Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

I due leader

Cacciari: il fascismo è lontano
Occhetto: il fascismo è vicino
Cacciari: ma dove lo vedi?
Occhetto: là, sul falsopiano
Cacciari: ma è solo un puntino
Occhetto: ma è enorme, sciocchino
Cacciari: è una nuvola bassa
Occhetto: è una squadraccia
Scusate se interrompo la conversazione
disse il capo del plotone d'esecuzione.
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    Scritta da: Andrew Ricooked
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ahi ahi ahi

    Il tizio gestisce una libreria
    ci vado e autografo i miei libri per
    lui
    e lui mi impone sempre qualche libro
    qualcosa del genere declino-e-vita
    difficile
    ma questi libri sono scritti da
    opinionisti
    di giornali
    professori, nati-nella-bambagia,
    ecc.
    E questi hanno visto tanta vita reale
    da bassifondi
    quanto un parroco di campagna;
    le loro vite
    sono state tanto avventurose quanto
    una spolverata allo scaffale della
    libreria
    e nessuno di loro ha mai saltato un
    pasto.
    Questi libri sono ben scritti,
    a volte brillanti
    un filo
    arditi
    ma c'è una sensazione dominante
    di agiatezza
    nella scrittura e nella
    vita.
    I libri mi cadono dalle
    mani.
    Questo tizio della libreria deve
    cominciare a pensare a
    qualche altro tipo di
    compenso
    per me
    che gli autografo i miei libri
    perché leggere queste cagate
    deliziosamente
    stampate
    non fa che ricordarmi
    ancora una volta
    che sto gareggiando solo
    contro
    me stesso.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane

      Mi sento come una scatola di sardine, disse lei.
      Mi sento come un cerotto, dissi io.
      Mi sento come un panino al tonno, disse lei.
      Mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.
      Mi sento come se stesse per piovere, disse lei.
      Mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.
      Mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.
      Mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.
      Mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.
      Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.

      Non me la sento di lavorare, dissi.

      Mi sento che di me non te me ne importa, disse lei.
      Mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.
      Mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fìn troppo, disse lei.
      Mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.
      Mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.
      Mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.
      Mi sento una gran voglia di bere, disse lei.
      Mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.
      Mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.
      Mi sento che hai ragione, dissi io.
      Mi sento di mollare tutto, disse lei.
      Mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.
      Anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.
      Mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.
      Mi sento che tu non mi ami, disse lei.
      Mi sento che ti amo, dissi io.
      Mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.
      Anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.
      Mi sento che adesso ti amo, disse lei.
      Mi sento che ti amo più di te, dissi io.
      Mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.
      Mi sento che non la smetterei più, dissi io.
      Mi sento che ne saresti capace, disse lei.
      Mi sento, dissi io.
      Mi sento, disse lei.
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        Scritta da: Violina Sirola
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        L'aspirante

        Prima di tutto ce li hai i requisiti?
        Ce l'hai
        un occhio di vetro, denti finti o una gruccia,
        un tirante o un uncino,
        seni di gomma, inguine di gomma,

        rattoppi a qualcosa che manca? Ah
        no? E allora che mai possiamo darti?
        Smetti di piangere.
        Apri la mano.
        Vuota? Vuota. Ma ecco una mano

        che la riempie, disposta
        a porgere tazze di tè e sgominare emicranie,
        e a fare ogni cosa che gli dirai.
        La vorresti sposare?
        È garantita,

        ti tapperà gli occhi alla fine della vita
        e del dolore.
        Con quel sale ci rinnoviamo le scorte.
        Vedo che sei nuda come un verme.
        Che te ne pare di questo vestito-

        Un po' rigido e nero, ma niente male.
        Lo vorresti sposare?
        È impermeabile, infrantumabile, abile
        contro il fuoco e imbombardabile.
        Credi a me, ti ci farai sotterrare.

        E adesso, scusa, hai vuota la testa.
        Ho la cosa che fa per te.
        Su, su, carina, esci fuori dal guscio.
        Ecco ti piace questa?
        Nuda per cominciare come una pagina bianca

        ma in venticinqu'anni d'argento,
        d'oro in cinquanta, potrà diventare.
        Una bambola viva, sotto ogni aspetto.
        Sa cucire, sa cucinare,
        sa parlare, parlare, parlare.

        E funziona, non ha una magagna.
        Qua c'è un buco, che è una manna.
        Qua un occhio, una vera visione.
        Ragazzo mio, è l'ultima occasione.
        La vorresti sposare, sposare, sposare?
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          Scritta da: Gabriella Stigliano
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il giardino d'amore

          Nel giardino d'amore un giorno entrai,
          e vidi cosa mai veduta prima:
          una cappella eretta proprio al centro
          del prato ove ero solito giocare.

          Essa aveva cancelli ben sprangati,
          "tu non devi", era scritto sulla soglia;
          io al giardino d'amore mi rivolsi,
          che tanti fiori aveva generato;

          io lo vidi di tombe tutto ingombro,
          ed al posto dei fiori v'eran lapidi;
          e preti neri intorno, ad imbrogliare
          tra spini i miei piaceri e desideri.
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            Scritta da: Gabriella Stigliano
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Imitazione della gioia

            Dove gli alberi ancora
            abbandonata più fanno la sera,
            come indolente
            è svanito l'ultimo tuo passo
            che appare appena il fiore
            sui tigli e insiste alla sua sorte.

            Una ragione cerchi agli affetti,
            provi il silenzio nella tua vita.

            Altra ventura a me rivela
            il tempo specchiato. Addolora
            come la morte, bellezza ormai
            in altri volti fulminea.
            Perduto ho ogni cosa innocente,
            anche in questa voce, superstite
            a imitare la gioia.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Vieni a rapirmi e dentro questo ardente
              panorama di sogno a rinverdirmi.
              Vieni allo spazio della vita mia,
              cambiamento di tempo: se sei uomo
              devi divaricare la mia mente,
              ma se sei donna non avrai salute
              né fame né ricordo maledetto.

              Rammento solo che son fatta eguale
              al tuo fango e resisto al tuo costato;
              chiamami nume e poi chiamami Athena
              ma soprattutto chiamami tua donna,
              o fiore di domanda doloroso.
              Composta martedì 3 maggio 2016
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                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La cipolla

                La cipolla è un'altra cosa.
                Interiora non ne ha.
                Completamente cipolla
                Fino alla cipollità.
                Cipolluta di fuori,
                cipollosa fino al cuore,
                potrebbe guardarsi dentro
                senza provare timore.
                In noi ignoto e selve
                di pelle appena coperti,
                interni d'inferno,
                violenta anatomia,
                ma nella cipolla - cipolla,
                non visceri ritorti.
                Lei più e più volte nuda,
                fin nel fondo e così via.
                Coerente è la cipolla,
                riuscita è la cipolla.
                Nell'una ecco sta l'altra,
                nella maggiore la minore,
                nella seguente la successiva,
                cioè la terza e la quarta.
                Una centripeta fuga.
                Un'eco in coro composta.
                La cipolla, d'accordo:
                il più bel ventre del mondo.
                A propria lode di aureole
                da sé si avvolge in tondo.
                In noi - grasso, nervi, vene,
                muchi e secrezione.
                E a noi resta negata
                l'idiozia della perfezione.
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                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Arte poetica

                  Tra ombre e spazio, tra guarnigioni e donzelle,
                  dotato di cuor singolare e di sogni funesti,
                  precipitosamente pallido, appassito in fronte,
                  e con lutto di vedovo furioso per ogni giorno della mia vita,
                  ahi, per ogni acqua invisibile che bevo sonnolento
                  e per ogni suono che accolgo tremando,
                  ho la stessa sete assente, la stessa febbre fredda,
                  un udito che nasce, un'angustia indiretta,
                  come se arrivassero ladri o fantasmi,
                  e in un guscio di estensione fissa e profonda,
                  come un cameriere umiliato, come una campana un po' roca,
                  come uno specchio vecchio, come un odor di casa sola
                  in cui gli ospiti entrano di notte perdutamente ebbri,
                  e c'è un odore di biancheria gettata al suolo, e un'assenza di fiori
                  - forse un altro modo ancor meno malinconico -,
                  ma, la verità d'improvviso, il vento che sferza il mio petto,
                  le notti di sostanza infinita cadute nella mia camera,
                  il rumore di un giorno che arde con sacrificio
                  sollecitano ciò che di profetico è in me, con malinconia,
                  e c'è un colpo di oggetti che chiamano senza risposta
                  e un movimento senza tregua, e un nome confuso.
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