Corpo felice, acqua tra le mie mani, volto amato dove contemplo il mondo, dove graziosi uccelli si riflettono in fuga, volando alla regione dove nulla si oblia.
La forma che ti veste, di diamante o rubino, brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia, cratere che mi attrae con l'intima sua musica, con la chiamata indecifrabile dei denti.
Muoio perché m'avvento, perché voglio morire o vivere nel fuoco, perché quest'aria che spira non mi appartiene, è l'alito rovente che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.
Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore, mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto, che guardi nel remoto clamore del tuo grembo dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.
Voglio amore o la morte, o morire del tutto, voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente che bagnando frenata estreme membra belle sente così i mirabili confini dell'esistere.
Sentiero di notte con la faccia riempita di botte e la vita ferita nella caccia fantasmi raggiungono orgasmi mi pungono insensibile cuore sentimenti d'orrore spargimenti di rosso improbabile fosso mi hai scavato in mente
solo ombre di notte mi riempiono i sogni di botte.
Guardo fuori dalla finestra piove su Milano un grigiore accomuna case, strade e persone pozzanghere calpestate dai frenetici passi di chi non può fermarsi qualcuno aspetta, impaziente alla fermata poche facce con un sorriso molti isolati dal mondo dalle loro storie dai loro pensieri che la pioggia non riesce a lavare via guardo fuori dalla finestra anch'io come loro sogno posti diversi, una vita diversa anch'io come loro seguo i miei pensieri nella pioggia aspettando un raggio di sole.
Col mio amore scontroso e umido umido di te delle tue labbra carnose di mare m'inoltro viandante d'insolite allegrie per le radici estese dei nostri fiumi neri filamenti incandescenti di aquiloni spirali acuminate contro il muro del tempo che si scioglie su di noi come il miele in un giorno di aprile e di sole.
Notte ingombra mai sazia d'estenuanti arsure notte di pensieri che s'inarcano su altre notti di granitiche assenze raramente da te scalfite quasi sempre fuse nel silenzio incolore e disossato dove io mi lascio ghermire dall'inatteso credere tutto.
Tra le rovine del nostro giardino ora brullo senza vita nè colori incenerito da una menzogna, incido una lapide al nulla, guardando le parole che stramazzano una a una sulla terra nuda. Erano le mie parole erano le tue parole ora sono solo carta sporca nella luce artificiale di false verità.
Musica, musica spirito gioviale spirito innovativo, spirito, spirito di ciò che ci circonda spirito dell'umana sonda nel mondo. Musica, musica più hai denaro più avaro sei nel mondo ormai capitalizzato e poco amato da chi inventato ha la tecnologia e come per magia con ciò si distrugge perché non sa da cosa fugge.