Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

La Befana

Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati

a metter la scarpetta
che invita la Vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.

Ognun, chiudendo gli occhi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino

alla grande vetrata,
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.

Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.

Che visione incantata
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi

degli angeli festanti
nè lor candidi ammanti.
Bambini! Gioia e vita
son la vision sentita

nel loro piccolo cuore
ignaro del dolore.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Hymnus ad nocturnum

    Ho la calma di un morto:
    guardo il letto che attende
    le mie membra e lo specchio
    che mi riflette assorto.

    Non so vincere il gelo
    dell'angoscia, piangendo,
    come un tempo, nel cuore
    della terra e del cielo.

    Non so fingermi calme
    o indifferenze o altre
    giovanili prodezze,
    serti di mirto o palme.

    O immoto Dio che odio
    fa che emani ancora
    vita dalla mia vita
    non m'importa più il modo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Ottobre

      Un tempo, era d'estate,
      era a quel fuoco, a quegli ardori,
      che si destava la mia fantasia.
      Inclino adesso all'autunno
      dal colore che inebria,
      amo la stanca stagione
      che ha già vendemmiato.
      Niente più mi somiglia,
      nulla più mi consola,
      di quest'aria che odora
      di mosto e di vino,
      di questo vecchio sole ottobrino
      che splende sulla vigne saccheggiate.

      Sole d'autunno inatteso,
      che splendi come in un di là,
      con tenera perdizione
      e vagabonda felicità,
      tu ci trovi fiaccati,
      vòlti al peggio e la morte nell'anima.
      Ecco perché ci piaci,
      vago sole superstite
      che non sai dirci addio,
      tornando ogni mattina
      come un nuovo miracolo,
      tanto più bello quanto più t'inoltri
      e sei lì per spirare.
      E di queste incredibili giornate
      vai componendo la tua stagione
      ch'è tutta una dolcissima agonia.
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        Scritta da: Eclissi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Elegia del silenzio

        Silenzio, dove porti
        il tuo vetro appannato
        di sorrisi, di parole
        e di pianti dell'albero?
        Come pulisci, silenzio,
        la rugiada del canto
        e le macchie sonore
        che i mari lontani
        lasciano sul bianco
        sereno del tuo velo?
        Chi chiude le tue ferite
        quando sopra i campi
        qualche vecchia noria
        pianta il suo lento dardo
        sul tuo vetro immenso?

        Dove vai se al tramonto
        ti feriscono le campane
        e spezzano il tuo riposo
        gli sciami delle strofe
        e il gran rumore dorato
        che cade sopra i monti
        azzurri singhiozzando?

        L'aria dell'inverno
        spezza il tuo azzurro
        e taglia le tue foreste
        il lamento muto
        di qualche fonte fredda.

        Dove posi le mani,
        la spina del riso
        o il bruciante fendente
        della passione trovi.

        Se vai agli astri
        il solenne concerto
        degli uccelli azzurri
        rompe il grande equilibrio
        del tuo segreto pensiero.

        Fuggendo il suono
        sei anche tu suono,
        spettro d'armonia,
        fumo di grido e di canto.
        Vieni a dirci
        la parola infinita
        nelle notti oscure
        senza alito, senza labbra.

        Trafitto da stelle
        e maturo di musica,
        dove porti, silenzio,
        il tuo dolore extraumano,
        dolor di esser prigioniero
        nella ragnatela melodica,
        cieco per sempre
        il tuo sacro fonte?
        Oggi le tue onde trascinano
        con torbidi pensieri
        la cenere sonora
        e il dolore del passato.
        Gli echi dei gridi
        che svanirono per sempre.
        Il tuono remoto
        del mare, mummificato.

        Se Geova dorme
        sali al trono splendente,
        spezzagli in fronte
        una stella spenta
        e lascia davvero
        la musica eterna,
        l'armonia sonora
        di luce, e intanto
        torna alla tua fonte,
        dove nella notte eterna,
        prima di Dio e del tempo
        sgorgavi in pace.
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          Scritta da: Rea
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Ode al giorno felice

          Questa volta lasciate che sia felice,
          non è successo nulla a nessuno,
          non sono da nessuna parte,
          succede solo che sono felice
          fino all'ultimo profondo angolino del cuore.

          Camminando, dormendo o scrivendo,
          che posso farci, sono felice.
          sono più sterminato dell'erba nelle praterie,
          sento la pelle come un albero raggrinzito,
          e l'acqua sotto, gli uccelli in cima,
          il mare come un anello intorno alla mia vita,
          fatta di pane e pietra la terra
          l'aria canta come una chitarra.

          Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
          tu canti e sei canto,
          Il mondo è oggi la mia anima
          canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
          lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
          essere felice,
          essere felice perché si,
          perché respiro e perché respiri,
          essere felice perché tocco il tuo ginocchio
          ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
          e la sua freschezza.
          Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
          con o senza tutti, essere felice con l'erba
          e la sabbia essere felice con l'aria e la terra,
          essere felice con te, con la tua bocca,
          essere felice.
          Composta lunedì 6 settembre 2010
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            Scritta da: Jocondola
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Fiaccata dai tuoi lunghi sguardi,
            io stessa ho appreso a far soffrire.
            Creata da una tua costola,
            come posso non amarti?

            Esserti tenera sorella
            è il legato di un fato antico,
            ed io sono diventata l'astuta, avida,
            dolcissima tua schiava.

            Ma quando, mite, mi abbandono
            sul tuo petto più bianco della neve,
            come esulta e si fa saggio il tuo cuore,
            sole della mia patria!
            Composta martedì 30 novembre 1920
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              Scritta da: Gabriella Stigliano
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Il mio canto ha deposto ogni artificio.
              Non sfoggia splendide vesti
              né ornamenti fastosi:
              non farebbero che separarci
              l'uno dall'altro, e il loro clamore
              coprirebbe quello che sussurri.

              La mia vanità di poeta
              alla tua vista muore di vergogna.
              O sommo poeta,
              mi sono seduto ai tuoi piedi.
              Voglio rendere semplice e schietta
              tutta la mia vita,
              come un flauto di canna
              che tu possa riempire di musica.
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                Scritta da: Gabriella Stigliano
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Agglutinati all'oggi
                I giorni del passato
                E gli altri che verranno,

                Per anni e lungo secoli
                Ogni mattino sorpresa
                Nel sapere che ancora siamo in vita,
                Che scorre sempre come sempre il vivere,
                Dono e pena inattesi
                Nel turbinio continuo
                Dei vani mutamenti.

                Tale per nostra sorte
                Il viaggio che proseguo,
                In un battibaleno
                Esumando, inventando
                Da capo a fondo il tempo,
                Profugo come gli altri
                Che furono, che sono, che saranno.
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