Kruptadìe philòtes Accoglimi sul tuo seno di amante, fra i tuoi capelli neri spettinati dove sussurrerò come fa il vento che non sa di farlo.
Se, come un animale, mi esalterò fra le tue braccia bianche e ti farò piegare le ginocchia, si spezzerà il silenzio del mio rimorso muto.
Le stelle son lontane, ma non da questo cielo: dai prati rugiadosi ove non piango, dalle affollate sale ove non rido, dai campi di battaglia che non calco.
Per questo ora ti abbraccio, tu che dai questi brividi alla pelle e irrighi questa scorza di piacere
Il mio credo La schiera coscienziosa dei dubbiosi e degli indagatori a tempo perso vive col beneficio d'invetario che può rendere vago anche il tormento, diluisce spesso il male della vita nel fiume già melmoso della storia. Basta provare a vivere nei giorni i parti presuntuosi della mente a constatare il nerbo del reale. Se il passato è perduto, e se il futuro recalcitra ai progetti la verità violenta del presente dà la misura della sua realtà con la perseveranza del dolore.
Ma tu avevo in mente di farti vedere le mie piante sacre, non grasse ma secche parole di niente.
Avevo in mente di darti la pace ma tu scappi sempre vento disperso in un modo o nell'altro ed io ti riaspetto in un modo o nell'altro stanco ed immenso.
Avevo in mente di farti sentire qualcosa che viene da dentro ed esplode avessi coraggio... ma ho paura di perdere quel poco che ancora ci tiene sospesi in un modo o nell'altro ma tu mi consoli dicendo "sei pazzo" è nella testa -mi dici- nella mia testa che domina caos nell'anima, domina cosa?
Ho dentro un concerto stonato che preme che guida e mi lascia poi riprende mi schiaccia ma tu, danzi sempre al soffio del cielo ed io sento musica affranta e curata ripetermi cinica e dura che niente ritorna ed amare non basta.
Ma tu dici niente sotto controllo semplicità e che il tempo dirà quello che ora nessuno sente. Ma tu sei tu. E il resto è banale ovvietà che perdura amore che dura che fa paura.
E adesso? E adesso? Adesso che il tuo sole è scomparso che fai? Adesso che le tue luci si sono spente, adesso che il vento e'cessato, adesso che tutto e'deserto, che il buio ti opprime che il freddo ti copre che fai? Adesso che hai chiuso il tuo cuore in un'urna d'acciaio che hai scacciato i fantasmi che ingannevoli ti addolcivano il cammino che fai? Che fai adesso? ... non so... ma sono ancora in piedi!
Mi piace il tram giallo d'inverno, il tram numero diciannove che porta a Roserio. Non ho mai saputo dove fosse Roserio, mi appoggiavo ai vetri appannati, disegnavo scacchiere sulla città stringevo i libri in braccio. "Hai già il titolo della tesi? " La geometria delle linee ferrate conduce verso l'infinito. "Cosa farai dopo? " "Vorrei essere pagata per studiare. " Non ci sono riuscita continuo a pagare per studiare.
E la piazza accoglieva, nella sua rettangolarità, migliaia di persone manifestanti. E io ero lì tra quella gente. Ci distingueva il colore della pelle, gli occhi a mandorla ma il mio cuore era con loro. Quelli cantavano e io con loro, quelli parlavano e io con loro, quelli dormivano e io con loro... ma l'urlo di morte scosse la piazza e del sit-in si fece strage. Corpi stramazzanti a terra, sibili e boati nella notte... Le pallottole d'acciaio infuocate falciavano le gambe di quelli che fuggivano... e quelli morivano, e io con loro...
Non c'è bocca che parli, non c'è emozione alcuna che trapeli, traspaia da volti ormai freddi, non c'è vita negli occhi né altro che scomponga lo stato immoto. Cupola di ghiaccio avvolge le mura lasciandole morire crepa su crepa. Cupa implosione di eventi ormai logori, di rancori saturi e speranze ultime lancia scintille su corpi vaganti, trascinantisi come zombie al di là della morte, con fatica, con le spalle alla vita. Tutto è rinuncia sotto il peso del mondo, tutto è rancore sotto il peso degli anni. Curare non si può le grandi ferite traboccanti di sangue e polveri infette, mutare non si può ciò che si fa duro nel tempo e che trova quiete nel gratuito silenzio, trova la morte in spropositate reazioni che alimentano nell'ombra il vomitare di un vulcano mai spento.
A un gabbiano sulla scogliera Quante spiagge sfiorano assenti i tuoi passi più fragili della rena nei mattini ancora ebbri di sensazioni e delle braci di qualche tardivo falò nelle lunghe estati chiassose...
chi le conta più?
Giocoso gabbiano colore del sale tu rammenti tutte queste feste pazze le lunghe danze le onde placide che van domando le melodie i tuoi occhi a sognare da lontano...
un giorno speciale.
Quante volte sei scappato lassù al faro che da tanti anni ti dà rifugio spalancando lo sguardo a quei racconti intrisi d'acque chiare e terre magiche che i tuoi amici hanno sorvolato...
ed intanto sogni.
Sogni di trovare l'isola meravigliosa che ti attende oltre il litorale natio la intravedi nello splendore dell'alba mentre assapori sulla battigia la mistura di scrosci e di silenzi...
il blu dei mari ascoltati.
I pensieri sorpassano il tempo e tu allora voli verso la scogliera lungo quel filo di vaga angoscia che già lega giorno e assenza d'ombre e là nel grigio il pianto si sperde nel vento...
le tue lacrime dolci nel mare.
Ma quando la spaventosa burrasca ha sciolto le mura dell'ultimo castello aspetta la calma e corri sulla spiaggia cerca fra le alghe sparpagliate dalle correnti sulla riva il tuo tesoro o nel cielo...
Oh, i miei sogni! Erano come fiori finti che nascondevo sotto l'erba del mio giardino già fradicia di pioggia e li dimenticavo. Erano così pochi i fiori veri e non li distinguevo, li confondevo sempre con i sogni.
Ora che il tempo avanza inesorabile come la macchina che trebbia il grano e sferraglia senza pietà, no, io non potrò sognare!
Raccoglierò i miei sogni come fiori di carta sgualciti e impolverati e li chiuderò nel cassetto più nascosto. Butterò la chiave per non aprirlo.
E tu sai che ne terrò soltanto uno, dei miei sogni: questo amore. Io non vorrò sapere, non m'importa di capire se il sogno che mi resta è un fiore o un coriandolo di carta. Sarà soltanto quello che puoi darmi.
Io curerò il mio amore come un vaso di viole, lo innaffierò con l'acqua del mio pozzo; solamente il tuo sole lo farà fiorire.