Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)

Abbiamo perso

Abbiamo perso anche questo crepuscolo.
Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano
mentre la notte azzurra cadeva sul mondo.
Ho visto dalla mia finestra
la festa del tramonto sui monti lontani.
A volte, come una moneta
mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l'anima oppressa
da quella tristezza che tu mi conosci.
Dove eri allora?
Tra quali genti?
Dicendo quali parole?
Perché mi investirà tutto l'amore di colpo
quando mi sento triste e ti sento lontana?
È caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo
e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi.
Sempre, sempre ti allontani la sera
e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Canzone del carceriere

    Dove vai bel carceriere
    Con quella chiave macchiata di sangue
    Vado a liberare la mia amata
    Se sono ancora in tempo
    L'avevo chiusa dentro
    Teneramente crudelmente
    Nella cella del mio desiderio
    Nel più profondo del mio tormento
    Nelle menzogne dell'avvenire
    Nelle sciocchezze del giuramento
    Voglio liberarla
    Voglio che sia libera
    E anche di dimenticarmi
    E anche di lasciarmi
    E anche di tornare
    E di amarmi ancora
    O di amare un altro
    Se un giorno le va a genio
    E se resto solo
    E lei sarà andata via
    Io serberò soltanto
    Serberò tuttavia
    Nel cavo delle mani
    Fino alle ultime mie ore
    La dolcezza dei suoi seni plasmati dall'amore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Giardino autunnale

      Al giardino spettrale al lauro muto
      de le verdi ghirlande
      a la terra autunnale
      un ultimo saluto!
      A l'aride pendici
      aspre arrossate nell'estremo sole
      confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
      grida al morente sole
      che insanguina le aiole.
      S'intende una fanfara
      che straziante sale: il fiume spare
      ne le arene dorate; nel silenzio
      stanno le bianche statue a capo i ponti
      volte: e le cose già non sono più.
      E dal fondo silenzio come un coro
      tenero e grandioso
      sorge ed anela in alto al mio balcone:
      e in aroma d'alloro,
      in aroma d'alloro acre languente,
      tra le statue immortali nel tramonto
      ella m'appar, presente.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Autunno veneziano

        L'alito freddo e umido m'assale
        di Venezia autunnale.
        Adesso che l'estate,
        sudaticcia e sciroccosa,
        d'incanto se n'è andata,
        una rigida luna settembrina
        risplende, piena di funesti presagi,
        sulla città d'acque e di pietre
        che rivela il suo volto di medusa
        contagiosa e malefica.
        Morto è il silenzio dei canali fetidi,
        sotto la luna acquosa,
        in ciascuno dei quali
        par che dorma il cadavere d'Ofelia:
        tombe sparse di fiori
        marci e d'altre immondizie vegetali,
        dove passa sciacquando
        il fantasma del gondoliere.
        O notti veneziane,
        senza canto di galli,
        senza voci di fontane,
        tetre notti lagunari
        cui nessun tenero bisbiglio anima,
        case torve, gelose,
        a picco sui canali,
        dormenti senza respiro,
        io v'ho sul cuore adesso più che mai.
        Qui non i venti impetuosi e funebri
        del settembre montanino,
        non odor di vendemmia, non lavacri
        di piogge lacrimose,
        non fragore di foglie che cadono.
        Un ciuffo d'erba che ingiallisce e muore
        su un davanzale
        è tutto l'autunno veneziano.

        Così a Venezia le stagioni delirano.

        Pei suoi campi di marmo e i suoi canali
        non son che luci smarrite,
        luci che sognano la buona terra
        odorosa e fruttifera.
        Solo il naufragio invernale conviene
        a questa città che non vive,
        che non fiorisce,
        se non quale una nave in fondo al mare.
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          Scritta da: Andrew Ricooked
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Ricordatelo

          Credere a ciò che dicono o scrivono
          è
          pericoloso
          specialmente se dicono o scrivono
          cose esageratamente grandiose
          su di
          te

          e tu
          sei sciocco quanto basta per
          crederci.

          Poi saresti pronto a rompere la
          macchina fotografica quando qualcuno tenta di
          fotografarti in
          pubblico.

          O potresti ubriacarti
          a casa tua
          e sparare dalla finestra
          al tuo vicino
          con una 44 magnum.

          O potresti comperare un
          automobile costosissima
          per poi innervosirti
          con quelli meno ricchi
          sulle loro vecchie auto
          che frenano la tua corsa
          in
          autostrada.

          O potresti sposarti
          troppe volte
          o avere troppe
          fidanzate.

          O potresti andare in Europa
          troppo spesso
          o drogarti troppo
          spesso.

          Potresti
          maltrattare
          i camerieri.

          Respingere
          i cacciatori
          di autografi.

          Potresti perfino
          uccidere
          qualcuno.

          O
          in migliaia
          di altri modi
          potresti alla fine anche
          uccidere
          te stesso.

          Molti
          lo fanno.
          Composta domenica 3 gennaio 2010
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            Scritta da: Gabriella Stigliano
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            L'angelo

            Sognai un sogno! Che vorrà mai dire?
            Regina ero, e vergine,
            guardata da un buon angelo:
            pena senza perché mai non s'inganna!

            Piangevo notte e giorno le mie lacrime,
            e lui me le asciugava;
            giorno e notte piangevo
            celandogli la gioia del mio cuore.

            Così sulle sue ali volò via;
            il mattino arrossì;
            io il pianto mi asciugai,
            e i miei timori armai di scudi e lance.

            Egli presto tornò: mai mi ero armata,
            così che tornò invano;
            gioventù era passata,
            e grigie chiome stavan sul mio capo.
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