Poesie d'Autore migliori


Scritta da: asterisco
in Poesie (Poesie d'Autore)

É bello, amore, sentirti vicino a me

É bello, amore, sentirti vicino a me nella notte,
invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna,
mentr'io districo le mie preoccupazioni
come fossero reti confuse.

Assente il tuo cuore naviga pei sogni,
ma il tuo corpo così abbandonato respira
cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno
come una pianta che si duplica nell'ombra.

Eretta, sarai un'altra che vivrà domani,
ma delle frontiere perdute nella notte,
di quest'essere e non essere in cui ci troviamo

qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita
come se il sigillo dell'ombra indicasse
col fuoco le sue segrete creature.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Costance Hately

    Tu lodi il mio sacrificio, Spoon River,
    perché allevai Irene e Mary,
    orfane di mia sorella!
    E biasimi Irene e Mary
    perché mi disprezzarono!
    Ma non lodare il mio sacrificio,
    e non censurare il loro disprezzo;
    io le allevai, ebbi cura di loro, è vero! —
    ma avvelenai questi benefici
    col costante rinfaccio della loro dipendenza.
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      Scritta da: Elisa Iacobellis
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Mediterraneo

      Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale
      siccome i ciottoli che tu volvi,
      mangiati dalla salsedine;
      scheggia fuori dal tempo, testimone
      di una volontà fredda che non passa.
      Altro fui: uomo intento che riguarda
      in sé, in altrui, il bollore
      della vita fugace uomo che tarda
      all'atto, che nessuno, poi, distrugge.
      Volli cercare il male
      che tarla il mondo, la piccola stortura
      d'una leva che arresta
      l'ordegno universale; e tutti vidi
      gli eventi del minuto
      come pronti a disgiungersi in un crollo.
      Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi
      l'opposto in cuore, col suo invito; e forse
      m'occorreva il coltello che recide,
      la mente che decide e si determina.
      Altri libri occorrevano
      a me, non la tua pagina rombante.
      Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli
      ancora i groppi interni col tuo canto.
      Il tuo delirio sale agli astri ormai.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Il cuore del cipresso

        O cipresso, che solo e nero stacchi
        dal vitreo cielo, sopra lo sterpeto
        irto di cardi e stridulo di biacchi:

        in te sovente, al tempo delle more,
        odono i bimbi un pispillìo secreto,
        come d'un nido che ti sogni in cuore.

        L'ultima cova. Tu canti sommesso
        mentre s'allunga l'ombra taciturna
        nel tristo campo: quasi, ermo cipresso,
        ella ricerchi tra què bronchi un'urna.

        Più brevi i giorni,
        e l'ombra ogni dì meno
        s'indugia e cerca, irrequieta, al sole;
        e il sole è freddo e pallido il sereno.

        L'ombra, ogni sera prima, entra nell'ombra:
        nell'ombra ove le stelle errano sole.
        E il rovo arrossa e con le spine ingombra

        tutti i sentieri, e cadono già roggie
        le foglie intorno (indifferente oscilla
        l'ermo cipresso), e già le prime pioggie
        fischiano, ed il libeccio ulula e squilla.

        E il tuo nido? Il tuo nido?... Ulula forte
        il vento e t'urta e ti percuote a lungo:
        tu sorgi, e resti; simile alla Morte.

        E il tuo cuore? Il tuo cuore?... Orrida trebbia
        l'acqua i miei vetri, e là ti vedo lungo,
        di nebbia nera tra la grigia nebbia.

        E il tuo sogno? La terra ecco scompare:
        la neve, muta a guisa del pensiero,
        cade. Tra il bianco e tacito franare
        tu stai, gigante immobilmente nero.
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          Scritta da: Cheope
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Teatro degli Artigianelli

          Falce martello e la stella d'Italia
          ornano nuovi la sala. Ma quanto
          dolore per quel segno su quel muro!

          Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
          Saluta al pugno; dice sue parole
          perché le donne ridano e i fanciulli
          che affollano la povera platea.
          Dice, timido ancora, dell'idea
          che gli animi affratella; chiude: "E adesso
          faccio come i tedeschi: mi ritiro".
          Tra un atto e l'altro, alla Cantina, in giro
          rosseggia parco ai bicchieri l'amico
          dell'uomo, cui rimargina ferite,
          gli chiude solchi dolorosi; alcuno
          venuto qui da spaventosi esigli,
          si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

          Questo è il Teatro degli Artigianelli,
          quale lo vide il poeta nel mille
          novecentoquarantaquattro, un giorno
          di Settembre, che a tratti
          rombava ancora il canone, e Firenze
          taceva, assorta nelle sue rovine.
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            Scritta da: Daduncolo
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Erano i capei d'oro a l'aura sparsi

            Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
            che'n mille dolci nodi gli avolgea,
            e'l vago lume oltra misura ardea
            di quei begli occhi, ch'or ne son si scarsi;

            e il viso di pietosi color'farsi,
            non so se vero o falso, mi parea:
            i'che l'esca amorosa al petto avea,
            qual meraviglia se di subito arsi?

            Non era l'andar suo cosa mortale,
            ma d'angelica forma, e le parole
            sonavan altro, che pur voce umana.

            Uno spirito celeste, un viso sole
            fu quel ch'i'vidi; e se non fosse or tale,
            piaga per allentar d'arco non sana.
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              Scritta da: fa
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              La volpe e il sipario

              La mia poesia è alacre come il fuoco
              trascorre tre le mie dita come un rosario.
              Non prego perché sono un poeta della sventura che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
              sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
              sono il poeta che canta e non trova parole,
              sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
              sono la ninnananna che fa piangere i figli,
              sono la vanagloria che si lascia cadere,
              il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Saluto ai supersonici

                Oggi più veloci del suono,
                dopodomani della luce,
                muteremo il suono in tartaruga
                e la luce in lepre.

                Di antica parabola
                onorati animali,
                nobile coppia in gara
                da sempre.

                Correvate, correvano
                per questa bassa terra,
                provate a galleggiare
                in alto nel cielo.

                Via libera. Non vi saremo
                d'intralcio nella corsa:
                per inseguire noi stessi
                primi ci alzeremo in volo.
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