Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)
Vive e muore molte volte l'uomo,
fra le sue due eternità,
della stirpe l'una, dell'anima l'altra,
ben lo sapeva l'antica Irlanda.
Sia che nel suo letto muoia,
o che lo atterri un colpo di fucile,
il peggio che ha da temere
è una breve dipartita da quei cari.
Benché la fatica dei becchini
sia lunga, affilati sono i loro badili,
forti i loro muscoli nell'opera.
Non fanno che ricacciar i loro morti
nella mente umana ancora.
Vota la poesia: Commenta
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Ricordo com'eri l'autunno scorso.
    Eri il basco grigio e il cuore quieto.
    Nei tuoi occhi lottavano i bagliori del crepuscolo.
    E le foglie cadevano sull'acqua della tua anima.

    Aggrappata alle mie braccia come un rampicante,
    le foglie raccoglievano la tua voce lenta e calma.
    Falò di stupore in cui la mia sete bruciava.
    Dolce giacinto azzurro curvato sulla mia anima.

    Sento vagare il tuo sguardo e l'autunno è lontano:
    basco grigio, voce d'uccello e cuore famigliare
    dove migravano i miei desideri profondi
    e cadevano i miei baci allegri come braci.

    Cielo dalla nave. Campo dai colli.
    Il tuo ricordo è di luce, di fumo e di stagno quieto!
    Oltre i tuoi occhi ardevano i tramonti.
    Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Pietra di sole (frammenti)

      un salice di cristallo, un pioppo d'acqua,
      un alto getto che il vento inarca,
      un albero ben piantato ma danzante,
      un camminar di fiume che si curva,
      avanza, retrocede, fa un giro
      e sempre arriva:
      un camminar tranquillo
      di stella o primavera senza fretta,
      acqua che con le palpebre chiuse
      emette tutta notte profezie,
      unanime presenza in ondata,
      onda su onda fino a coprir tutto,
      verde sovranità senza tramonto
      come l'abbacinante effetto delle ali
      quando s'aprono nel mezzo del cielo, (... )
      vado per il tuo corpo come per il mondo,
      il tuo ventre è una spiaggia soleggiata,
      i tuoi seni due chiese dove il sangue
      celebra i suoi misteri paralleli,
      i miei sguardi ti coprono come edera,
      sei una città che il mare assedia,
      una muraglia che la luce divide
      in due metà color di pesca,
      un luogo di sale, roccia e uccelli
      sotto la legge del meriggio assorto,

      vestita del colore dei miei desideri
      vai nuda come il mio pensiero,
      vado pei tuoi occhi come per l'acqua,
      le tigri bevono sogno nei tuoi occhi,
      il colibrí si brucia in quelle fiamme,
      vado per la tua fronte come per la luna,
      come la nube per il tuo pensiero,
      vado per il tuo ventre come pei tuoi sogni,
      la tua gonna di mais ondeggia e canta,

      la tua gonna di cristallo, la tua gonna d'acqua,
      le tue labbra, i capelli, i tuoi sguardi,
      tutta la notte piovi, tutto il giorno
      apri il mio petto con le tue dita d'acqua,
      chiudi i miei occhi con la tua bocca d'acqua,
      sulle mie ossa piovi, nel mio petto
      affonda radici d'acqua un albero liquido,

      vado per la tua strada come per un fuime,
      vado per il tuo corpo come per un bosco,
      come per un sentiero nel monte
      che in un brusco abisso finisce,
      vado pei tuoi pensieri assottigliati
      e all'uscita dalla tua bianca fronte
      la mia ombra abbattuta si strazia,
      raccolgo i miei frammenti uno a uno
      e proseguo senza corpo, cerco tentoni, (... )

      —la vita, quando fu davvero nostra?
      quando siamo davvero ciò che siamo?
      ben guardato non siamo, mai siamo
      da soli se non vertigine e vuoto,
      smorfie nello specchio, orrore e vomito,
      mai la vita è nostra, è degli altri,
      la vita non è di nessuno, tutti siamo
      la vita —pane di sole per gli altri,
      tutti gli altri che siam noi—,
      son altro quando sono, i miei atti
      son piú miei se sono anche di tutti

      perché io possa essere devo esser altro,
      uscire da me, cercarmi tra gli altri,
      gli altri che non sono s'io non esisto,
      gli altri che mi dan piena esistenza,
      non sono, non v'è io, siam sempre noi,
      la vita è un'altra, sempre là, piú lungi,
      fuori di te, di me, sempre orizzonte,
      vita che ci svive e ci fa estranei
      che ci inventa un volto e lo sciupa,
      fame d'essere, oh morte, pane di tutti.
      Vota la poesia: Commenta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Venere Anadiomene

        Come da un verde feretro di latta, una testa
        Dai bruni capelli esageratamente impomatati
        Da una vecchia tinozza emerge, lenta e ottusa,
        Con qualche deficienza piuttosto malmessa;

        e il collo grasso e grigio, le scapole larghe
        Sporgenti; il dorso corto che rientra ed esce;
        e i fianchi tondi che sembrano spiccar il volo;
        Il grasso sotto la pelle appare in piatte falde;

        La schiena è un po' rossa; e tutto ha un odore
        Stranamente orrendo; si notano soprattutto
        Cose singolari da osservare con la lente...

        Le reni hanno incise due parole: Clara Venus;
        e tutto questo corpo si muove e porge l'ampia groppa
        Schifosamente bella per un'ulcera all'ano.
        Composta martedì 13 ottobre 2009
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          E ancora a te io prego con le braccia
          tese al tuo sangue. In me l'antica data
          della dimestichezza della donna
          vive ancora terribile. Se schiava
          mi facessi di un sordo desiderio
          ti amerei rassegnata;
          se penetrassi nell'anima pura
          che ho sortita nascendo
          ti amerei d'un amore disperato.
          Ma se tu contemplassi nel mio viso
          tutta la rotazione di un pensiero
          anche senza comprenderlo, io forse
          impazzirei di tesa meraviglia
          a riguardare l'occhio del mio sposo.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Lasciando alcuni amici di prima mattina

            D'oro una penna datemi, e lasciate
            che in limpidi e lontane regioni
            sopra mucchi di fiori io mi distenda;
            portatemi più bianca di una stella
            o di una mano d'angelo inneggiante
            quando fra corde argentee la vedi
            di arpe celesti, un'asse per scrittoio;
            e lasciate lì accanto correr molti
            carri color di perla, vesti rosa,
            e chiome a onda, e vasi di diamante,
            e ali intraviste, e sguardi penetranti.
            Lasciate intanto che la musica erri
            ai miei orecchi d'intorno; e come quella
            ogni cadenza deliziosa tocca,
            lasciate che io scriva un verso pieno
            di molte meraviglie delle sfere,
            splendido al suono: con che altezze in gara
            il mio spirito venne! Nè contento
            è di restare così presto solo.
            Vota la poesia: Commenta