spirito. Nostro Signore domina, il vento cessa e la nave scivola in pace sulle onde. Domina lo spirito capzioso, raffrenalo, e la tua fede sarà in pace. A ciò dovrebbero indurti anche le creature di cui conosci l'uso. Per esempio, tu non sei in grado di chiarire le sorgenti, pur tuttavia non smetti di bere da loro. E per il fatto poi di aver da loro bevuto, tu non pensi certo di averle comprese. Anche di comprendere il sole tu non sei in grado, pur tuttavia non ti sottrai alla sua luce. E per il fatto che questa scende a te (con i suoi raggi) tu non ti cimenti certo di salire verso la sua altezza. L'aria è per te un pegno, ma quanto essa sia estesa, tu non lo sai.
Non mi muoverò da qui senza avere tue notizie.
Non staccherò il mio sguardo
dalle tue finestre finché
non si chiuderanno per sempre;
non ti lascerò andare
ramingo per il mondo
alla mercè
di mercanti senza scrupoli;
non permetterò l'ennesimo insulto
alla tua povertà in spirito;
ma sarò sempre al tuo fianco
a vigilare, custodire,
con te soffrire e gioire,
perché vedo in te
lo spirito di Cristo.