L'acqua frusciava, l'acqua cresceva, un pescatore stava sulla riva, tranquillo, intento solo alla sua lenza, ed era tutto freddo, anche nel cuore. E mentre siede e ascolta, si apre la corrente: dall'acqua smossa affiora una donna grondante. A lui essa cantava, a lui parlava: "Perché tu attiri con astuzia umana, con umana malizia, la mia specie su alla luce che la ucciderà? Ah, se sapessi come son felici i miei piccoli pesci là sul fondo, anche tu scenderesti, come sei, e solo là ti sentiresti sano. Non si ristora forse il dolce sole nel mare, e così anche la luna? Il loro volto, respirando l'onda, non risale più bello? Non ti alletta il cielo profondo, l'azzurro che nell'acqua trascolora? E il tuo volto stesso non ti chiama quaggiù, nell'immutabile rugiada? ". L'acqua frusciava l'acqua cresceva, e a lui lambiva il piede. Il cuore si gonfiò di nostalgia, come al saluto della sua amata. A lui essa cantava, a lui parlava, e per lui fu finita: un po' lei lo attirava, un po' lui scese, e non fu più veduto.
Bimba bruna e agile, il sole che fa la frutta, quello che rassoda il grano, quello che piega le alghe, ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua.
Un sole nero e ansioso ti si arrotola nei fili della nera capigliatura, quando stendi le braccia. Tu giochi col sole come un ruscello e lui ti lascia negli occhi due pozze oscure.
Bimba bruna e agile, nulla mi avvicina a te. Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno. Sei la delirante gioventù dell'ape, l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga.
Il mio cuore cupo ti cerca, tuttavia, e amo il tuo corpo allegro, la tua voce sciolta e sottile. Farfalla bruna dolce e definitiva come il campo dì frumento e il sole, il papavero e l'acqua.
Oh, la valle in estate dove io e il mio John lungo il profondo fiume andavamo su e giù mentre i fiori nell'erba e gli uccelli nell'aria ragionavano dolci del reciproco amore, e io sulla sua spalla dicevo: "Su, giochiamo": ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh, il venerdì ricordo, era sotto Natale, quando noi due andammo a quel ballo benefico, così liscia la pista e chiassosa l'orchestra, e Johnny così bello che ero così fiera; "Stringimi forte, Johnny, balliamo fino all'alba": ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Scorderò mai la sera nel palco al gran galà quando pioveva musica da ogni ugola stupenda? Pendevano abbaglianti le perle e i diamanti da ogni abito di seta argentata o dorata: "Oh, Johnny, mi sento in cielo" io dissi in un bisbiglio: ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh sì, ma era bello come un giardino in fiore, alto e slanciato come la grande Torre Eiffel, quando si spense il valzer sull'ampia promenade oh, quel sorriso e gli occhi mi andaron dritti al cuore; "Oh, caro Johnny, sposami, ti amerò e obbedirò": Ma lui con un cipiglio di tuono se ne andò.
Oh, questa notte, Johnny, io ti ho sognato, amore, su un braccio avevi il sole e sull'altro la luna, tutto azzurro era il mare ed era verde l'erba, ogni stella agitava un tamburello tondo; io ero in un abisso giù a diecimila miglia: ma tu con un cipiglio di tuono te ne andavi.
Già di settembre imbrunano a Venezia i crepuscoli precoci e di gramaglie vestono le pietre. Dardeggia il sole l'ultimo suo raggio sugli ori dei mosaici ed accende fuochi di paglia, effimera bellezza.
Nel più alto punto dove scienza è oblìo d'ogni sapere e certezza, mi dicono, certezza irrefutabile venuta incontro
o nel tempo appeso a un filo d'un riacquisto d'infanzia,
tra sonno e veglia, tra innocenza e colpa,
dove c'è e non c'è opera nostra voluta e scelta.
"La salute della mente è là" dice una voce con cui contendo da anni, una voce che ora è di sirena.
Si naviga tra Sardegna e Corsica. C'è un po' di mare e la barca appruata scarricchia. L'equipaggio dorme. Ma due vegliano nella mezzaluce della plancia. È passato agosto; Siamo alla rottura dei tempi. È una notte viva. Viva più di questa notte, viva tanto da serrarmi la gola è la muta confidenza di quelli che riposano si curi in mano d'altri e di questi che non lasciano la manovra e il calcolo
mentre pregano per i loro uomini in mare da un punto oscuro della costa, mentre arriva dalla parte del Rodano qualche raffica.
L'ale scura all'aria porgo né temo intoppo di cristallo o vetro, ma fendo i cieli e all'infinito mi ergo e mentre dal mio globo agli astri sorgo e per l'eterno campo oltre penètro, quel che altri lungi vede, lascio a tergo.
Sui rami indecisi andava una fanciulla ed era la vita. Sui rami indecisi. Con uno specchietto rifletteva il giorno che era lo splendore della sua fronte pura. Sui rami indecisi. Sulle tenebre andava sperduta, piangendo rugiada, prigioniera del tempo. Sui rami indecisi.
Quest'ora ha la forma di una pausa La pausa ha la tua forma Tu hai la forma di una fontana non d'acqua ma di tempo In cima allo zampillo della fonte saltano i miei pezzi: fui sono non sono ancora La mia vita non pesa Il passato si assottiglia Il futuro è un po' d'acqua nei tuoi occhi.
Spazio spazio, io voglio, tanto spazio per dolcissima muovermi ferita: voglio spazio per cantare crescere errare e saltare il fosso della divina sapienza. Spazio datemi spazio ch'io lanci un urlo inumano, quell'urlo di silenzio negli anni che ho toccato con mano.
Cos'altro mai puoi dirmi che io non sappia, vena del sol che sangue dai alla terra, sfilacciar quieto di nebbia rifratta tra l'azzurro del mare e il ciel vermiglio? Quanti tramonti affollano i ricordi, quante lingue di fuoco sulle acque, e tutti si confondono, di notte, quando, calato il sole, chiudi gli occhi.