Le poesie criptiche sono poesie enigmatiche in cui non si riesce a capire con certezza il soggetto.
Sai!
Un ignoto ignaro non sa la differenza.
Falla tu che hai prestanza.
Per loro l'afflato di... vino
è un fiasco impagliato.
Colpa della cultura?
Impegnar la mente?
Fa paura! Meglio niente!
La cultura? Boh?
Occupare la mente!
Oddio!...
va aderente e...
al pensier di questo mostro,
si addormentano...
col pater nostro.
Lame taglienti
infliggono baci tremendi
lasciano cicatrici indelebili inconfondibili
invisibili e piene di gioie dolenti.
Noi due
e Venezia d'echi dissonanti
io guardavo te
e tu soltanto avanti.
Sotto i cipressi
vidi un'anima inquieta,
gli chiesi perché, senza parlare
abbassò la testa puntandomi il dito
mi sussurrò, guardati
io non capivo, guardati!
Guarda, sei viva,
non fare del male alla tua anima,
non chiamarla anima morta
lei vive, e tu, la uccidi ogni volta.
Nata dalle tenebre,
meravigliosa creatura
vicina al paradiso,
rosa nera silenziosa,
oscura, che acceca
fatta di brividi e scintille,
amor gentile
una lama di coltello che ti lacera la carne,
baciandoti dolcemente.
Tu divina presenza, eterna assenza
che sempre mi vegli,
dal paradiso all'inferno mi porti,
poi mi risvegli
paura e grazia, splendidamente unite
sei tu, la suprema morte,
rifugio temuto e cercato, di chi ha fallito,
e di chi ha peccato.
Ombre
ombre nel vento
ombre di morte
perché le mie mani
trasudano sangue?
"Sei figlia del demonio
mia piccola donna.
Son qui per salvarti
con me sei al sicuro"
Fiocchi, a neve
- nel cuore
fiocca, la neve diventa
fuoco.
Muti frammenti, a nuvola
- nel cielo.
I silenzi si sentono
già alti.
Lo spirito può mutare
le anime delle cose,
se sono "vive"
come i non muti:
battiti taciti, il vento,
la saggezza di tacere.
Fiocca, la neve diventa fuoco...
Così muta, ciò che non è muto,
si mantiene l'intensità.
Gli altri
navigli
immortali nel cielo,
lenti cadono
persi sulla terra.
E di cenere imbrunisci
la sua metà
senza tinta
senza età.
Non smarrirti
in questa marcata profondità,
non confondere
l'immobilità di un quadro
in veleno muto.
Lotta,
lottiamo,
avvolgiamoci
abbeveriamoci
attorcigliamo le nostre forze.
Sprofondiamo
tocchiamo
la nostra marcata
profondità
per porre un seme.
Il mio,
il tuo,
il nostro.
Un vagito.
Un baratro
decostruito,
disperato,
della vita.
È un vuoto
di fantasia,
salto cieco e
la perdita
d'identità.
Sì siffatta
la perdita
di speranza;
con il cranio
ché aperto,
la figura
dei cari
che piangono.
Non ne resta
traccia alcuna
nei secoli
che seguono,
solo 'l corpo
divorato
da un male:
la vita.