Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Poesia d'amore

Nessuno sarà a casa
solo la sera. Il solo
giorno invernale nel vano trasparente
delle tende scostate.

Di palle di neve solo, umide, bianche
la rapida sfavillante traccia.
Soltanto tetti e neve e tranne
i tetti e la neve, nessuno.

E di nuovo ricamerà la brina,
e di nuovo mi prenderanno
la tristezza di un anno trascorso
e gli affanni di un altro inverno,

e di nuovo mi tormenteranno
per una colpa non ancora pagata,
e la finestra lungo la crociera
una fame di legno serrerà.

Ma per la tenda d'un tratto
scorrerà il brivido di un'irruzione .
Il silenzio coi passi misurando
tu entrerai, come il futuro.

Apparirai presso la porta,
vestita senza fronzoli, di qualcosa di bianco,
di qualcosa proprio di quei tessuti
di cui ricamano i fiocchi.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Arte Poetica

    La musica prima di tutto
    e dunque scegli il metro dispari
    più vago e più lieve,
    niente in lui di maestoso e greve.

    Occorre inoltre che tu scelga
    le parole con qualche imprecisione:
    nulla di più amato del canto ambiguo
    dove all'esatto si unisce l'incerto.

    Son gli occhi belli dietro alle velette,
    l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
    e per un cielo d'autunno intepidito
    l'azzurro opaco delle chiare stelle!

    Perché ancora bramiamo sfumature,
    sfumatura soltanto, non colore!
    Oh! lo sfumato soltanto accompagna
    il sogno al sogno e il corno al flauto!

    Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
    il crudele Motteggio e il Riso impuro
    che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
    e tutto quest'aglio di bassa cucina!
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La differenza

      Penso e ripenso:-Che mai pensa l'oca
      gracidante alla riva del canale?
      Pare felice! Al vespero invernale
      protende il collo, giubilando roca.

      Salta starnazza si rituffa gioca:
      né certo sogna d'essere mortale
      né certo sogna il prossimo Natale
      né l'armi corruscanti della cuoca.

      -O pàpera, mia candida sorella,
      tu insegni che la Morte non esiste:
      solo si muore da che s'è pensato.

      Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
      Ché l'esser cucinato non è triste,
      triste è il pensare d'esser cucinato.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Padre, anche se

        Padre, se anche tu non fossi il mio
        padre,
        per te stesso, egualmente t'amerei.
        Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
        che la prima viola sull'opposto
        muro scopristi dalla tua finestra
        e ce ne desti la novella allegro.
        E subito la scala tolta in spalla
        di casa uscisti e l'appoggiavi al muro.
        Noi piccoli dai vetri si guardava.

        E di quell'altra volta mi ricordo
        che la sorella, bambinetta ancora,
        per la casa inseguivi minacciando.
        Ma raggiuntala che strillava forte
        dalla paura, ti mancava il cuore:
        t'eri visto rincorrere la tua
        piccola figlia e, tutta spaventata,
        tu vacillando l'attiravi al petto
        e con carezze la ricoveravi
        tra le tue braccia come per difenderla
        da quel cattivo ch'eri tu di prima.

        Padre, se anche tu non fossi il mio
        padre...
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Francesca Fontana
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono

          Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
          di quei sospiri ond'io nudriva 'l core
          in sul mio primo giovenile errore
          quand'era in parte altr'uom da quel ch'ì sono,

          del vario stile in ch'io piango et ragiono
          fra le vane speranze e 'l van dolore,
          ove sia chi per prova intenda amore,
          spero trovar pietà, nonché perdono.

          Ma ben veggio or sì come al popol tutto
          favola fui gran tempo, onde sovente
          di me mesdesmo meco mi vergogno;

          et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
          e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
          che quanto piace al mondo è breve sogno.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Madre diletta, mia sognata e vera
            verità, mia splendente meraviglia,
            madre diffusa come l'ape e il miele
            madre sostanza, tienimi nascosta
            dentro il tuo manto sì che io non veda
            sotterfugi ed inganni, in te io pura
            ridivento, siccome una bambina.
            Madre t'ho vista un giorno mentre prona
            sul pavimento t'invocavo piano
            eri bella e possente e mi guardavi
            con infinita eterna tenerezza
            a che più dirti, io non ho parole
            ma tu hai l'incanto delle cose buone,
            tu hai le parole che non hanno voce
            e che pure traversano le mura
            d'ogni esultanza, o madre che fanciullo
            tenesti il Cristo, guarda alle mie braccia
            che sono vuote e colmale di fiori
            o di spine o di luce o di tormento
            come ti piaccia e rendimi felice.
            Vota la poesia: Commenta