Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Sotto la pioggia camminava la primavera

Sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
quel che si attende verrà in un'ora inattesa
verrà tutto da solo
senza condurre con sè
coloro che già partirono
suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia
salirai le scale senza di me
un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone
sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
sorridi a una tristezza che fuma lontano
la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Arsenio

    I turbini sollevano la polvere
    sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
    deserti, ove i cavalli incappucciati
    annusano la terra, fermi innanzi
    ai vetri luccicanti degli alberghi.
    Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
    in questo giorno
    or piovorno ora acceso, in cui par scatti
    a sconvolgerne l'ore
    uguali, strette in trama, un ritornello
    di castagnette.
    È il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
    Discendi all'orizzonte che sovrasta
    una tromba di piombo, alta sui gorghi,
    più d'essi vagabonda: salso nembo
    vorticante, soffiato dal ribelle
    elemento alle nubi; fa che il passo
    su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
    il viluppo dell'alghe: quell'istante
    è forse, molto atteso, che ti scampi
    dal finire il tuo viaggio, anello d'una
    catena, immoto andare, oh troppo noto
    delirio, Arsenio, d'immobilità...
    Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
    dei violini, spento quando rotola
    il tuono con un fremer di lamiera
    percossa; la tempesta è dolce quando
    sgorga bianca la stella di Canicola
    nel cielo azzurro e lunge par la sera
    ch'è prossima: se il fulmine la incide
    dirama come un albero prezioso
    entro la luce che s'arrosa: e il timpano
    degli tzigani è il rombo silenzioso
    Discendi in mezzo al buio che precipita
    e muta il mezzogiorno in una notte
    di globi accesi, dondolanti a riva, -
    e fuori, dove un'ombra sola tiene
    mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
    l'acetilene -
    finché goccia trepido
    il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
    tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
    le tende molli, un fruscio immenso rade
    la terra, giù s'afflosciano stridendo
    le lanterne di carta sulle strade.
    Così sperso tra i vimini e le stuoie
    grondanti, giunco tu che le radici
    con sé trascina, viscide, non mai
    svelte, tremi di vita e ti protendi
    a un vuoto risonante di lamenti
    soffocati, la tesa ti ringhiotte
    dell'onda antica che ti volge; e ancora
    tutto che ti riprende, strada portico
    mura specchi ti figge in una sola
    ghiacciata moltitudine di morti,
    e se un gesto ti sfiora, una parola
    ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
    nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
    vita strozzata per te sorta, e il vento
    la porta con la cenere degli astri.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      La sabbia del tempo

      Come scorrea la calda sabbia lieve
      Per entro il cavo della mano in ozio,
      Il cor sentì che il giorno era più breve.

      E un'ansia repentina il cor m'assalse
      5 Per l'appressar dell'umido equinozio
      10 Che offusca l'oro delle piagge salse.

      Alla sabbia del Tempo urna la mano
      Era, clessidra il cor mio palpitante,
      L'ombra crescente d'ogni stelo vano
      Quasi ombra d'ago in tacito quadrante.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Elisabetta
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Poesia

        Nuda è la terra, e l'anima
        ulula contro il pallido orizzonte
        come lupa famelica. Che cerchi,
        poeta, nel tramonto?

        Amaro camminare, perché pesa
        il cammino sul cuore. Il vento freddo,

        e la notte che giunge, e l'amarezza
        della distanza... Sul cammino bianco,
        alberi che nereggiano stecchiti;

        sopra i monti lontani sangue ed oro...
        Morto è il sole... Che cerchi,
        poeta, nel tramonto?
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: mor-joy
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Dolore di bambino

          Mia madre gemette, mio padre pianse,
          nel periglioso mondo balzai,
          impotente, nudo, lamentandomi forte,
          come un fantasma nascosto in una nube.

          Lottando nelle mani di mio padre,
          agitandomi contro le bende che dovevano avvolgermi,
          legato e stanco, ritenni la cosa migliore
          il ripiegarmi sul petto di mia Madre.
          Vota la poesia: Commenta
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Se della mia voce

            Se della mia voce potessi liberarmi
            per attorcigliare la tua gola alla mia
            e solo usare quell'oceano
            formato dalle tue parole che nettare sono
            per la mia lingua di orfano di vedovo di straniero
            Se smettere potessi d'essere assente
            per trasformare la tua anima nella mia patria
            lasciandoti sentire per una volta
            l'impatto mortale del mio silenzio
            In fondo altro non sono che il ricordo della tua voce.
            Ogni volta che mi rifiuti
            finisci di partorirmi.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Jessica Piermatti
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Un giorno io ho perso una parola
              sono venuta qui per dirvelo e non perché voi abbiate risposta
              Non amo i dialoghi o le domande: mi sono accorta che cantavo in una orchestra che non aveva voci
              Ho meditato a lungo sul silenzio, al silenzio non c'è risposta.
              Io le mie poesie le ho buttate
              non avevo fogli su cui scriverle.
              Poi mi si sono avvicinati strani animali come uomini di antenate bestie da manicomio
              qualcuno mi ha aiutato a sentirmi unica, mi ha guardato.
              Pensavo che per loro non c'erano semafori, castelli e strade.
              Questo posto sgangherato come il mio cervello che ha trovato solitudini.
              Poi è venuto un santo che aveva qualcosa da dare
              un santo che non aveva le catene, non era un malfattore,
              l'unica cosa che avevo avuto in questi anni.
              L'avrei seguito
              finché un giorno non sapevo più innamorarmi.
              È venuto un santo che mi ha illuminato come una stella.
              Un santo mi ha risposto: perché non ti ami? È nata la mia indolenza.
              Non vedo più gente che mi picchia e non vedo più i manicomi.
              Sono morta nell'indolenza.
              Vota la poesia: Commenta